Veronica Pitea, Presidente ACEPER: “Un disastro in 10 punti, speso solo il 6% dei fondi”
Napoli, 12 Luglio – “È stato venduto come un sogno ma ci stiamo svegliando dentro un incubo”: è il commento di Veronica Pitea, presidente di ACEPER (Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovabili), l’associazione che riunisce 10.000 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, pari a oltre 7.000 associati per una potenza installata complessiva che supera i 2 GWp, alla situazione attuale del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato a inizio 2021 dal governo Conte II e riscritto poi parzialmente dal subentrante governo Draghi, per rilanciare l’economia dopo la pandemia del Covid e permettere lo sviluppo green e digitale del Paese.
La presidente di ACEPER elenca il decalogo che definisce il “disastro PNRR”:
1. è un prestito e non un regalo;
2. bandi di 100 Pagine e FAQ da 140 (nessuno capisce, tutti interpretiamo, ma soprattutto nessuno investe);
3. la digitalizzazione serve per rendere i processi più efficienti non per rendere lo Stato indispensabile (ed è chiaro che non siamo efficienti);
4. il Piano dovrebbe produrre più impiego, ma ci basiamo solo sui Centri per l’impiego (che non riescono a far incontrare domanda e offerta);
5. “obbiettivo Green” non dovrebbe essere inquinare meno, ma esportare più green;
6. burocrazia farraginosa e lenta, non ci permette di utilizzare i fondi e rispettare le tempistiche;
7. mancano le idee, non ci sono i progetti, ma soprattutto non c’è struttura amministrativa che possa far rispettare le regole;
8. abbiamo speso solo il 6% dei fondi;
9. la piattaforma informatica “Regis” ha grossi problemi nel monitorare l’andamento dei progetti;
10. attendiamo con ansia la terza rata, ma non abbiamo ancora capito come spendere le prime due.
1. è un prestito e non un regalo;
2. bandi di 100 Pagine e FAQ da 140 (nessuno capisce, tutti interpretiamo, ma soprattutto nessuno investe);
3. la digitalizzazione serve per rendere i processi più efficienti non per rendere lo Stato indispensabile (ed è chiaro che non siamo efficienti);
4. il Piano dovrebbe produrre più impiego, ma ci basiamo solo sui Centri per l’impiego (che non riescono a far incontrare domanda e offerta);
5. “obbiettivo Green” non dovrebbe essere inquinare meno, ma esportare più green;
6. burocrazia farraginosa e lenta, non ci permette di utilizzare i fondi e rispettare le tempistiche;
7. mancano le idee, non ci sono i progetti, ma soprattutto non c’è struttura amministrativa che possa far rispettare le regole;
8. abbiamo speso solo il 6% dei fondi;
9. la piattaforma informatica “Regis” ha grossi problemi nel monitorare l’andamento dei progetti;
10. attendiamo con ansia la terza rata, ma non abbiamo ancora capito come spendere le prime due.
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