Napoli, 30 Giugno – Abituiamoci a guardare le persone e non a ignorarle. Nessun uomo o donna deve essere invisibile. La denuncia della scrittrice Luciana Esposito pone l’attenzione sul dramma di chi vive in strada. Ieri a Napoli mentre era in corso la distribuzione dei pasti è morto Gianluca, senza fissa dimora. E’ stato stroncato da un infarto. Fa troppo caldo e non si può tollerare che le persone vivano in strada.
Ecco il racconto straziante di Luciana: “Il ragazzo in foto si chiama Gianluca. È morto ieri sera a Napoli, nei pressi della stazione di piazza Garibaldi, colto da un infarto mentre era in corso la distribuzione dei pasti ai tanti senza fissa dimora che vivono ai margini delle strade da parte dei volontari che perennemente tendono una mano ai bisognosi. Gianluca era uno di loro, una delle tante vite per le quali una bottiglia d’acqua, un pasto e la consapevolezza di avere qualcuno su cui poter contare, risultano determinanti per continuare ad avere la meglio in quella perenne lotta per sopravvivere. Ieri sera il cuore di Gianluca ha smesso di battere bruscamente.
Quando il 118 è arrivato sul posto e ha provato a rianimarlo, non c’era più niente da fare. Forse era scritto nel suo destino che doveva morire sul ciglio di quella strada che era un po’ anche casa sua. L’ho conosciuto un bel po’ di anni fa, durante un’uscita insieme agli Angeli di Strada Villanova. Marcello, Marika, Fabio, i volontari che erano diventati la sua famiglia. Li incontrava durante la distribuzione dei pasti, spesso li contattava telefonicamente, a volte solo per scambiare due parole. Poi ho scoperto che Gianluca viveva poco distante da casa mia, trascorreva le sue giornate andandosene in giro tra San Sebastiano al Vesuvio e Napoli con il suo inseparabile carrellino, una sorta di casa mobile che raccoglieva le sue cose. Gianluca viveva in condizioni precarie, ma ciononostante sfoggiava sempre un sorriso solare e contagioso.
Un omone dal carattere gentile, esuberante, goliardico. Quando lo incontravo per strada, puntualmente suonavo il clacson per salutarlo. Sventolava la mano, a prescindere. Poi, quando mi riconosceva, il saluto diventava più caloroso ed era accompagnato anche da un sorriso pieno di gioia. Il ricordo degli “angeli” che lo hanno accudito come meglio potevano, quel sorriso pieno di vita e una foto in cui mostra le dita a “V” in segno di vittoria è tutto ciò che resta di Gianluca. Uno dei tanti invisibili che vivono e muoiono ai margini della città di Napoli”. Interveniamo prima che sia troppo tardi. Anche nelle nostre città di provincia aumentano i casi di persone che vivono per strada. Si dia loro asilo e assistenza. Apriamo gli occhi.
Anita Capasso
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