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Nola: Il vescovo scrive ai sindaci, al personale ospedaliero e ai lavoratori del territorio diocesano

Il vescovo di Nola, Francesco Marino, scrive ai sindaci, al personale ospedaliero e ai lavoratori del territorio diocesano che, in questi giorni difficilissimi per l’intero Paese, sono in prima linea nel tentativo di contenere il diffondersi del contagio da Covid-19.

 Lettere piene di speranza e con uno sguardo rivolto al futuro: «Come Chiesa, – si legge nella lettera ai sindaci – sentiamo che il nostro compito in questo momento è soprattutto quello di essere “riserva di speranza” e punto di connessione di legami che non vanno persi o indeboliti, ma anzi rafforzati e resi più autentici. Ci avviamo a una Pasqua “senza popolo” che però, e non è un paradosso, sarà “popolare” più che in altre circostanze, perché siamo fino in fondo immersi nelle vicende della nostra gente».

 

 

Nola, 20 Marzo – Parole di gratitudine e incoraggiamento sono quelle che il vescovo di Nola, Francesco Marino, scrive ai sindaci, al personale ospedaliero e ai lavoratori del territorio diocesano che, in questi giorni difficilissimi per l’intero Paese, sono in prima linea nel tentativo di contenere il diffondersi del contagio da Covid-19.

Lettere piene di paterna vicinanza e che lasciano trasparire la sofferenza di monsignor Marino per quanto sta accadendo. «A nome di tutti i sacerdoti – si legge nella lettera ai sindaci – assicuro la piena e totale corresponsabilità nel rispetto delle norme di sicurezza e la completa disponibilità a collaborare per la tutela della salute delle persone». «Le indicazioni fornite dalle Autorità civili in materia di prevenzione del contagio sono necessarie, – aggiunge inoltre il vescovo scrivendo ai lavoratori – e ogni cittadino (a maggior ragione ogni credente!) deve ottemperare ad esse per il bene proprio e per il senso di responsabilità verso la collettività».

Lettere piene di speranza e con uno sguardo rivolto al futuro: «Come Chiesa, – si legge nella lettera ai sindaci – sentiamo che il nostro compito in questo momento è soprattutto quello di essere “riserva di speranza” e punto di connessione di legami che non vanno persi o indeboliti, ma anzi rafforzati e resi più autentici. Ci avviamo a una Pasqua “senza popolo” che però, e non è un paradosso, sarà “popolare” più che in altre circostanze, perché siamo fino in fondo immersi nelle vicende della nostra gente».

Ai responsabili dirigenziali, ai medici, ai sanitari e al personale amministrativo degli ospedali presenti sul territorio, il vescovo si rivolge «con pudore, e senza voler sottrarre nemmeno un minuto di tempo al vostro prezioso lavoro. Nessuna immagine televisiva o del web – aggiunge – può minimamente restituire ciò che state davvero vivendo nelle corsie, a fianco a malati. Anche attraverso questa lettera e voi rivolta, chiedo con forza alle istituzioni preposte che vi siano forniti tutti gli strumenti e i dispositivi medici per lavorare e curare in condizioni di massima sicurezza. A voi chiedo di non arrendervi e di sentirvi sostenuti da tutti i cittadini. In questo momento voi siete la mano, il cuore e l’intelligenza di Dio a servizio della vita. Vi affido tutti all’intercessione di Maria, salute degli infermi».

Ai sindaci ricorda che questo «è un momento storico che rafforza l’alto senso vocazionale del servizio politico, è un tempo che ci riconsegna l’urgenza di un bene comune che solo insieme possiamo perseguire, con rinunce personali in previsione di un beneficio maggiore per tutti. A nome della Chiesa di Nola, vi ringrazio per quello che state facendo e per come lo state facendo, correndo rischi personali, per la vostra salute e per quella delle persone a voi più vicine. Ci insegnerà molto, questo tempo. Sicuramente l’idea di “comunità” ne uscirà cambiata. E nel mentre affrontiamo insieme questa fase emergenziale, non trascuriamo la necessità di pensare, sin da oggi, a un “dopo”. Un “dopo” che riguarda i rapporti umani e la loro riconfigurazione, i vincoli di solidarietà, la coesione sociale, il lavoro, l’economia».

Non nasconde le difficoltà del momento il vescovo di Nola, come si legge nella lettera ai lavoratori e alle lavoratrici: «Molti di voi – scrive – non possono rimanere in casa per salvaguardare la salute dei propri familiari e di sé stessi. Così come so che non è semplice evitare comportamenti che possono mettere a rischio la salute vostra e dei vostri cari. È possibile immaginare – continua – che per molti nulla sarà come prima. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, comprendo il serio rischio che grava su molti lavoratori e molte lavoratrici. Mi rendo conto che l’impatto di questo periodo sul mondo del lavoro può diventare una carneficina sociale, per cui è importante un tempo di condivisione che ci invita ad esprimere solidarietà concreta anche nei confronti dell’occupazione», ma, citando il discorso tenuto a Nola, il 23 maggio del 1992 da Giovanni Paolo II e rivolto proprio agli imprenditori e ai lavoratori, monsignor Marino a « reagire con coraggio. L’emergenza sanitaria possa attivare anticorpi per una resilienza che permetta di sognare un nuovo tempo».

 

Nola, 20 marzo 2020

Carissimi sindaci,

                                desidero rivolgere a voi un pensiero di amicizia e stima in un momento di emergenza nazionale che vi vede in prima linea nel sostegno e nell’indirizzo alle comunità locali.

È un momento storico che rafforza l’alto senso vocazionale del servizio politico, è un tempo che ci riconsegna l’urgenza di un bene comune che solo insieme possiamo perseguire, con rinunce personali in previsione di un beneficio maggiore per tutti.

A nome della Chiesa di Nola, vi ringrazio per quello che state facendo e per come lo state facendo, correndo rischi personali, per la vostra salute e per quella delle persone a voi più vicine. Vi assicuro, a nome di tutti i sacerdoti, la piena e totale corresponsabilità nel rispetto delle norme di sicurezza e la completa disponibilità a collaborare per la tutela della salute delle persone.

Ci insegnerà molto, questo tempo. Sicuramente l’idea di “comunità” ne uscirà cambiata. Non sappiamo ancora in quale direzione, ma molto dipenderà proprio da chi riveste responsabilità pubbliche. C’è un compito di indirizzo che certamente crescerà, che andrà esercitato rafforzando la partecipazione, la condivisione, il discernimento. E nel mentre affrontiamo insieme questa fase emergenziale, non trascuriamo la necessità di pensare, sin da oggi, a un “dopo”. Un “dopo” che riguarda i rapporti umani e la loro riconfigurazione, i vincoli di solidarietà, la coesione sociale, il lavoro, l’economia.

Come Chiesa, sentiamo che il nostro compito in questo momento è soprattutto quello di essere “riserva di speranza” e punto di connessione di legami che non vanno persi o indeboliti, ma anzi rafforzati e resi più autentici. Ci avviamo a una Pasqua “senza popolo” che però, e non è un paradosso, sarà “popolare” più che in altre circostanze, perché siamo fino in fondo immersi nelle vicende della nostra gente.

Rinnovando i sentimenti di stima e gratitudine, vi saluto e vi porto nella preghiera.

X Francesco Marino

 

 

Nola, 20 marzo 2020

Ai responsabili dirigenziali, ai medici, ai sanitari e al personale amministrativo

degli ospedali presenti sul territorio diocesano

 

Carissimi amici,

                               con pudore, e senza voler sottrarre nemmeno un minuto di tempo al vostro prezioso lavoro, desidero portarvi una parola di stima e gratitudine mia personale e di tutta la Chiesa di Nola.

I media ci mostrano immagini commoventi, a testimonianza del vostro impegno. Ma nessuna immagine televisiva o del web può minimamente restituire ciò che state davvero vivendo nelle corsie, a fianco a malati colpiti da un virus in larga parte ancora sconosciuto e perciò imprevedibile.

Anche attraverso questa lettera e voi rivolta, chiedo con forza alle istituzioni preposte che vi siano forniti tutti gli strumenti e i dispositivi medici per lavorare e curare in condizioni di massima sicurezza. A voi chiedo di non arrendervi e di sentirvi sostenuti da tutti i cittadini.

Molto ci sarà da riflettere, dopo l’emergenza, sul valore della Sanità pubblica e sull’alto senso vocazionale del vostro lavoro, spesso mortificato da tagli economici motivati solo da “ragioni di cassa”. E in generale, molto dovremo e potremo riflettere sull’altissima professionalità presente negli ospedali del nostro territorio, a sconfessare i soliti stereotipi.

In questi giorni sentiamo rafforzarsi in ciascuno di noi il senso di responsabilità per la vita, la vita di tutti, specie dei più deboli e fragili. In questo momento voi siete la mano, il cuore e l’intelligenza di Dio a servizio della vita. Ma sappiamo bene che questa enorme responsabilità che oggi è sulle vostre spalle andrà condivisa dopo l’emergenza, con stili di vita, scelte e atteggiamenti di cura verso se stessi e verso gli altri che aiutino il vostro lavoro.

Vi affido tutti all’intercessione di Maria, salute degli infermi.

X Francesco Marino

 

 

Nola, 20 marzo 2020

 

Carissime lavoratrici e carissimi lavoratori,

 

desidero in questo momento così difficile farvi giungere la mia vicinanza personale. Mi è noto che molti di voi non possono rimanere in casa per salvaguardare la salute dei propri familiari e di sé stessi. Così come so che non è semplice evitare comportamenti che possono mettere a rischio la salute vostra e dei vostri cari. Mi permetto di ricordare che le indicazioni fornite dalle Autorità civili in materia di prevenzione del contagio sono necessarie, e che ogni cittadino (a maggior ragione ogni credente!) deve ottemperare ad esse per il bene proprio e per il senso di responsabilità verso la collettività. In questo momento vorrei ricordare le parole profetiche di San Giovanni Paolo II rivolte ai lavoratori della nostra diocesi nella sua visita a Nola: «Il messaggio che quest’oggi lascio a tutti voi, come segno del mio affetto e a ricordo della mia visita, è lo stesso che ho avuto modo di ripetere in altre Città di questo meraviglioso Mezzogiorno d’Italia: la Speranza! Costruire la Speranza! Più grave del pur grave degrado economico e sociale è la rassegnazione. Guai a lasciarsi andare dinanzi ai fattori della disgregazione sociale che tanto vi danno pensiero! Guai a considerare irreversibile il processo di scadimento di quei valori, che sono stati e debbono tuttora costituire la ricchezza spirituale della vostra gente. Bisogna reagire con coraggio»[1]

È possibile immaginare che per molti nulla sarà come prima.

Nulla sarà come prima per le famiglie che hanno subito perdite umane.

Nulla sarà come prima per chi è stremato dai sacrifici in quanto operatore sanitario.

Nulla sarà come prima anche per il mondo economico, che ha prima rallentato e poi ha visto fermarsi la propria attività.

Nulla sarà come prima per i settori che sono andati in sofferenza e vivono l’incertezza del domani: si pensi al settore del turismo, dei trasporti e della ristorazione, al mondo della cooperazione e del Terzo settore, a tutta la filiera dell’agricoltura, alle ditte che organizzano eventi, al comparto della cultura, alle piccole e medie imprese che devono competere a livello globale e si vedono costrette a chiusure forzate e non riescono a rispondere alla domanda di beni e servizi. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, comprendo il serio rischio che grava su molti lavoratori e molte lavoratrici.

La nostra chiesa diocesana si sente coinvolta e vuole impegnarsi per rispondere alle domande laceranti dei fedeli. Mi rendo conto che l’impatto di questo periodo sul mondo del lavoro può diventare una carneficina sociale, per cui è importante un tempo di condivisione che ci invita ad esprimere solidarietà concreta anche nei confronti dell’occupazione. È il momento di far sentire tutta la vicinanza della comunità cristiana. Il lavoro è un antidoto alla rassegnazione e allo scoraggiamento.

San Giovanni Paolo II diceva: «Sì, tutti insieme siete chiamati a costruire la Speranza. Costruitela, innanzitutto voi, cari giovani. Di fronte alle difficoltà del vostro ambiente e all’incertezza che grava sul vostro futuro, non cedete allo scoraggiamento; resistete alle lusinghe del consumismo che prospetta una vita facile basata sull’avere. Siate persone di forte tempra, che non schivano le fatiche e il sacrificio. Ci sono in voi enormi potenzialità: il vostro entusiasmo, la vostra creatività, il vostro impegno. Mettete le risorse della vostra giovinezza a disposizione del bene.».[2]

E allora la crisi deve fin da adesso far riprogettare il nostro cammino, per dare nuove regole con nuovi impegni, per valorizzare le esperienze positive, rigettando quelle negative, facendo diventare questo momento di prova, momento di discernimento e di progettualità. L’emergenza sanitaria possa attivare anticorpi per una resilienza che permetta di sognare un nuovo tempo.

Vi saluto in Cristo.

+ Francesco Marino

[1] Discorso di Giovanni Paolo II agli imprenditori, ai lavoratori (Nola – 23 maggio 1992)

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