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Covid-19 e cambiamento climatico: che fine hanno fatto le farfalle?

Surriscaldamento climatico. Cementificazione selvaggia. Aria inquinata: le farfalle scompaiono, rompendo così un intero ecosistema.

 

 

Napoli, 18 Maggio – Con l’arrivo della primavera nasce una sorta di risveglio dal letargo invernale ed aumenta il desiderio di gite in campagna, al mare o in qualsiasi luogo aperto dove l’incessante opera della natura apre le danze, in colori e profumazioni inebrianti, lasciandoci a bocca aperta a contemplare uno spettacolo infinito.

 In questo lungo periodo abbiamo notato alcuni animali invadere, o meglio riappropriarsi di nuovi spazi, considerando il silenzio delle strade indisturbate.

Quelle che stanno completamente scomparendo sono le farfalle che, nel corso dei secoli, sono riuscite a resistere a qualsiasi grande cambiamento della geografia urbana. Compreso l’avvento delle fabbriche con la rivoluzione industriale. Dove sono finite? Che fine hanno fatto?

Dal greco “lepis” e “pteròn”, cioè “scaglia” e “ala”, i lepidotteri si trasformano in bellissimi insetti, grazie alla loro capacità accordata dalla natura di fruire della metamorfosi. Sono tra i primi grandi maestri ad insegnarci a non fermarsi di fronte alle apparenze.

La farfalla grazie alla sua spiritromba, uno specifico adattamento evolutivo, riesce  a prelevare il nettare di fiori, cosa che nessun insetto è capace di fare, svolgendo così l’importantissimo ruolo di impollinatrice, e grazie al suo contributo possiamo godere di moltissime specie vegetali.

Di estrema importanza anche dal punto di vista scientifico, poiché costituiscono degli ottimi bioindicatori. Dalle loro essenziali dinamiche si possono ottenere informazioni dettagliate e complete sugli effetti dell’inquinamento. Le cause principali di una quasi improvvisa scomparsa, di questo insetto, da molte zone, è attribuita all’azione dell’uomo. La modifica dell’uso del suolo, è uno dei principali imputati. Senza ombra di dubbio la causa più incisiva e distruttiva che annienta in modo diretto e permanente il loro habitat.

Se pensiamo, infatti, agli standard di vita che hanno procurato, nel tempo, una forte richiesta di suolo in campo edile come per i trasporti, possiamo farci un’idea più chiara di ciò che accade. Tale sviluppo costituisce una distruzione permanente di vaste aree naturali le quali diventano irrecuperabili  e dannose  per le farfalle. Pochissime specie riescono a sopravvivere in aree urbane se superano piccoli appezzamenti di terra non presieduta dall’uomo e se sono presenti alcuni giardini naturali.

Altro importante fattore è l’inquinamento dell’aria. Esso costituisce una seria minaccia all’equilibrio naturale e alla loro sopravvivenza, essendo estremamente sensibile agli inquinanti chimici nell’ambiente, che alterano in modo invasivo gli equilibri del clima. E’ noto che le farfalle hanno bisogno di aria pulita e non contaminata, ne consegue che le minime alterazioni atmosferiche hanno un effetto diretto e disastroso, sia a breve che a lungo termine.

C’è dunque necessità di ricorrere ad equipe scientifiche di tutto il mondo per ottenere pareri qualificati, affinché insieme al pericolo di estinzione di insetti come le farfalle, non provochi l’innesco a catena di un letale squilibrio dell’ ecosistema da cui dipende la vita.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: se molteplici specie animali si sono momentaneamente riappropriate degli spazi vitali, come mai le farfalle non si vedono? C’è, forse, in tutto questo, lo zampino di una “nuova tecnologia” che sta facendo già discutere mezzo mondo??

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