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IMMERSO NEL VERDE

Napoli, 31 Dicembre – Mi trovo ancora qui, seduto su una panchina in pietra della Villa Avellino, a tracciare – non senza difficoltà – il bilancio di un anno solare decisamente travagliato: a distanza di quasi ottant’anni dal termine del secondo conflitto mondiale, il delirio di prepotenza s’è impadronito di un essere umano, tramutandolo in bestia ed inducendolo ad attaccare un popolo libero, sovrano ed innocente; tuttavia, la risposta degli Ucraini si è rivelata più decisa del previsto, dal momento che han saputo resistere (e stanno tuttora resistendo) con un’audacia incomparabile, seguendo, a mio sommesso parere, l’esempio dei nostri Partigiani.

Lo scoppio di quest’atroce guerra, però, non ha insegnato a parecchi Italiani cosa significhi realmente l’amor patrio, dal momento che ci si ostina, purtroppo, ad anteporre i propri interessi al benessere della collettività.

Pur non condividendo le idee politiche dei partiti di maggioranza, fondate sull’esclusione del diverso e sulle brame di potere, ritengo sia più che doveroso encomiare l’Esecutivo a guida Meloni per aver impartito una lezione di civiltà a parecchi, lezione che spero venga al più presto recepita: con la Manovra di recentissima approvazione, si è deciso di porre dei limiti all’incondizionata erogazione del Reddito di Cittadinanza, misura tanto abominevole quanto ai limiti della costituzionalità, frutto di un malcelato proposito, da parte di taluno, di accaparrarsi consensi per “cambiare il Paese”.

La concessione di tale sussidio è ora, grazie a Dio, subordinata all’accettazione di un’offerta lavorativa, anche lontano da casa: viene data in tal modo applicazione al comma secondo dell’articolo 4 della Carta Fondamentale, il quale espressamente sancisce che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Non vorrei apparire sgarbato, ma…se volete gli agi, dovete saperveli guadagnare, miei carissimi Lettori. Sono, ovviamente, vicino a chi versa in stato d’indigenza, nonché ai lavoratori che, purtroppo, vengono sfruttati dal proprio datore (tra i quali sono, ahimè, da annoverare anche molti giovani professionisti); ma, come ha affermato Papa Francesco, il lavoro è reciproca condivisione di ricchezza: difatti, la risorsa mette il proprio talento a disposizione dell’azienda, aiutandola a crescere e soddisfacendo gli utenti dei servizi che essa offre, mentre l’imprenditore condivide, nel rispetto della Costituzione e delle disposizioni legislative, il proprio denaro, garantendo ai lavoratori ed alle rispettive famiglie di vivere serenamente e con dignità.

Anche San Benedetto da Norcia, di cui il compianto Pontefice Emerito scelse di portare il nome, riteneva il lavoro fondamentale affinché la comunità potesse crescere; e, non a caso, è proprio il lavoro a costituire il pilastro portante della nostra Repubblica democratica.

Alla luce delle riflessioni fin qua condivise, desidero augurarVi un felice duemilaventitré ed invitare ciascuno di Voi a comprendere l’importanza del lavoro ai fini del progresso sociale: cari imprenditori, se ne avete la possibilità…assumete risorse (e, ovviamente, rispettate le statuizioni in merito); cari Concittadini, abbiate a cuore la Vostra nobilitas: abbandonate il sofà, e mettete il Vostro talento a disposizione di tutti. Se Vi dovessero sfruttare, rivolgetevi con fiducia alle Autorità competenti.

Auguri!

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