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Napoli. il Metropolitan rischia di chiudere: la gente insorge ma il politicamente corretto è duro a morire

Napoli, 5 Marzo – Il cinema Metropolitan, lo storico cinema di via Chiaia a Napoli, rischia di chiudere. L’appello dell’artista napoletano Peppe Barra: “Salvate questo presidio culturale, chi può farlo intervenga. Io sono cresciuto con questo cinema, ho tanti ricordi e da piccolo abitavo vicino e lo raggiungevo a piedi, se chiudesse la città perderebbe molto”. Dopo librerie e le case editrici anche il famosissimo Metropolitan rischia di trasformarsi in sala di scommesse, di preciso in una sala Bingo.
“Un’altra sala cinematografica, purtroppo, sta per chiudere. A Napoli, il Metropolitan, una storica sala cinematografica, chiude a causa del fatto che la gente non va più a Cinema. Allo stesso modo, la gente, non acquista più giornali e le edicole stanno chiudendo. Dispiace. Ma è la legge del mercato. Il proprietario dell’immobile, che è una banca (che non è un’associazione a delinquere, una setta satanica o un’organizzazione terroristica; e che paga regolarmente le tasse allo Stato su quell’immobile) mette i locali sul mercato e pare che si siano fatti avanti alcuni imprenditori che intendono realizzare una sala Bingo o un supermercato.
La gente è insorta, non vuole che il Cinema chiuda e ha chiesto l’intervento della politica. Subito si sono attivati il sindaco di Napoli e il Ministro della Cultura per impedire la chiusura del Cinema e l’operazione “speculativa”. E qui cominciano le dolenti note. Sia chiaro: se fossi un politico napoletano, probabilmente, mi comporterei allo stesso modo loro. Ma ecco cosa si legge in un comunicato del Ministero: – “Stiamo verificando il quadro normativo, ma la chiusura del Metropolitan rappresenterebbe una grave perdita per la città di Napoli e per la sua cultura. Peggio ancora, se, come apprendiamo da notizie di stampa che auspichiamo essere infondate, la struttura corre il rischio di diventare un supermercato o una Sala Bingo. (..). Siamo a lavoro per porre un vincolo che legherebbe il sito alla sua destinazione”. – Stupisce davvero che si manifesti tanto disprezzo per un imprenditore che, realizzando un supermercato, investe dei soldi per creare ricchezza e posti di lavoro. Risulta singolare anche il fatto che lo Stato critichi l’apertura di una sala scommesse, quando proprio lo Stato è il più grande biscazziere che ci sia, e che, grazie ai giocatori ai quali vende illusioni, incassa decine di miliardi di euro l’anno.
La questione del vincolo poi, che su quell’immobile non c’è, ma che lo Stato vuole mettere, significa che l’affare per la banca – che, come detto, non è un’associazione a delinquere e paga le tasse su quell’immobile – sfumerebbe. Se chi si oppone alla realizzazione del supermercato fosse il proprietario di quell’immobile, al posto della banca, accetterebbe di perdere dei soldi e di vedere sfumato un affare per supposte nobili ragioni? E, magari, accetterebbe di accollarsi le spese di un’azienda in perdita? P. S. : a proposito di cinema, inteso come industria culturale, riguardo alla sua indispensabile funzione pedagogica: possiamo dire che, quello degli ultimi vent’anni – tranne alcune rare eccezioni, come il cinema di Clint Eastwood ad esempio – è una sbobba indigesta di politicamente corretto; che gronda temi come l’autoflagellazione dell’Occidente, il catastrofismo ambientale, l’ideologia gender, il terzomondismo – nei quali svettano autori come Ken Loach, che sbancano nei cineforum, che sostengono che il libero mercato fa schifo, la democrazia liberale è un cesso, mentre l’unica cosa che si salva è il socialismo reale, sta rincretinendo generazioni di giovani? Ma questo, naturalmente, è un altro discorso..” Gerardo Verolino, giornalista.
Sì, è un altro discorso da non sottovalutare, anzi. Proprio l’altro giorno l’altro giorno l’attrice Paola Pitagora twittava “Meno male che ci sono i sottotitoli. Le fiction – non faccio nomi – con attori gradevoli che non hanno il minimo spessore vocale, monocordi e sussurrati, non si reggono più. Studiate dizione.” Solo dizione? Sceneggiature pessime, recitazioni scarse, trame inconsistenti. Ma la Pitagora lo sa benissimo, visto che è allineata palesemente al politicamente corretto.
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