Politica

Il linguaggio della sinistra mira a piegare le masse

Napoli, 26 Marzo – L’analisi del linguaggio politico implica una serie di interrogativi complessi. Nella nostra società dell’informazione social, on-line, lo studio del linguaggio politico non pone solo le questioni relative ai mezzi di comunicazione ma, addirittura – come scriveva. J.Porock – sull’interrogativo di chi parla oltre a chi parla di più, chi ha la parola e chi decide tutto questo. In altre parole, affrontare oggi il linguaggio politico significa porsi il problema della politica del linguaggio.
Andiamo al dunque: sessismo, razzismo, fascismo, omofobia, sono tutti termini usati in maniera smisurata per etichettare qualcuno. Poco conta se quel qualcuno non è fascista, sessista e omofobo. Ciò che appare paradossale è che mentre, da un lato, è difficile costruire lo scopo di questi termini sulla base dei discorsi politici aderenti ad esso, dall’altro lato è possibile, per la riduzione a gergo e per l’omologazione linguistica dei vari personaggi politici, riconoscere a quale area politica appartengono.  Ecco, l’omologazione sciocca dei termini appartiene alla Sinistra.
Quella che ad ogni piè sospinto alza il ditino e accusa l’avversario con termini ormai noiosi solo a sentirne “l’odore”. La politica social è anche questo. Ma quanto più il linguaggio dei politici perde le sue tradizionali funzioni, quanto più mette in risalto la bieca ritualità di certi termini, tanto più diventa surreale (e autoreferenziale) accentuando la distanza tra ciò che dice e la realtà. Quelli che seguono con assiduità questi politici, senza guardare oltre, imparano esclusivamente ciò che loro affermano. Un disco rotto per piegare le masse.
Esagerazione la mia? Forse, ma mai quanto la sensazionalità con cui la Sinistra lancia in campo la palla con su scritto fascista, sessista, omofobo, razzista… “… Si capisce come la strategia politica prevalente della comunicazione politica non miri tanto a offrire contenuti o tesi su cui chiamare a discutere, quanto, piuttosto, a comunicare codici che organizzino il modo in cui si produce il senso.” Graziella Priulla, saggista. In tale contesto possiamo capire anche perché risulta che i discorsi dei politici siano poco policy issues, relativi a problemi come sanità, disoccupazione, immigrazione.
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