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Napoli, Camorra. Il vescovo Battaglia: “La Chiesa non piega la schiena dinanzi la camorra”

Napoli, 27 Gennaio – “Conosco una storia nascosta e silenziosa, per nulla appariscente, poco visibile agli occhi degli uomini e ai riflettori delle telecamere. È la storia minima e tenace, discreta e coraggiosa di una Chiesa che quotidianamente la camorra la guarda in faccia, dritta negli occhi e senza piegare la schiena”.  E’ quanto scrive nella lettera dal titolo “Voi, come fiumi carsici” indirizzata  “agli uomini e alle donne con le mani sporche di vangelo” .

“É la storia di preti che in certi territori dove l’unica legge sembra essere quella della sopraffazione e della violenza hanno fatto delle loro parrocchie avamposti credibili e autorevoli in difesa della dignità umana.  Preti che dinanzi alla cappa omertosa della sovranità mafiosa non arretrano neanche di un centimetro e propongono in alternativa la logica “eversiva” di spazi comuni da recuperare alla bellezza dello stare insieme, perché la tendenza all’isolamento alimentata dalla paura della camorra si vince solo con il gusto della condivisione e del fare comunità”,  aggiunge l’arcivescovo mons. Battaglia.

In alcuni quartieri ci sono, dice ancora l’arcivescovo di Napoli, “preti che si sentono chiamare “sbirri” perché con franchezza e “parresia” non hanno timore a ricordare che la denuncia è l’altra faccia dell’annuncio”.

“È la storia di religiosi e religiose che non si limitano ad aspettare il ritorno del figliol prodigo, ma gli stanno dietro, seguono i suoi passi, non gli danno tregua nel ricordargli lo sperpero che sta facendo della sua vita, e spesso trasformano la cella carceraria della pena in un crocevia di tormento e di speranza: tormento per il male sul quale finalmente apre gli occhi, speranza per una vita che si fa sempre in tempo a riprendere in mano”, scrive sempre mons. Battaglia.

“Uomini e donne di vangelo costretti però anche ad ingoiare spesso i bocconi amari dell’incomprensione e dell’insulto perché chi viene sollecitato a mettere in discussione la propria esistenza fatta di sangue e di morte– prosegue –  si ribella, non accetta e non manda giù le parole chiare e per questo dure di chi senza esitazioni e diplomazia gli ricorda che ha venduto l’animo al diavolo”.

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