Cultura

Ecologia Umana e Ambiente naturale minacciato dalla cultura ascientifica dell’ecocatastrofismo basata sul dominio della paura

Napoli, 4 Ottobre – Nel mio saggio “Canale di Pace. Chi vuole la pace non vuole la guerra ma uno stato unico globale” (di cui si riporta, parzialmente, il logo di copertina con il globo sorretto da 3 persone emblematiche della cellula sociale familiare), propongo, dopo un capitolo dedicato all’ambiente magico dei miei nonni letinesi al Canale di Pace,  una nuova interpretazione dell’evoluzione del suddito in cittadino, la paura mediatica della covid19 e la federazione degli attuali 196 stati mondiali.

Quest’ultima proposta è anche anche per distribuire meglio le risorse planetarie e permettere al Paese ad economia più avanzata e con meno burocrazia di coordinare il mondo.

 

 

Oggi il territorio globale è suddiviso da quasi 200 Paesi con oltre 250 lingue, più religioni, più culture poco aggiornate e spesso accademiche cioè ridondanti quasi ottocentesche. Nel saggio ambientale si delinea l’evoluzione del suddito a cittadino (che l’art. 4 della Costituzione nostrana gli assegna il dovere di contribuire al progresso materiale e spirituale dell’Italia). Io che ho un genero tedesco di religione protestante e ho conosciuto l’ambiente dell’Europa orientale e i preti ortodossi anche all’estero, ho una visione meno provinciale anche dell’ambiente religioso per cui se scrivo di religiosità e di papi non vado fuori tema. Il mio saggio ambientale suddetto non l’ho ancora pubblicato perché in Italia, ho notato con gli anni, è venuto a mancare il rischio d’impresa e le case editrici ti fanno pagare per stampare il tuo libro che poi devi comprarlo da loro: inganno e beffa evidente! Prima della crisi economica ultima tale rischio esisteva di più e il libro veniva stampato dall’Editore senza derisione dell’Autore pur salvaguardando l’arbitrio dell’Editore a stampare o meno poiché l’Autore potrebbe stravedere per la sua creatura culturale, magari con più vizi che virtù da diffondere al lettore. Premetto ciò perché non è estraneo dal contenuto di questo articolo che ha un titolo impegnativo e che tocca interessi culturali consolidati, ma non sempre validi per la crescita del cittadino e non per alimentare con l’informazione, con i media consenzienti, il suddito, ancora. L’Ambiente è un insieme di Natura e Cultura, con il primato della cultura sulla natura da dopo la rivoluzione industriale poiché la potenza tecnologica, generata dalle scoperte scientifiche, rende l’Uomo artefice del proprio ambiente anche planetario. Da qualche decennio però si fa sempre più strada tra i paladino o nuovi tribuni del popolo, soprattutto dei più poveri, la cultura dell’ecocatastrofismo di moda culturale che nasce anche dal biocentrismo di matrice anglosassone. Secondo questa cultura di moda, che sostituirebbe la precedente dell’antropocentrismo, l’uomo è l’inquinatore per antonomasia della Natura, che se lasciata in pace ci renderebbe quasi felice.

Il concetto di felicità della natura è stato introdotto da alcuni ecologi che hanno semplicemente detto e scritto che le scogliere coralline e le foreste equatoriali hanno il massimo di vita e di biodiversità. Gli interpreti, non ecologi né naturalisti hanno scambiato ciò con l’esclusione dell’uomo inquinatore che danneggerebbe tutto il paradiso terrestre naturale. In realtà l’incidenza umana sulla natura è aumentata dalla rivoluzione neolitica con l’uomo stanziale, agricoltore e addomesticatore di animali e piante per la sua economia intensiva e non più estensiva come era nel paleolitico quando era nomade e raccoglitore nonché cacciatore. Da poco tempo si fa strada anche l’ecocentrismo, che cerca di mediare le due correnti di pensiero suddette mettendo a centro la l’Ambiente che comprende anche l’Uomo e le sue cambiate necessità. Dunque se l’uomo è inquinatore non lo fa per cattiveria, ma solo perché non informato realmente ed educato a prevenire e curare gli inquinamenti dell’aria, dell’acqua, del suolo e della biosfera. La tecnologia di cui oggi dispone l’uomo,soprattutto nelle economie avanzate, gli permette di disinquinare in gran parte quelle aree del pianeta che ha alterato quando era preso dal mito del progresso ad ogni costo, che in Italia è stato nel periodi del boom economico 1953-73, in Gran Bretagna, Germania, Francia, ecc. è iniziato un po’ prima.

I media, purtroppo, asserviti spesso ai politicanti di bassa cultura (che sempre più, in Italia almeno, raggiungono i vertici di alcuni partiti e di alcuni governi e ciò è colpa dell’indifferenza del suddito alla politica), diffondono informazioni che pongono in rilievo la paura causata dall’inquinamento della natura senza proporre soluzioni realistiche e non solo demagogiche e populiste.

 

 

Le varie Agende di organismi sovranazionali di frenare il progresso e destinare ingenti risorse per limitare l’emissione di gas nocivi nell’atmosfera non trovano tutti e 196 gli stati concordi e ad opporsi sono non solo gli USA ad economia avanzata, ma anche l’India, la Cina, il Brasile, ecc. ad economia attardata. Anni fa il famoso MIT propose lo sviluppo zero, che fece gridare evviva ai radicalsich mondiali e preoccupazione agli altri. Tra i non vaccinati all’ecocatastrofismo con l’uomo inquinatore e cattivo c’è anche lo stato del Vaticano (risultato da un processo storico da riesaminare e sempre pronto a fare accordi con i propri ambasciatori anche in Cina, non a caso ora è in disaccordo con gli Usa) che con l’Enciclica dell’ultimo papa, gesuita di formazione, ha tra l’altro ha scritto: ”48. L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta: «Tanto l’esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente più povera». Per esempio, l’esaurimento delle riserve ittiche penalizza specialmente coloro che vivono della pesca artigianale e non hanno come sostituirla, l’inquinamento dell’acqua colpisce in particolare i più poveri che non hanno la possibilità di comprare acqua imbottigliata, e l’innalzamento del livello del mare colpisce principalmente le popolazioni costiere impoverite che non ha dove trasferirsi. L’impatto degli squilibri attuali si manifesta anche nella morte prematura di molti poveri, nei conflitti generati dalla mancanza di risorse e in tanti altri problemi che non trovano spazio sufficiente nelle agende del mondo. 49. Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e d’incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali. Ciò a volte convive con un discorso “verde”. Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. 50. Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di “salute riproduttiva”. Però, «se è vero che l’ineguale distribuzione della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo sviluppo e ad un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale». Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi. Si pretende così di legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare, perché il pianeta non potrebbe nemmeno contenere i rifiuti di un simile consumo. Inoltre, sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli alimenti che si producono, e «il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla mensa del povero». Ad ogni modo, è certo che bisogna prestare attenzione allo squilibrio nella distribuzione della popolazione sul territorio, sia a livello nazionale sia a livello globale, perché l’aumento del consumo porterebbe a situazioni regionali complesse, per le combinazioni di problemi legati all’inquinamento ambientale, ai trasporti, allo smaltimento dei rifiuti, alla perdita di risorse, alla qualità della vita”.

Considerato che a scuola, ad iniziare dall’elementare di Letino degli anni Cinquanta, ci sono andato per imparare a leggere e un po’ meno a scrivere, spesso faccio errori di distrazione, dopo la lettura di quanto riportato dell’enciclica “Laudato sì’” come si fa a non notare la difesa demagogica dei poveri e l’uso retorico della giustizia sociale frammista alla cultura eco catastrofica globale e quasi sempre con il dominio della Natura sulla Cultura. Ciò denota a mio giudizio una informazione non obiettiva né aggiornata da cultori veraci d’Ecologia in generale e di Ecologia Umana in particolare. Non a caso lo Stato del Vaticano è stato ed è ancora un poco sorprendente arbitro dei destini politici dell’ambiente sociale italiano e non solo quando condiziona anche il voto di chi va ancora a votare come fece il cardinale emiliano alla scorsa tornata elettorale regionale, che invitò a votare per il centrosinistra. Dunque un cardinale che non vien richiamato dal suo re o papa ad essere al di sopra della competizione elettorale, firma la sua scelta di campo filocomunista? Perche no! Oppure quando il n.2 della gerarchia vaticana, card. vicentino, Parolin, invita a non regionalizzare la scuola, soprattutto al suo originario Veneto, come si fa a non pensare la scelta di campo, ancora a sinistra del Vaticano? Allora le voci che questo papa è comunista non sono infondate né frutto di preconcetti. Egli, da medio gesuita, non sa che il nostro ambiente sociale, almeno italiano, non è un’applicazione integrale del capitalismo ma è uno stato sociale a metà strada tra capitalismo competitivo e collettivismo massificante o comunisteggiante. L’attuale Segretario Generale della CGIL, Landini, ha definito l’Italia con un eufemismo efficace: ”Sussidistan”! Noi abbiamo un governo basato sulle promesse di soldi a pioggia sempre ai poveri (reddito di cittadinanza grillina, bonus renziano con premi ai dirigenti scolastici per la sua”buona scuola”, ecc. fondi europei attesi dal Sud anche e direi soprattutto per ingrassare le mafie che controllano anche parte significativa dei feudi elettorali,ecc.) nonostante il governatore del Veneto supervotato nel suo feudo elettorale regionale, a Schio (VI) abbia dichiarato che c’è bisogno di ridurre l’odio sociale, evidentemente si riferiva al vittimismo della sinistra anche quando governa. Noi abbiamo una politica che prende al ricco per dare al povero fino a ridurci tutti poveri, questo è l’obiettivo del Pd e dei suoi cugini democratici cristiani bergogliani? Perché no se le prove non sono poche né irrilevanti e divergenti! Eppure la finzione di osannare  paladini o i nuovi tribuni della plebe non è poca, anzi abbonda al governo con l’ipocrisia “di chi sta sempre dalla ragione e mai del torto” come dice una nota canzone. Se il papa tedesco avesse avuto più carisma popolano questo papa non sarebbe giunto dall’America Latina, intrisa di cattocomunismo culturale. Questo papa svuota le chiese e riempie le piazze con i suoi ponti e muri abbattuti dalla retorica cattocomunista senza ricordare mai che disse il Discepolo dei cattolici”dare a Cesare quel che è di Cesare…”. Anche il papa polacco aveva il carisma di svuotare le chiese e riempire le piazze ed ammirava il “verbo” francescano del XIII sec., ma sicuramente non era artefice della demagogia cattocomunista, anzi! Lo schierarsi con la Cina e contro gli Usa, del Segretario di Stato Vaticano, Parolin, è un altro esempio emblematico dell’artefice di Laudato sì’ che troppi ritengono una sorta di reliquario, tranne me e non solo suppongo.

Il monito di A. Einstein sia sul pensare con la propria testa che la lettera sulla religione, venduta milioni di dollari all’asta, devono farci più riflettere e non studiare Einstein solo per la teoria della relatività durante le lezioni di fisica o di scienze naturali quando si spiega l’enorme quantità d’energia che emana la stella Sole da cui la biosfera terrestre dipende anche per la fotosintesi clorofilliana e non solo per la temperatura vitale che assicura al pianeta che ospita la vita da 3,6 mld di anni e l’Homo sapiens da solo 36 mila anni anche se i suoi avi giungono a 3,2 mln di anni con nonna Lucy o “Australopitecus afarensis”, rinvento in Etiopia. Oggi sul pianeta Terra vivono 7,5 miliardi di individui della nostra specie biologica d’appartenenza di cui solo un quinto è iniziato alla religione promossa dallo stato Vaticano, che cerca di diffonderla di più anche in Cina, magari importando poi migliai di preti- con l’attuale carenza cronica in Europa occidentale- visto che là il costo per produrli, pardon formarli, è molto meno costoso che nel nord del mondo. Bergoglio, da buon discendente popolare, non ha saputo superare la cultura dell’odio di classe diffusa dal tedesco C. Marx ed applicata dai russi Lenin, Stalin, Mao e italiani Togliatti, Berlinguer, che essendo figli della piccola borghesia l’anno applicata pasticciata come fa oggi il governo di centrosinistra prezzemolata dai burloni di corte medievale come appaiono a molti i grillini. Ma torniamo a scrivere dell’Ecologia Umana e la cultura mistificante dell’ecocatastrofismo di moda attuale che tanto fa prese nei media superficiale e dunque nella massa informe popolare che ha i suoi tribuni, come ai tempi di Roma repubblicana tanto decantata dal patavino Tito Livio. Se diamo credito ad un’esponente di una nota Associazione ambientalista, in salsa culturale italiana, riscontro  alcuni errori scientifici e dunque più obiettivi commessi, nel leggere: “Le ragioni del Pianeta, del futuro dell’Umanità e delle altre specie viventi richiedono oggi scelte consapevoli e ambiziose capaci di cogliere le opportunità e superare gli ostacoli alla piena realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030. E’ necessario riconoscere – ha affermato Donatella Bianchi, Presidente del WWF – pienamente la stretta interdipendenza tra le crisi planetarie dovute alla perdita di biodiversità, ai cambiamenti climatici, alla pandemia da Covid-19 e il conseguente peggioramento delle condizioni di povertà, dell’ineguaglianza e della sicurezza alimentare per un futuro che sia equo e sostenibile. Primo obiettivo fra tutti il raggiungimento del “nature positive”, che sia il risultato di impegni concreti assunti nell’arrestare e invertire la curva declinante della biodiversità planetaria attraverso ambiziosi e pervasivi interventi di ripristino degli ecosistemi che favoriscano la resilienza degli ecosistemi naturali. Bisogna riconoscere pienamente che la natura fornisce soluzioni a sostegno della salute umana, del nostro benessere e della nostra prosperità e che, quindi, vanno aumentati decisamente gli sforzi anche finanziari per la conservazione del capitale naturale comune a tutta l’umanità che contribuisce alla metà del PIL mondiale”. Cara esponente ambientalista, in salsa italiana, chi lo ha detto che stiamo perdendo biodiversità planetaria? Mai come in questa era geologica, con la dinamica applicata della tettonica a zolle o a placche, il pianeta Terra ha avuto tanti continenti e mari diversi per clima e biosfera ricca di biodiversità rispetto all’era in cui vi era un solo continente Pangea e un unico mare Pantalassa. Dunque le condizioni per la biodiversità attuale sono migliori del passato Certo che alcune specie vengono minacciate d’estinzione per l’abbondanza di plastica nell’idrosfera oppure per la riduzione di ippopotami perché dal corno ricavano ingredienti per alimentare una diffusa sottocultura dominante nelle fantasie disinformate.

Ma queste ed altre realtà non vanno generalizzate a tutta l’umanità colpevole, vanno individuate le cause e ridotte anche con interventi sovranazionali senza escludere l’Unione Europea per il suo sud dentro e confinante oppure l’ONU su scala globale, ma anche là è tempo di non assegnare la stessa validità al voto espresso dal tribuno di un Paese a forte economia attardata e dunque società meno emancipata e cultura spesso tribale, ed un tribuno di un Paese ad economia avanzata con scolarizzazione di massa ed alto numero di laureati come i Paesi del Nord Europa, gli USA e pochi altri. Ecco perché propongo gli Usa come stato guida della federazione nel mio saggio ambientale suddetto. Gli USA a differenza di altre superpotenze militari, hanno un reddito procapite molto più alto, più partiti in competizione elettorale di altri, più persone che lavorano per l’economia avanzata che tira, una classe media ancora esistente, più culture interne tolleranti. Cina, India e Russia non hanno questi requisiti di democrazia avanzata sia pure con non pochi problemi esistenti in USA.

Un’altra precisazione di comparazione obiettiva e d’Ecologia va fatta. Un vulcano medio-grande, che erutta, emette tanta di quell’anidride carbonica, ecc., che più secoli di sviluppo industriale non riescono ad equiparare per le emissioni analoghe dalle ciminiere minerarie e industriali nonché dai tubi di scarico di riscaldamento domestico e d’automobili. Dunque è ora di non mettere in cattedra certa moda informativa ecologica di dare addosso all’uomo cattivo che distrugge ed inquina il pianeta Terra, ma senza, ovviamente, sottovalutare i problemi realmente esistenti di uso distorto delle risorse planetarie. Per quest’ultime ho scritto nel mio saggio ambientale, prima citato, che un unico stato globale federale di quelli esistenti potrebbe meglio distribuirle ai 7,5 miliardi di persone che vivono in tanti Paesi attuali con molte lingue diverse e troppo sottoculture, derivanti anche dalla non scolarizzazione popolare, in paesi poveri e le religioni sulle quali non esprimo giudizio negativo, ma tollerante. Tollerante si, ma non accondiscendente alla monocultura religiosa, cattolica nella fattispecie, come fanno in troppi in Italia con la politica, anche religiosa, espressa dall’attuale re del Vaticano (fino a prova contraria lo stato del Vaticano è una monarchia assoluta). Essa, a me pare, lontana non poco da un altro papa, pure di origini popolari e non borghesi, Giovanni XXXIII, che non era vittima della cultura di suddito del dogma egalitarista e populista del cattocomunismo. Il cattocomunismo era, al tempo del “papa buono” un fenomeno culturale inesistente, ma giunto dopo per l’incontro tra solidarismo cattolico e marxista come precisò bene il noto Pedagogista, Giovanni Gozzer, autore anche del “Capitale Invisibile” ad un corso d’aggiornamento per docenti, circa 30 anni fa, alla Scoletta del Santo a Padova. Ieri il Vaticano ha promulgato un’altra enciclica dopo la Laudato sì’, ed entrambe sono sulla scia culturale dell’Ecologia integrale, che potrebbe mistificare la già mistificata cultura dell’ecologia dell’ecocatastrofismo, basato sul “verbo” della paura!

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Pace (già prof. d scienze naturali in Italia e all’estero, con Certificato Int.nale di Ecologia Umana dell’Università di Padova)

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