IL PUNTO GIURIDICO – Il concorso morale e fattivo commissivo mediante omissione nel reato di violenza sessuale e di violenza sessuale di gruppo

Napoli, 6 Novembre – La cronaca nera giornaliera ci presenta, a mezzo  tg e/o quotidiani stampati od on-line, casi sempre più frequenti di violenza sessuale (art.609-bis c. p.) o di violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies c.p.) perpetrati, spesso con il favore delle tenebre, in luoghi poco accessibili (es. sstrettoie per strada) ai danni di donne e/o di ragazze minorenni, ad opera di uno o più agenti privi di scrupoli.

Ciò è risaputo..ma quale responsabilità penale risulta possibile addebitare a chi, in qualità di passante occasionale sul luogo del fatto in attuazione, passa e resta volontariamente indifferente alla richiesta di soccorso ad opera della/e vittima/e?

Espongo ivi la teoria formulata insieme al sempre caro amico fraterno e Collega Adriano Spagnuolo Vigorita che mi ha aiutato (e mi aiuta sempre), brillantemente, a sviluppare ottimi studi Giuridici e pregevole manualistica Concorsuale-Giuridica e forense (insieme agli altri amici ed amiche/ Colleghi e Colleghe (collaboratori e collaboratrici del nostro staff)) per la Collana Lectio Iuris delle Edizioni Ex Libris a tutti ormai felicemente ben nota.

Leggiamo e riflettiamo cari lettori e lettrici e non restiamo mai indifferenti di fronte alla sporcizia morale dilagante in seno alla nostra società.

LA TEORIA DEL CONCORSO MORALE E FATTIVO COMMISSIVO MEDIANTE OMISSIONE NEL REATO DI VIOLENZA SESSUALE (ART. 609-BIS C. P.) E DI VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO (ART.609-OCTIES C. P.)

Nel reato di violenza sessuale “semplice” (art. 609-bis c.p.) o di gruppo (art. 609-octies c.p.), colui o colei che si ritrovi, anche casualmente, a passare, a piedi od alla guida di autoveicolo o di altro mezzo a motore oppure di velocipedr (ove consentito dal Codice della Strada con riguardo ai mezzi di trasporto a pedali), su strade anguste oppure a carreggiata ampia, e non presti, in maniera cosciente e volontaria, (avendone avuto obiettivo riscontro visivo e/o uditivo e restando, dunque insensibile alla/e richiesta/e di aiuto ad opera della/e vittime), nessuna forma di soccorso (neanche allertando, segretamente, la Polizia di Stato oppure i Carabinieri per farli intervenire tempestivamente), finisce per dimostrare, sul piano morale e fattivo piena adesione come concorrente esterno, ai reati suindicati, fornendo, di conseguenza, un significativo apporto criminoso ai fini della consumazione della condotte criminose in oggetto (sviluppantesi singolarmente oppure alternativamente).

Ciò risulta fondato, specialmente, laddove il passaggio sul luogo del fatto criminoso risulti videoripreso da videocamere di sorveglianza poste a presidio o della tutela della sicurezza stradale oppure di abitazioni private.

Parimenti, va ritenuto imputabile alla stessa stregua, il proprietario dell’abitazione munito di sistema di videosorveglianza che ha, obiettivamente, videoregistrato tutta o parte della vicenda criminosa inerente il caso concreto, qualora rifiuti, ostinatamente alle Forze dell’Ordine, di fare prendere visione dei filmati inerenti il fatto criminoso complessivamente considerato.

Tale teoria penale con varie possibili applicazioni processuali penali, a seconda delle peculiarità di ogni singolo caso, va presa in notevole considerazione e perfezionata sempre di più (come faremo, in primo luogo, costantemente, Noi due co-autori), ma ciò che conta è che ne sia nato il nucleo giuridico-penale essenziale.

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