Cultura

I Borghi d’Italia, le 82 Belle Addormentate: i borghi fantasma

Antonio Mocciola (storico, scrittore e autore): “Ben 82 borghi fantasma in un unico libro: “Le belle addormentate”. Ad esempio a Romagnano al Monte è possibile entrare nelle case abbandonate e vedere i quaderni del tempo, gli elenchi telefonici del tempo. Storia di un paese che sognava l’acqua e fu tradito dalla terra. Passeggiando per i vicoli si raggiunge la Scuola Elementare. La fotografia romantica di un’Italia d’epoca!”.

Rosario Santanastasio (Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia) : “L’Italia non può più guardare avanti senza ricordare ciò che ha lasciato alle spalle: la storia! Questi luoghi potrebbero diventare tutti borghi “archeologici” a vocazione turistica”.

Napoli, 24 Giugno – “Il viaggio è conoscenza. I paesi abbandonati sono una fotografia del tempo che fu. Ecco perché è nato il mio libro: “Le Mie Belle Addormentate”. Ho messo insieme 82 borghi fantasma che esistono in Italia.

Le ho viste tutte, le mie belle addormentate. Le ho viste spegnersi lentamente, oppure già rassegnate, o anche orgogliose e vive dibattersi come pesci nella rete.

Non è solo montagna, dissanguata dalla natalità zero e dall’emigrazione. E’ anche pianura, o persino isole. E’ l’Italia perduta, messa ai margini della storia, occultata dai navigatori satellitari, non coperta dalla rete dei cellulari, ignorata dal Wi-Fi. Città e contrade senza più abitanti, di colpo svestite da chi le ha vissute, spesso per secoli. Perché a valle c’era più lavoro, o perché i vecchi non lasciavano eredi, ma soprattutto perché tutto frana, in questo povero fragile stivale.

Le città-fantasma sono tante cose: un saggetto antropologico, una bizzarra guida turistica, un cahier de doleances, un atto d’amore. Ho trovato più vita nelle mie belle addormentate che non in un centro commerciale, il sabato pomeriggio”. Lo ha dichiarato lo scrittore ed autore Antonio Mocciola e dal suo libro parte la narrazione di un territorio meno conosciuto ma molto bello, un vero patrimonio turistico per l’Italia di oggi!!

ROMAGNANO AL MONTE, LA BEFFA DELL’ACQUA E DELLA TERRA. “Ad esempio c’è Romagnano al Monte. Lì è possibile ancora oggi entrare nelle case, vedere i quaderni aperti dei ragazzi, gli elenchi telefonici ma c’è la scuola elementare! Storia di un paese che sognava l’acqua e fu tradito dalla terra. Romagnano al Monte, estremo lembo salernitano affacciato sui monti lucani, non esiste più. O meglio, è stato rifondato un chilometro più a sud – ha continuato Mocciola – in un coacervo di casupole in perenne attesa di diventare case. Colpa del terremoto, quello del 1980. Che spopolò valli e montagne, che ferì a morte popoli e tradizioni. Romagnano divenne “al Monte” dopo l’unità d’Italia, per distinguerlo dalla gemella piemontese. Altro lo Stato non fece per frenare un abbandono che già allora piagava le comunità meridionali. Ma ancora negli anni ’60 questo borgo in pietra – ha precisato Mocciola – sul ciglio di una rupe, appeso a 641 metri e quasi mimetizzato nella roccia, contava ben 600 abitanti. Vegliato dall’alto dai resti del castello baronale, Romagnano viveva di pastorizia e di qualche frantoio, in una dignitosa povertà, nell’attesa di un acquedotto che non arrivava mai e di qualche spicciolo della Cassa del Mezzogiorno. Poi, nel 1972, anche il territorio romagnanese entrò nel Ventesimo secolo. Allacciato alla rete idrica, Romagnano poté godersi per ben 8 anni l’acqua dai rubinetti di casa. E, sull’onda dell’entusiasmo, ecco persino il primo scempio edilizio, proprio all’ingresso del paese intatto da secoli: un palazzaccio in cemento armato che faceva tanto “città”, nel punto più impervio, e dunque più incongruo, del paese. Ma il tragico evento del 23 novembre 1980 ne lasciò incompiuta la realizzazione. In pochi minuti di quel tardo pomeriggio di neve fu cancellata la secolare storia di Romagnano al Monte.

Le case si accartocciarono su sé stesse mentre la terra inghiottiva le cantine, i frantoi, le cose, le persone. E i rubinetti nuovi di zecca. Uno sfacelo irrimediabile, un oceano di polvere e sassi che ha seppellito per sempre un intero paese. Mentre beffardo restava intatto il mostro incompiuto, nella sua cafona moderna potenza. Per anni Romagnano è stata depredata dagli avvoltoi in forma umana che entravano nelle case squarciate a portarsi via il possibile e l’impossibile. Ma nella chiesa della Madonna del Rosario, dove nell’attimo fatale si stava celebrando messa, nessuno ha toccato, per anni, le ostie rovesciate sull’altare, i paramenti sacri e le suppellettili. Se si va a Romagnano al Monte è possibile vedere ancora nelle case i quaderni scompaginati delle scuole elementari, parati anni ’70, elenchi telefonici di “Salerno e provincia, 1980-81”, calcinacci e crocifissi, scarpe e scatolette di marche fallite, fallite da anni. E poi le scuole elementari, e l’unico bar con l’insegna gialla delle vecchie cabine telefoniche a gettone, e i graffiti sui muri dei turisti di passaggio verso altre terre, verso altri mondi. A Romagnano al Monte la vita si è fermata di colpo, come per un infarto. Sognando l’acqua”.

E l’Italia potrebbe fare di questi borghi fantasma, un grande itinerario turistico davvero unico al Mondo. L’Italia non può più guardare avanti senza ricordare ciò che ha lasciato alle spalle: la storia! Questi luoghi potrebbero diventare tutti borghi “archeologici” a vocazione turistica. Un grande patrimonio che da una parte garantirebbe la messa in sicurezza con la mitigazione dei rischi idrogeologici – ha dichiarato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale Archeoclub D’Italia – ma dall’altra parte creerebbero un indotto turistico importante per le parti interne. Abbiamo però borghi – fantasma anche a pochi chilometri dalle coste!”.

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