Politica

La vera data della Liberazione

Napoli, 24 Aprile – Come ogni anno, i giorni antecedenti al 25 Aprile sono ricchi di polemiche. La più divertente è quella del “Se non canti Bella ciao sei fascista”. Ecco, obbligare qualcuno… Alla faccia della libertà. Quest’anno, poi, Gianfranco Fini, ex presidente di AN, ci va giù pesante:“Meloni abiuri il fascismo. I morti vanno onorati tutti, i criminali no, ma occorre saper distinguere quale era la parte giusta e la parte sbagliata”. E aggiunge “Libertà, giustizia, solidarietà sono valori antifascisti, perché sono i valori della Costituzione”. Subito, il ministro Francesco Lollobrigida replica “La Premier è riuscita in quello che Fini non è mai stato in grado di realizzare”. Polemiche sterili, inutili. Siamo liberi e questo ciò che conta.
Inoltre…“Se vogliamo essere onesti, la vera data simbolo della Liberazione dell’Italia, non è il 25 Aprile. Ma il 29 Aprile 1945, quando, alle ore 14, nella Reggia di Caserta, sede del Comando militare alleato, i plenipotenziari tedeschi colonnello Viktor von Schweinitz, in rappresentanza del generale Heinrich von Vietinghoff, comandante del gruppo d’armate C della Wehrmacht, e maggiore Eugen Wenner, per conto del generale Karl Wolff, comandante delle SS in Italia, di fronte al generale William Duthie Morgan, capo di stato maggiore del Comando militare alleato guidato dal generale Harold Alexander, firmarono la resa incondizionata delle forze armate germaniche in Italia.
È questa la vera data simbolo della Liberazione dell’Italia. La mia gratitudine, quindi, agli Stati Uniti d’America e alle forze alleate che, entrando sul suolo patrio, mi diedero la libertà, è infinita. Li ringrazio anche perché, entrando loro in Italia, e non l’Armata Rossa, e permettendo, al mio Paese, di far parte del blocco occidentale, mi hanno consentito di vivere libero e di non finire sotto un’altra dittatura. Se vogliamo essere onesti, però, per l’Italia, non è un giorno eroico da ricordare perché testimonia la data di una sconfitta, politico militare, cominciata il 3 Settembre 1943, con l’armistizio di Cassibile: cioè con la resa senza condizioni alle forze angloamericane a cui aveva mosso guerra.
Il fatto che, ad aver mosso guerra, sia stato un regime dittatoriale, cambia poco: anche le dittature, per stare in piedi, hanno bisogno del consenso popolare. In pratica è come se, dieci giocatori di una squadra di calcio, a pochi minuti dalla fine della partita, nella quale si è sotto di 20 a 0, si tolgono la maglietta e passano con la squadra avversaria, lasciando da solo il proprio portiere. Tutto ciò non è onorevole. Se vogliamo essere onesti, il 29 o il 25 Aprile, è una data della quale esser contenti; ma della quale non andar, come Paese, granchè fieri.” Gerardo Verolino.
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