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Palma Campania, Assemblea pubblica. ISDE sezione di Napoli e Nola-Acerra: opportunità di costruire un maxi-impianto biodigestore per FORSU

Napoli, 30 Gennaio – In relazione all’oggetto i sottoscritti Presidenti ISDE Medici Ambiente Sezione di Napoli e Provincia Dr Antonio Marfella e sotto-sezione Nola-Acerra Dr Gennaro Esposito precisano quanto segue:

In qualità di tecnici competenti, terzi e indipendenti, siamo favorevoli alla costruzione di impianti di compostaggio aerobico e mai sovradimensionati (cioè mai superiori alle 20-30mila tonn/anno) che, specie nella drammatica situazione in atto di danno alla salute in alcune zone della nostra regione, siano strettamente vincolati ad alcune inelubili condizioni;

Riteniamo necessario riproporre la nostra posizione Nazionale favorevole agli impianti di compostaggio aerobico e non eccessivamente ampliati con la trasformazione in biodigestore allo scopo di garantire la produzione di compost della migliore qualità, di assicurare il recupero e riciclo di FORSU esclusivamente di Comuni in ambito di prossimità, e di consentire al Comune ospitante (in presenza di congrui ristori ambientali mai inferiori ai dieci euro/tonnellata) di potere procedere con efficacia ed in proprio al controllo quotidiano dei non più di 3 TIR giornalieri necessari allo scopo;

Siamo assolutamente contrari a qualunque intervento a posteriori di tipo chimico e/o ingegneristico teso a ridurre l’impatto “odorigeno” pericoloso per la salubrità intesa come qualità di vita dei cittadini residenti in prossimità degli impianti. Deve essere assicurato ai cittadini residenti a priori l’assoluta assenza di impatto odorigeno all’origine l’immediato fermo-impianto in presenza di impatto odorigeno, cosa che può essere assicurata solo con il controllo continuo in ingresso di materiale organico in quantità limitata e pronto ad un immediato trattamento di qualità;

Pur consapevoli che, sia nel caso del compostaggio aerobico che di quello anaerobico con biodigestore, non sono attribuibili a questi impianti significative tossicità di tipo tumorale rispetto per esempio ad impianti insalubri di classe I come gli inceneritori, siamo del tutto contrari che, soprattutto in zone drammaticamente segnate dai riconosciuti danni oncologici nella popolazione, per scorretto smaltimento dei rifiuti non solo urbani, ma soprattutto speciali e industriali prodotti in regime di evasione fiscale, si prosegua e si proponga l’insediamento di maxi impianti necessari per lo smaltimento di rifiuti non solo di prossimità, ma di area vasta;

Nella perdurante assenza totale intra regionale di impianti indispensabili per il corretto trattamento di rifiuti speciali industriali e tossici in grado facilmente di infiltrarsi e danneggiare l’indispensabile qualità del materiale organico in ingresso e nella perdurante e totale assenza di una valida tracciabilità non cartacea dei codici CER del materiale in ingresso con la obbligata conseguenza che tutti gli indispensabili e preventivi controlli restano esclusivamente a carico dei Comuni ospitanti, sia garantita al Comune la possibilità di controllo giornaliero, totale e costante, del materiale in ingresso (monitoraggio), per cui tale materiale non deve mai superare la quantità di tre TIR giornalieri (cioe’ max 75 tonn/die per un max totale annuo di 30mila tonnellate).

Tutti i necessari impianti di dimensioni superiori, ivi inclusi i biodigestori, devono obbligatoriamente, e con una consultazione preventiva regionale con gli stakeholder indicati dalla popolazione, tra i quali ci proponiamo noi tecnici competenti e indipendenti di ISDE Medici per l’Ambiente, essere collocati in zone (presenti in Regione Campania e quindi ottime per garantire il minimo del costo di smaltimento intraregionale) che posseggano precisi criteri di individuazione al di fuori del semplice criterio di prossimità o di disponibilità di sindaci magari un po’ “sprovveduti” o “imprudenti” o semplicemente “disinformati” dei rischi reali che la presenza di impianti preziosissimi, ma ad elevato rischio di infiltrazione di rifiuti anche tossici, possiedono nella perdurante assenza di tracciabilità certificata e non solo cartacea dei rifiuti. Tra i criteri risultano indispensabili: il minimo di popolazione residente circostante nel raggio di almeno 3 km, presenza di adeguata rete stradale, presenza di altri impianti che rendono la zona non utilizzabile per altre attività residenziali o civili o industriali (esempio pale eoliche), presenza di adeguata circolazione d’aria, assenza di danno oncologico riconosciuto in eccesso nella popolazione residente circostante, ecc ecc. Risulta evidente che zone come Palma Campania, Ponticelli-Barra, Giugliano in Campania, Battipaglia, sedi che i registri tumori di popolazione indicano come sedi di massimo danno oncologico nella popolazione residente (oltretutto ad elevata concentrazione di residenti per kmq), non sono certo tra le prime sedi proponibili per maxi Per tali sedi, ribadiamo, la necessità di procedere alla costruzione di impianti di compostaggio aerobico di dimensioni limitate, come indicato dal nostro “position paper” nazionale (che abbiamo consegnato al Sindaco in formato elettronico e cartaceo), atte a garantire nella massima sicurezza il migliore compostaggio di qualità con i massimi controlli possibili a carico direttamente dei Comuni ospitanti.

Sia quindi riconosciuto alla popolazione residente che si oppone alla costruzione di impianti in assenza di tutti i necessari requisiti preventivi di qualità, di controlli adeguati e di dimensioni adeguate a garantire il trattamento di prossimità, di non essere ulteriore “olocausto” di necessità altrui e di non essere affetta da alcuna “sindrome Nimby” (‘Not in my back yeard’, ‘non nel mio giardino’) ma di essere obbligata a pretendere le necessarie ed ineludibili garanzie preventive per la gravissima e perdurante assenza di controlli efficaci non cartacei e di impianti per rifiuti speciali industriali e tossici : “SENZA TRACCIABILITA’ ANCHE DELL’UMIDO NESSUN IMPIANTO E’ SICURO” (S.TR.A.U.N.S.!) come drammaticamente dimostrato dalla misera fine e dai gravissimi incendi che stanno colpendo gli impianti di tutta Italia, (come da noi ampiamente previsto e scritto e che sta determinando l’eccezionale incremento dei costi di smaltimento in tutta Italia ) e di tutti gli oltre 50 impianti di compostaggio intraregionali nel tempo in Campania proposti, costruiti e poi chiusi, incendiati, rigettati con violenza dalla popolazione o sequestrati dalla Magistratura inquirente (come non più tardi di un giorno fa ad Eboli).

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