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ESTE SAEDULI, CIVES! Brevi note sulla decisione assunta di recente dal Sindaco di Bacoli

Napoli, 14 Giugno – Considerato che, negli anni addietro, la stagione torrida ha avuto inizio con un amplissimo margine d’anticipo, reputo del tutti irragionevoli le molteplici doglianze avanzate da una cospicua parte di concittadini in merito ad una presunta “calura”.

Venerdì mattina, nello sgranchirmi le gambe per i viottoli Puteolani (non tanto per diletto, quanto per disbrigare varie commissioni personali), ho notato la presenza di gruppi di persone – molte delle quali, ovviamente, sprovviste di indumenti protettivi -, che non facevano altro che bighellonare: l’ozio è il padrone dei vizi, come affermato da una delle poche massime popolari parzialmente veritiere.

Certi individui fanno tanto i gradassi per la via, ma…..quando si tratta di dare il proprio contributo al progresso spirituale della società, son sempre pronti a darsela a gambe, adducendo a pretesto di tale condotta un ampio ventaglio di baggianate.

Consapevole di quanto poc’anzi descritto – e, soprattutto, memore del principio sancito dal Costituente all’art. 4 -, il Sindaco della città limitrofa di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione, ha messo in atto un’iniziativa tesa a far sì che la normativa in materia di reddito di cittadinanza (RdC) trovasse, finalmente, una concreta attuazione (che il Governo centrale s’è sempre guardato bene dal promuovere): leggendo con scrupolosa attenzione le notizie di cronaca locale, ho appreso che per i Bacolesi destinatari della misura assistenziale in parola il mero sollazzo è giunto al capolinea, perché d’ora in poi dovranno – come del resto previsto dal d.l. 4/2019 – prestare la propria attività al servizio del Comune.

Intendo, dunque, porgere al Primo Cittadino Bacolese le mie più sincere congratulazioni per la decisione assunta: il nostro Paese sta tuttora vivendo una situazione emergenziale dai connotati spaventosi, nel corso della quale molti consociati si son trovati in estrema difficoltà sotto ogni aspetto. Nel vivo di questa fase di convivenza con il Sars-CoV2 v’è un’impellente necessità di responsabilizzazione: occorre, cioè, far capire che il pane – la cui presenza presso ogni famiglia è indispensabile per tirar avanti – va guadagnato mediante la profusione del massimo impegno nel lavoro, poiché è quest’ultimo a costituire il pilastro fondamentale su cui poggia la nostra Repubblica.

Purtroppo la disoccupazione – specialmente quella giovanile – è oggigiorno un’amara realtà: diversi giovani neolaureati, pur di avere la possibilità di rendere le proprie conoscenze oggetto di un servizio nei confronti del Prossimo, si vedono spesso costretti a cercar fortuna in altri Stati, le cui politiche attive del lavoro – diversamente da quelle Italiane – sono improntate alla meritocrazia ed alla valorizzazione di chi si dimostra in grado di dare un apporto significativo al progresso sociale.

Prima del Covid-19, l’Italia è stata teatro di un altro evento di carattere tutt’altro che fasto: alludo alla Seconda Guerra Mondiale, foriera di stragi, morti, emarginazioni e povertà.

Allora, però, le misure “assistenziali” (se tali le si può definire) erano pressoché scarne e, comunque, non sufficienti a garantire un’esistenza dignitosa ad ogni cittadino del Regno: ecco perché molti dei nostri antenati – tra cui il mio caro Nonno materno, tuttora vivente – han dovuto lottare in prima linea contro la miseria, lavorando instancabilmente per potersi costruire un futuro migliore di quello che, altrimenti, gli sarebbe toccato.

La lectio vitae che Josi Della Ragione – andando controcorrente rispetto a Palazzo Chigi e ad altri suoi omologhi – ha inteso impartire a ciascuno di noi ha un contenuto duplice: da un lato, essa tende a far capire ai Cittadini – non solo a quelli più giovani! – che avere il “cocco ammunnat’ e ‘bbuon” (espressione dialettale postbellica, da rendersi in Italiano con “trovarsi la strada spianata senza muovere un dito”) è impensabile, perché significherebbe campare sulle spalle di chi, al contrario, si fa in quattro per arrivare al termine della mesata; dall’altro, si prefigge il fine di ravvivare quel senso di appartenenza alla Nazione di cui molti, ohi noi, sono totalmente all’oscuro: il lavoro – come si evince dagli articoli 1 e 4 della Costituzione – è la pietra miliare della nostra Repubblica e, in virtù di ciò, si configura come un dovere morale.

L’assistenza nei confronti dei meno abbienti è anch’essa una forma di solidarietà; cionondimeno, qualora lo Stato non provveda a far sì che chi ne fruisce ravvisi l’importanza di prodigarsi, si tramuterebbe in un mero assistenzialismo, potenzialmente latore di effetti profondamente dannosi (come nel caso del RdC).

Ripartire significa anche questo: m’auguro che il Covid-19 faccia rinascere in tutti noi, me compreso, quel senso di responsabilità – trasmessoci da chi ci ha preceduto – che pareva esser caduto nell’oblio. Siate laboriosi, Cittadini!

 

Adriano Spagnuolo Vigorita 

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