Cultura

“Nell’inferno della camorra di Ponticelli – Napolitan”, il primo libro della giornalista Luciana Esposito

Napoli, 24 Ottobre – Ponticelli: uno dei quartieri geograficamente più estesi e densamente popolati della città di Napoli che accoglie dozzine di rioni di edilizia popolare, dove la camorra impone con forza e costanza la sua presenza. In questo contesto di degrado sociale è ambientato il primo libro della giornalista Luciana Esposito, direttrice del giornale online Napolitan.it, un progetto editoriale indipendente che dal 2014 racconta, quotidianamente, gli intrecci camorristici che si avvicendano tra le strade della periferia orientale di Napoli con un focus particolare proprio su Ponticelli.

In uscita oggi, 24 ottobre 2022, il libro di Luciana Esposito, dal titolo “Nell’inferno della camorra di Ponticelli – Napolitan” con la preziosa prefazione di don Antonio Colucci, che narra cinque storie vere, incentrate sulle gesta dei boss che hanno più marcato la scena camorristica ponticellese e che si alternano alla tutt’altro che scontata normalità di “eroi buoni”: persone oneste, costrette a subire la furia cieca ed illogica della malavita. Ma anche “eroi cattivi” che hanno avuto il coraggio di voltare le spalle alla camorra, scrivendo un finale diverso da quel copione che condanna alla morte violenta o al carcere le vite di chi si lascia ispirare dalle logiche criminali.

Ecco le storie narrate nel volume: ‘O sindaco, La strage dei parenti dei Sarno, Tonino ‘o sicco, Carmine D.L.B., ‘O Tigre. NapoliPer acquistare il libro Clicca https://bit.ly/Nell_inferno_della_camorra_di_Ponticelli

Chi sono i Cronisti scalzi

La collana Cronisti scalzi è dedicata alla memoria di Giancarlo Siani, il giovane cronista precario de Il Mattino, ucciso dalla camorra e così definito da Erri De Luca: “Giancarlo era un giornalista scalzo, non aspettava le notizie per riportarle, ma cercava il meccanismo sanguinoso che le produceva.”

Le parole di Giancarlo Siani e del suo professore Amato Lamberti ci sono da guida nelle nostre scelte editoriali:

Giancarlo Siani: «[…] Ci sembra questo un modo democratico per consentire l’accesso alla professione giornalistica e anche un tentativo di modificare il ruolo e la funzione del giornalista per renderlo soprattutto operatore culturale e sociale».

Amato Lamberti: “La realtà è che i giornali parlano tanto di mafia e camorra ma non “mordono” la mafia e la camorra. […] Certo, bisogna mettersi a lavorare nell’immondizia della società. Lavoro sporco, nauseante e pericolo; ma per alcuni tornare, per altri iniziare a fare il giornalista che scava e fuga anche nell’immondizia e nei liquami di questa società è, forse, la strada migliore per recuperare, sul versante della professione, dignità, prestigio e credito e, sul versante dell’opinione pubblica e delle istituzioni, una capacità di mobilitazione non puramente verbale ma reale e concreta, capace cioè di tradursi in comportamenti e azioni.”

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