L’APPELLO DELLA SIGEA A SALVARE I CENTRI STORICI A RISCHIO
Osso (geologo, Presidente – SIGEA Calabria): “Crollano alcuni centri storici italiani. Salviamo Amantea in Calabria! Ieri solo per un caso non ci sono state gravi conseguenze alle persone”. Argentino (architetto Sigea locale) : “Amantea deriva da Al Mantiah “la Rocca”. Ieri il crollo di parte di un centro storico millenario”,
Napoli, 20 Gennaio – “Crollano alcuni centri storici italiani come ad esempio Amantea in Calabria. Magari sono centri storici poco conosciuti ma di straordinaria bellezza. Aggrappato a mezza costa su uno sperone roccioso sovrastato dal castello e da una cinta muraria, si protende verso il mare fino alla porta e al quartiere di Catocastro (sotto la fortezza). Da una prima analisi appare evidente che erano già presenti delle fratture e che le recenti piogge e il repentino abbassamento delle temperatura abbiano destabilizzato ulteriormente le precarie condizioni di stabilità.
I crolli si erano già verificati in passato. Ricordiamo le ordinanze di sgombero negli anni ’60 per caduta di blocchi e pietre e la morte di una bambina negli anni ’50 perché colpita alla testa da una grossa pietra. Altri crolli avevano interessato il centro storico come quelli parziali avvenuti alla Torre di avvistamento e al castello, o a Palazzo Cozza (antico palazzo nobiliare, poi divenuto casa della carità e scuola all’inizio del ‘900), quelli di alcune case su Corso Umberto I”. Lo ha affermato Gaetano Osso, geologo e Presidente della Sezione Calabria della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
“Ancora più di recente sono stati eseguiti gli interventi di messa in sicurezza della volta e delle pareti della splendida grotta marina situata alla base del versante. Appare evidente che l’ubicazione a mezza costa su un versante di calcarenite possano essere causa di crolli e smottamenti. D’altra parte la genesi geologica della Calabria – ha proseguito Osso – dove il substrato a falde di ricoprimento di terreni e rocce disparate, i numerosi cicli tettonici, le condizioni climatiche e l’alterazione delle rocce determinano condizioni di fragilità del territorio e di instabilità dei versanti tra le più alte d’Italia. Non per nulla la definizione più nota è: uno sfasciume pendulo su due mari, dovuta a Giustino Fortunato.
I crolli già avvenuti e soprattutto quelli che potranno ancora avvenire a causa dell’incuria dell’incapacità di prevedere manutenzioni o interventi mirati, ci pongono di fronte ad un problema emblematico che è la perdita di quelle opere materiali che sono il nostro passato e la nostra identità. Le caratteristiche del paesaggio si stagliano nette già dal primo sguardo: il rilievo roccioso si eleva bruscamente a forma tronco-piramidale già dall’esile pianura costiera, vicino al mare, e culmina in corrispondenza del terrazzo marino occupato dal castello. L’abitato appare quasi mimetizzato dalle similari tenue colorazioni delle pietre dell’edificato e delle rocce affioranti, costituite dalle serie prevalentemente calcarenitiche del Tortoniano”.
Un borgo meraviglioso con una storia millenaria ed occupato nell’ XI secolo dagli Arabi.
“Se nulla si può fare per cambiare la geologia della Calabria certamente appare un grave ed irreparabile danno la mancata tutela delle bellezze architettoniche e paesaggistiche di un territorio che merita maggiore attenzione – ha dichiarato Myriam Argentino, architetto e componente della sezione locale della SIGEA – soprattutto nell’ottica di una doverosa crescita sociale e economica, richiamata nella Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, che considera ogni paesaggio un punto di riferimento per l’identità delle persone che lo abitano.
Se a determinare il paesaggio nell’antichità è stata la necessità di sopravvivenza, sia per difesa sia per sfamarsi, è singolare costatare che la sua conservazione, intesa come il non-scempio, sia affidata solo alla noncuranza e l’assenza di interessi economici. La storia millenaria del suo territorio parte dai ritrovamenti dell’età del bronzo poco più a sud, dove i ritrovamenti di età ellenistica collocano la leggendaria Temesa, citata da Omero e continuano con la presenza di ville romane”.
Castrum bizantino fu poi occupato dagli arabi che ne fecero uno dei tre Emirati in Calabria nel XI sec. e da cui, probabilmente deriva il nome Amantea da Al Mantiah (la Rocca).
La storia scorre con il susseguirsi degli eventi e delle occupazioni che interessarono il meridione d’Italia fino al famoso assedio francese in cui Amantea fu l’ultima piazzaforte a cadere nel 1806. Altrettanta fama raggiunse per i commerci (già con l’ossidiana delle vicine Isole Eolie) e per la marineria e la pesca in quanto fu porto conosciuto per lunghi periodi storici. Ieri, intorno alle 13.30, un forte boato e una nuvola di polvere ha scosso la quiete delle cittadina tirrenica. Un grande blocco di roccia si è staccato dalla parete nella zona di Pizzone che segna il confine tra il quartiere di Catocastro, a ovest, dal quartiere da Chiazza (la piazza), a est.
Le condizioni morfologiche del posto, con tratti a strapiombo, non avevano permesso la costruzione di case in quel punto. L’ammasso roccioso è crollato proprio in mezzo a due palazzi, quello Mirabelli Centurione, di grande pregio architettonico, ed un altro palazzo.
Gran parte dell’ammasso roccioso è crollato sull’unica strada che attraversa il centro storico, la vecchia SS18, per poi adagiarsi proprio sul muro di quest’ultima abitazione. Una parte è caduta dal ciglio lungo il versante. Per un caso molto fortuito non si sono registrate vittime.
Ancora più grave appare, per l’ennesima volta, l’assenza di attenzione non solo verso i beni culturali ma, soprattutto, per la tutela delle vite umane.
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