Riflessioni in pillole Rubriche

Il riflesso della nostra vita sui social network: la felicità è reale solo se condivisa…

Napoli, 17 Agosto – I social, che tutti ormai bene o male conosciamo e usiamo, hanno cambiato profondamente la società, le persone e il vivere, per assurdo hanno unito chi vive ai poli opposti del mondo permettendogli di comunicare, relazionarsi, scambiare pensieri, abitudini, usanze e tradizioni e al contempo, diviso coloro che condividono lo stesso tetto, che si ritrovano magari nella stessa stanza a inviarsi messaggi.

Siamo divenuti tutti schiavi di questo mondo, dimenticando che comunicare è una questione di sguardi, di gestualità, di goccioline di sudore sulla fronte, espressione di disagio che una persona sta provando, ovviamente se non siamo in piena estate; dimenticando quanto si possa imparare nell’osservare il nostro interlocutore e quanto noi stessi possiamo migliorare avendo un rapporto diretto nell’interloquire. La tastiera troppe volte fortifica le debolezze personali nel relazionarsi e diventa strumento in mano a codardi che ne fanno uso e abuso.

 Nonostante io ne usufruisca, reputo davvero preoccupante molti strumenti e messaggi che essi lanciano.

I tutorial, ad esempio, pur avendo la loro funzionalità, hanno oscurato totalmente i libretti di istruzioni, i manuali d’uso, abolita la concezione del tempo così importante soprattutto nella fase della crescita, che occorreva per leggere e capire cosa c’era scritto e come bisognava agire. Il bello è che ce ne sono di talmente assurdi, che si resta spiazzati, e ci si chiede se è vero o invece è uno scherzo, ciò che viene proposto. Purtroppo, molti raggiungono fama e ricchezza in questo modo, e dico purtroppo perché diventano un esempio e spingono migliaia di giovani in una direzione che non è quello dello studio, impegno e duro lavoro. La ricchezza poi, è una lama a doppio taglio, e soprattutto se improvvisa e in mano a sbarbatelli, può dare davvero alla testa. Non a caso non molto tempo fa, un bambino innocente ha perso la vita a causa di uno di questi.

Reputo anche sconcertante osservare nuove “figure” che insegnano cose che si imparavano nel vivere quotidiano, come riordinare un armadio, cucinare un piatto di pasta, lavare il pavimento. Per non parlare poi del ribaltamento dell’intimità di una maternità, una volta vissuta con riservatezza quasi con sacralità ed oggi spiattellata quasi prima ai follower che al marito. Una volta il pancione si copriva, in segno di protezione, quasi a difendere quella parte così importante della vita soprattutto di una donna, oggi è diventato persino una lavagna, dove scrivere date, sesso, futuri nomi.

E cosa dire poi del consumismo sfrenato che i social propongono, facendo diventare qualsiasi occasione una ricorrenza da festeggiare con confetti, bomboniere, ovviamente in location di grido? Ma la casa che ruolo ha acquisito? Che fine ha fatto la stanza da pranzo, o sala, quella che non si usava mai, riservata agli ospiti e alle feste importanti, che si abbelliva apposta ed era motivo di orgoglio aprirla per l’occasione? La casa oramai si ostenta sui social come status symbol, perdendo anch’essa intimità e riservatezza.

Concludo questa mia amara riflessione con i “fidanzamenti virtuali” ormai diventati all’ordine del giorno, persone che si dicono innamorate di gente mai vista, se non attraverso uno schermo. Ma mi chiedo come ci si possa innamorare di qualcuno senza aver mai accarezzato la sua pelle, sfiorato le sue labbra, percepito il suo profumo, spostato una ciocca di capelli che gli cade sul viso?

Forse questo mio parlare non fa che dimostrare che sto invecchiando e come tale inizio a vivere nel e del passato. I cambi generazionali apportano sempre cambiamenti, e c’è sempre chi si lamenta delle innovazioni. Devo dire però, che quelli della mia generazione, seppur sotto alcuni aspetti contestabili, portavano avanti ideali, liberavano da oppressioni, catene ingiuste, mentre mi sembra di percepire in questo nuovo mondo, un’involuzione, dove la libertà viene sostituita da una prigione, sicuramente piena di bellissimi ghirigori, di vite da favola che non esistono neanche più nelle favole, di un’ostentazione della bellezza e della perfezione che per fortuna nella loro totalità non sono mai esistite e mai esisteranno, ed è una prigione talmente sottile che molte volte sfugge persino alle menti più eccelse.

La vita è come un fiume, ha un suo percorso, un inizio ed una fine, ma la cosa più bella e importante a mio parere, sono i suoi argini, essi contengono le piene e permettono al fiume di continuare il suo percorso. Da che il mondo è mondo, gli argini sono sempre stati gli esseri umani, con la loro presenza, vicinanza, ai suoi simili nei momenti di difficoltà, facendo sì che il fiume potesse continuare il suo percorso

Ben vengano i social ma senza mai dimenticare che fuori da essi, c’è la vita vera che attende con le sue amarezze, difficoltà ma anche con attimi veri di felicità.

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