In memoria di Paolo Rossi (1956-2020)
Napoli, 10 Dicembre – Non possiedo neanche un briciolo del talento poetico e musicale di Francesco De Gregori, ma ho voluto ispirarmi ad un suo famosissimo brano per ricordare una leggenda del calcio Italiano, Paolo Rossi, venuto a mancare nelle prime ore di quest’oggi dopo aver lottato duramente con un male incurabile.
Vorrei iniziare questa breve riflessione partendo da una frase di Pablito – come il compianto venne soprannominato a seguito della convocazione per la spedizione mondiale in Argentina del 1978 -, evidenziandone il senso d’appartenenza alla Repubblica ed il fedele attaccamento alla maglia Azzurra:
“Ricordo che quando è partito l’inno di Mameli
mi sono sentito investito di una serie di responsabilità,
prima fra tutte quella di rappresentare l’Italia intera”.
Sì, “rappresentare l’Italia intera“: così ragionava Paolo Rossi, bomber di razza e persona esemplare, sentendosi Italiano anche durante la parentesi più buia della propria carriera, segnata dalla scandalosa imputazione nell’ambito del processo per lo scandalo del calcio scommesse (fenomeno conosciuto come “Toto Nero“). La sua reazione pacata a sanzioni spropositate ed inique, inflittegli all’esito di un esame eccessivamente sommario delle circostanze di fatto, rappresenta – almeno per me – una lezione di vitale importanza: in primo luogo, mi sta aiutando a capire, giorno per giorno, che essere apprensivi non è certamente d’aiuto, specie allorquando trattasi di affrontare situazioni pressoché scabrose; inoltre – e questo è un dato da non trascurare assolutamente -, essa costituisce uno sprone ad assumersi le proprie responsabilità, tanto verso il singolo quanto nei confronti di un’intera popolazione: purtroppo ciò è sovente oggetto di dimenticanza al giorno d’oggi, finanche in seno alle Istituzioni politiche.
La pandemia, anziché sensibilizzare le menti di chi dovrebbe reggere il timone del Paese, induce la classe politica a seminare ancora più vento: la testardaggine, cari Lettori, non è certamente un bene in determinati contesti, in particolare laddove la posta in palio sia da identificarsi nella salute e nella dignità dell’essere umano.
Rappresentare l’Italia, dunque, significa chiudere occhi e bocca per un momento, riflettere sulle decisioni che s’intende assumere e porsi (almeno) un milione di volte il quesito se esse siano o meno tese ad ottenere il bene dei Concittadini: non basta, infatti, conoscere a memoria il Canto degli Italiani o possedere conoscenze giuridiche e/o economiche pari a quelle di un accademico.
A Paolo Rossi non mancava la tecnica, ma era un calciatore che giocava usando bene la testa, riflettendo prima di dare avvio ad una determinata azione: ecco perché l’Italia, data per sfavorita, riuscì ad avere la meglio sulla Seleção (prima) ed a vincere il titolo (poi).
Adotteranno lo stesso metodo anche in quel di Roma, nei palazzoni sontuosamente arredati, con manutenzione (alquanto onerosa) a spese dei contribuenti? Bah, nutro seri dubbi, francamente.
C’è solo da sperare che la lezione del maestro Pablito venga messa in pratica quanto prima: noi dobbiamo attenerci fedelmente alle regole vigenti, ma anche l’Esecutivo dovrebbe prodigarsi per rendere più sicura e meno stressante l’esistenza degli Italiani in questo momento di (doppio) dolore.
Rappresentare l’Italia significa questo, e ciascuno deve giocare bene il proprio ruolo!
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