Cultura

La vita immortale? La scienza la sta svelando insieme alla coscienza universale

Napoli, 13 Settembre – Nel mio libro Canale di Pace, Amazon,liri.it delineo aspetti dell’evoluzione soprattutto dal suddito al cittadino, senza escludere l’evoluzione biologica neodarwnista. Nella legge biogenetica fondamentale (ontogenesi ricapitola la filogenesi) c’è non poco di sosprendentemente ammirevole da parte del pensare dell’Homo sapiens. Tra i filmati di fantascienza c’è quello che i pentapodi avrebbero le capacità di predire il futuro prossimo e cercano di mettere in guardia l’Homo sapiens dai pericoli possibili. Il regista ha voluto vedere la generosità dei artropodi, pentapodi, verso altri animali del regno animale, del phila Vertebrati, della classe Mammiferi, del genere Homo e specie Homo sapiens. Un altro segreto realistico, invece, è quello di potere vivere oltre la morte biologica ed essere dunque immortali.

Esso viene sempre più svelato dalla scienza galileana, che all’Università di Padova, che quest’anno festeggia i suoi primi 800 anni, trovò applicazione e imitazione internazionale. Ciò che è vero deve essere riprodotto in laboratorio, diceva Galileo Galilei, Prof a Padova dal 1592 al 1610. Di questi giorni è la scoperta sensazionale della vita che non morrebbe mai (come nel regno delle Monere, batteri e cianoficee, non morrebbero  poiché sono a duplicazione asessuta, basta una semplice gemmazione e si hanno da una due cellule) tanto attesa dalla comunità scientifica mondiale. Gli scienziati dell’Universidad de Oviedo in Spagna hanno pubblicato una nuova ricerca sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).

Hanno esaminato alcuni Celenterati, tra i primi gruppi evolutivo della vita, iniziata 3,6 mld di anni fa, sul pianeta Terra. Gli organismi dei Celenterati sono invertebrati di due distinti phila: gli cnidari e gli ctenofori. Il nome deriva dall’avere un corpo semplice organizzato intorno al Celenteron o cavità gastrovascolare, che funge sia da bocca che da ano. Entrambi questi gruppi comprendono molte specie d’animali acquatici, i loro corpi molli sono per la maggior parte composti di acqua e sottili strati cellulari, dalle forme apparentemente eterogenee. Animali misteriosi ed eleganti come le meduse, i polipi (da non confondere con i polpi o molluschi cefalopodi) e le loro sfarzose dimore coralligene, le coloratissime anemoni ed i meno conosciuti ctenofori. I celenterati sono organismi protostomi e diblasti, che si sviluppano cioè a partire da due foglietti embrionali, ectoderma ed endoderma.

Da queste due tipologie di cellule si sviluppano tessuti semplici ed il corpo presenta una simmetria raggiata. L’unica apertura chiamata ipostoma è solitamente circondata da strutture sensoriali e tentacoli, spesso equipaggiati con nematocisti (negli cnidari) o colloblasti (negli ctenofori) per catturare le loro prede. Le tipiche organizzazioni corporee dei celenterati, medusoide e polipoide, possono in alcune specie e specialmente in determinate classi di cnidari, essere entrambe presenti nei loro cicli vitali, alternando generazioni medusoidi libere di essere trasportate dalla corrente a generazioni polipoidi perlopiù fisse al substrato Questa caratteristica è definita polimorfismo. Le forme libere ed alcuni polipi sono solitamente eccellenti predatori, che catturano le proprie prede, costituite per la maggior parte da organismi planctonici ma in alcuni casi anche da organismi di dimensioni maggiori come piccoli pesci.

La cattura avviene grazie alle cellule specializzate presenti sui loro tentacoli: le nematocisti sono cellule specializzate nel possedere piccolissimi aculei ripiegati al loro interno che, al contatto con un corpo estraneo, possono scattare in una frazione di secondo ed iniettare delle neurotossine, mentre i colloblasti sono particolari cellule adesive presenti sui tentacoli secondari degli ctenofori, in grado di attaccarsi agli sfortunati organismi che vi capitano a tiro. Alcune specie di coralli hanno invece sviluppato diete basate sulla fotosintesi grazie a vantaggiose simbiosi con ospiti fitoplanctonici, le zooxantelle, che garantiscono materiale nutritivo in cambio di protezione e sostanze utili come il diossido di carbonio. Infatti questi animali sono maggiormente nelle basse e limpide acque tropicali, dove trovano le migliori condizioni per effettuare la fotosintesi. La digestione avviene sia a livello extracellulare, con l’emissione di alcune sostanze digestive, che a livello intracellulare per fagocitosi di piccoli frammenti alimentari. Ciò che non viene digerito viene poi riespulso dall’ipostoma. Gli cnidari possono riprodursi sia per via asessuale che per via sessuale, con l’incontro e la fecondazione dei gameti.

Nelle specie polimorfiche, sono le meduse a riprodursi sessualmente, emettendo i gameti dalla cavità gastrovascolare direttamente in mare, dove avverrà la fecondazione. Le cellule fecondate produrranno una larva ciliata chiamata planula, che si attaccherà al fondale e darà vita alla generazione polipoide. I polipi invece si riprodurranno asessualmente per segmentazione trasversale del corpo (strobilazione) formando di nuovo meduse libere di essere trasportate dalla corrente. La maggior parte delle specie è ermafrodita, ma vi sono anche alcune specie a sessi separati, mentre gli ctenofori sono tutti ermafroditi sufficienti, in grado cioè di autofecondarsi, una strategia vantaggiosissima per animali che vagano solitari nell’oceano! Polipi e meduse sembrano apparentemente molto diversi. Analizzando però i piani corporei di questi organismi è possibile comprenderne le caratteristiche generali condivise come la simmetria raggiata, la presenza di un’unica cavità corporea, i tentacoli urticanti e le caratteristiche tissutali: dal punto di vista strutturale i polipi sono banalmente delle meduse capovolte e fissate al substrato! Hanno un segreto che li distingue dalla normale creatura marina: quando i loro corpi sono danneggiati, gli adulti maturi, noti come meduse, possono tornare indietro nel tempo e trasformarsi in se stesse da giovani.

Perdono gli arti, diventano una massa alla deriva e si trasformano in polipi, escrescenze ramoscelli che si attaccano a rocce o piante. Quando non c’è cibo e la medusa sta morendo di fame, riassorbe i propri tentacoli e si ferma sul fondo del mare, dove diventa ancora una volta un polipo, dal quale dopo un po’ verranno espulse piccole gelatine che diventeranno meduse. I ricercatori non hanno ancora scoperto come questa medusa riesca a modificare le sue cellule così facilmente. I ricercatori sperano di capire di più su questa danza di dispiegamento del DNA.  Con circa 11mila specie di cnidari e 150 specie di ctenofori, i celenterati rivestono un’enorme importanza ecologica in tutti gli oceani del mondo. Moltissime specie di coralli sono bioignegneri instancabili, capaci di produrre strutture visibili dallo spazio, come la Grande Barriera Corallina australiana, che non a caso, famosi ecologi chiamano climax o felicità della natura!

Ieri all’Università di Padova, Aula I. Nievo, ho assistito al Simposio sugli esperimenti che si fanno nelle navicelle spaziali, i relatori erano internazionali e tutti relazionavano in inglese. Il tema del Simposio è Scienza, tecnologia, arte e storia. Il giorno prima avevo visitato, sul medesimo tema, la mostra spaziale della Galleria di piazza Cavour, che mi è stata molto istruttiva per l’innovazione e la qualità. L’Università di Padova in saperi astronomici è leader non solo in Italia anche con il prof. Giuseppe Colombo, autore del rande vouz che tiene collegate le navicelle spaziali. A Padova Enrico Bernardi sperimento il primo motore a scoppio. Ma fu Galileo che diede lustro internazionale a questa Università molto richiesta, ancora oggi, da studenti italiani e stranieri. Sulla rivista romena Vox Libri scrissi un articolo di esobiologia: la vita nell’universo e un altro su Costantin Cantacuzin, noto diplomatico romeno che fu studente dell’Università di Padova.

L’attiva Associazione Alumni dell’Università di Padova ha tra i suoi ex studenti di Fisica, illustri per aver svelato scoperte utili al sistema digitale, Fedreico Faggin, che studia pure la Consapevolezza o Coscienza universale. Egli apre il primo capitolo moderno del pensiero scientifico sul sacro o religioso presente nell’Homo sapiens ma anche in qualunque altro organismo e anorganismo. Per ora la ipotizza nei fotoni. Era ora che qualcuno sottraesse il potere di dire “il verbo si fece carne” ai religiosi e ai filosofi e lo spartisse pure con gli uomini e donne dei saperi scientifici, basati sul metodo galileano e cartesiano.

Prof. Giuseppe Pace

 

 

 

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