Politica

Il caso Grillo irrompe nell’Aula della Camera

Napoli, 20 Aprile – Il caso Grillo irrompe nell’Aula della Camera all’apertura dei lavori. Il centrodestra attacca e chiede chiarimenti, ma anche il capogruppo di Leu, Federico Fornaro, deplora il video del fondatore M5s. La prima a prendere la parola è la deputata di Fratelli d’Italia, Lucaselli, che chiede la convocazione immediata della conferenza dei capigruppo sul tema. 

A difesa della posizione espressa da Beppe Grillo prende la parola in Aula a Montecitorio il deputato pentastellato Davide Crippa. “Credo sia una vicenda personale complessa e dolorosa – sottolinea Crippa – che coinvolge diverse famiglie che stanno vivendo una situazione drammatica. La vicenda è al vaglio la magistratura che rispettiamo, sta alla giustizia fare il suo corso”.

Poi il parlamentare invita a distinguere “la vicenda personale di un padre coinvolto e quella del M5s, sono due cose diverse”. L’appello di Daniela Ruffino del gruppo Misto- Cambiamo, è quello di agire con “coerenza”. “Cerchiamo – afferma Rufino – di lanciare come Aula  lo stesso messaggio: la consapevolezza che la giustizia farà il suo corso. Mi aspetto da tutti i gruppi un segnale chiaro”.

La deputata di Italia Viva, Lucia Annibali, si rivolge direttamente alle donne 5s: “Mi aspetto una condanna dalle donne anche del M5s, non ci si occupa di donne a momenti alterni”, dichiara Annibali e aggiunge: “Il video di Grillo lascia sgomenti per i toni. Non possiamo tollerare parole e toni che denotano ignoranza sul nostro stato di diritto”.

La parlamentare si riferisce in particolare all’affermazione sui tempi della denuncia, “è grave – insiste – che le parole provengano da un rappresentante politico e pubblico”. Uno stop generale alle violenze lo chiede la dem Carla Cantone: “la magistratura – sostiene – farà il suo lavoro, ma no a gogne mediatiche. Tuttavia è necessario condannare senza se e senza ma la violenza in generale. Basta violenza sulle donne, sui giovani sugli anziani, su chiunque: la magistratura intervenga”. 

“Parvin Tadjik, la moglie di Beppe Grillo, risponde al mio video di ieri dicendo che suo figlio è innocente, che la ragazza era consenziente, che ci sono le prove. Io non faccio il processo sui social, gentile signora. Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante. Ed è ciò che suo marito Beppe ha sempre fatto con i suoi seguaci: si chiama giustizialismo. Io invece aspetto e rispetto le sentenze, come tutti i cittadini” scrive in un post su Facebook Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva, che aggiunge: “Quando mio padre è stato indagato, Grillo e i grillini lo hanno massacrato. Noi – sottolinea – abbiamo aspettato le decisioni dei giudici, rispettando il loro lavoro. E alla fine è stato archiviato. Aspetti il processo anche lei e spieghi a suo marito che è meglio credere nella giustizia anziché fomentare l’odio con il giustizialismo”.

“Per me Suo figlio Ciro è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Suo marito Beppe invece è colpevole di aver creato un clima d’odio vergognoso. Odio contro di me, contro mio padre, ma soprattutto contro tanti italiani che non possono difendersi perché privi della stessa visibilità di suo marito. Giustizia, non giustizialismo”

Le accuse della Procura di Tempio Pausania al figlio di Grillo e agli tre ragazzi sono molto gravi. “Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno”, “afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka” e “costretta ad avere rapporti di gruppo” dai quattro giovani indagati che hanno “approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica” di quel momento.

Un atto di accusa della procura a carico di quattro ragazzi della Genova bene, tra cui Ciro Grillo. Pagine su pagine di orrori raccontati dalla giovane studentessa italo-svedese S.J., di appena 19 anni, che avrebbe subito, nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019, una violenza di gruppo nella villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. Come si legge nelle carte della Procura “il residence è stato individuato grazie a un selfie scattato” dalla giovane ragazza ed “è riconducibile a Beppe Grillo”

“Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi…io voglio chiedere chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. Se non avete arrestato mio figlio arrestate me perché ci vado io in galera”. Così Beppe Grillo si è sfogato in un video su Facebook. “Allora – incalza il fondatore M5S – perché non li avete arrestati? E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni”. 

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