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Made in Italy, blitz Coldiretti a Salerno contro il pomodoro cinese: presidio permanente all’ingrasso del porto

Napoli, 30 Maggio – Coldiretti contro l’invasione di cibo straniero. Sono partiti i blitz nei porti di Salerno e Bari per difendere il nostro made in Italy. Le operazioni di denuncia non si sono esaurite con l’azione mattutina, il presidio salernitano resterà attivo tutta la notte e proseguirà nella giornata di domani fino a quando non si avrà la certezza del contenuto dei container del cargo battente  bandiera liberiana nel quale viene segnalata la presenza di concentrato di pomodoro cinese.
“Gli attivisti della Coldiretti Campania si sono dati appuntamento a Salerno per manifestare contro le importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei” spiegano il presidente regionale Ettore Bellelli e il direttore regionale Salvatore Loffreda.
“Chiediamo a gran voce -aggiungono- che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione. Per questo proseguiamo nella nostra azione di denuncia e per questo prosegue la nostra raccolta di un milione di firme per richiedere all’Europa una legge che obblighi di indicare chiaramente l’origine su tutti i prodotti dell’Unione”.
L’azione via mare degli agricoltori di Coldiretti fa seguito alla mobilitazione al Brennero di due mesi fa, gli slogan restano immutati: “Stop falso cibo italiano” e “Basta import sleale”. A Salerno sarebbe arrivata la nave con quaranta container di concentrato di pomodoro cinese ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. Il carico era partito lo scorso 29 aprile sul treno della China-Europe Railway Express per essere trasferito su nave e arrivare nel porto di Salerno dopo un viaggio di diecimila chilometri tra binari e mare.
Il 90% del concentrato di pomodoro cinese destinato all’esportazione viene dai campi della regione dello Xinjiang, dove verrebbe coltivato grazie al lavoro forzato degli uiguri. Un fenomeno denunciato dalle associazioni per il rispetto dei diritti umani.
Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti nel abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato.
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