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Coronavirus, Studio Legale Vizzino:”Sanità e cultura alla deriva: abbandonati dalle strutture sanitarie e diritto all’istruzione negato per i minori in stato di isolamento fiduciario”

LA STRAFOTTENZA DELLE ISTITUZIONI FA PIU’ VITTIME DEL CORONA VIRUS

 

 

Napoli, 14 Ottobre – Destano sgomento e paura le notizie e le immagini trasmesse dai media nazionali andate in onda su tutte le reti televisive e che riguardano la denuncia del vergognoso stato organizzativo e gestionale in cui versano le Strutture Sanitarie Pubbliche in Campania. Cittadini spaventati, sconfortati e allarmati dalle penose condizioni che sono costretti ad affrontare quotidianamente in merito alla possibilità di accedere in sicurezza ai presidi ospedalieri e sottoporsi a controlli medici e tamponi naso – faringei onde conoscere il proprio stato di salute e tranquillizzarsi in merito anche alla possibilità di poter nuocere a un proprio familiare trasmettendogli il Virus.

Le immagini in TV hanno mostrato decine e decine di persone in fila, sin dalle prime ore del mattino, costrette a stare anche delle ore sotto la pioggia e al freddo, ammassati l’uno sull’altro senza la possibilità di rispettare il dovuto distanziamento sociale. Ma purtroppo non è tutto, abbiamo dovuto constatare anche l’assenza di controlli e l’incapacità delle autorità di riferimento che non solo hanno omesso di garantire il rispetto delle norme di sicurezza e di tutela delle persone ma addirittura nel caso dell’intervento del giornalista Luca Abete, incaricato di documentare le violazioni e le gravi condizioni dei cittadini, lo stesso è stato allontanato e zittito con violenza!

Con buona pace di chi insiste e ribadisce che i Protocolli Sanitari vengono applicati correttamente e che non c’è nessuna disfunzione organizzativa a livello Regionale e Sanitario, bisogna prendere atto concretamente di ciò che sta accadendo.

Ribadiamo il nostro impegno a far sì che le cose cambino e che le Istituzioni prendano provvedimenti concreti in tal senso.

A questo punto, è doveroso ringraziare tutte le testate giornalistiche e le reti televisive, in particolare la giornalista di Rai tre, F.G., e il giornalista del Corriere del Mezzogiorno, E.V, che, unendosi alla nostra battaglia contro la malasanità e la mala gestio istituzionale, si sono occupati della triste vicenda che sta interessando la Campania in questi difficili momenti. Ci hanno contattato per avere notizie delle storie drammatiche che alcuni concittadini ci avevano raccontato e hanno contribuito fortemente all’attenzione mediatica di questi casi, attraverso servizi televisivi in diretta e articoli giornalistici.

E’ di fondamentale importanza portare alla conoscenza di tutti i raccapriccianti avvenimenti di cui sono vittima il popolo napoletano in questo momento, solo così possono essere sensibilizzate le Istituzioni e spinte ad agire al più presto.

I cittadini, soprattutto quelli in condizioni economiche precarie, stanno vivendo davvero un incubo e le problematiche sono talmente gravi che implicano una forte presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutti gli organi competenti che non possono più nascondersi dietro l’esaltazione di una eccellenza della Sanità Pubblica Campana che di fatto, in molti casi, non c’è. Solo pochi giorni fa, per far fronte all’emergenza sanitaria, i governi regionali hanno concesso alle strutture e cliniche private la possibilità di effettuare i tamponi a pagamento e questa è solo l’ennesima dimostrazione del grande divario economico e sociale diventato oramai una voragine insuperabile. Ancora una volta i diritti dei più deboli vengono schiacciati e sono sempre loro a dover pagare le conseguenza dell’inettitudine e dell’inefficienza degli organi competenti il cui compito sarebbe proprio quello di garantire in maniera egualitaria il diritto alla salute. Non tutte le famiglie hanno la possibilità di pagare 70 euro a tampone per ogni componente della famiglia né tantomeno hanno la possibilità di acquistare medicine e presidi medici per fronteggiare la pandemia. 

A questo punto, ormai, non ci sono più dubbi e non esistono più scuse. Non si può continuare ad evadere il problema archiviandolo pubblicamente sotto il nome di notizia falsa o come attacco mirato nei confronti di una amministrazione neo eletta. Tutto quello che sta succedendo è vergognoso e ci dobbiamo rifiutare categoricamente di accettarlo passivamente.

Una delle ultime notizie, a dimostrazione dei gravissimi disagi conseguenti a una mala gestio da parte delle Istituzioni, riguarda proprio il caso di un’infermiera del P.O. “ A. Cardarelli”, che non riesce a tornare a lavoro dopo quasi 40 giorni di quarantena. Nel caso denunciato, la burocrazia la costringe in casa fino a quando non avrà il dispositivo dell’ASL che certifichi l’avvenuta negativizzazione dei tamponi. Da quando ha scoperto la sua positività al Covid, lo scorso 9 settembre,  è chiusa in casa con il marito e i quattro figli minorenni. A causa di tale isolamento, come denuncia la donna, si sono infettati anche il marito e due dei figli minori. Questa storia rappresenta un ulteriore esempio delle negligenze, incompetenze e ritardi dell’ASL che ancora una volta abbandona a se stessi una famiglia intera con quattro bambini.  Tutto questo è davvero sconcertante e ci lascia basiti quasi quanto le parole annunciate in diretta televisiva che parlano di eccellenza della Sanità e di funzionalità impeccabile delle ASL!

Quanto fatto fino ad ora è risultato insufficiente ed infruttuoso. E’ necessaria, dunque, un’intesa tra pubblico e privato che permetta di mettere in sicurezza la situazione sanitaria e la salute dei cittadini. Per una società meno vulnerabile e più resiliente servono comportamenti responsabili e critiche costruttive, al fine di esplorare nuove strade di convivenza civile.

Il lassismo, l’inerzia e i ritardi negli interventi sono i fattori esclusivi che hanno causato e provocato i grandi numeri dei contagi registrati e certamente se si continua così, come è stato dichiarato anche da Ricciardi si arriverà ben presto alla quota di 16.000 casi al giorni. 

Il Presidente dell’Associazione Anestesisti rianimatori ospedalieri, Dott. Vergallo, alla luce degli ultimi dati sul contagio diffusi in Campania ha voluto mettere tutti in guardia dichiarando che se l’andamento dei casi di Corona Virus continuerà con questi ritmi e senza ulteriori misure di contenimento, in meno di un mese le terapie intensive al Sud potranno andare in sofferenza in termini di posti letto disponibili.

Dunque, cosa stiamo aspettando? Possibile che non vengano presi provvedimenti e misure di contenimento?

Il Governo Regionale della Campania ha già accumulato ritardi imperdonabili e compiuto omissioni gravissime. Non possiamo rischiare di arrivare a punto di non ritorno per poi prendere provvedimenti, perché in quel caso sarà già tardi.

Vista la situazione non ci sono elementi che non ci consentano di parlare di Pandemia colposa!

Le stesse problematiche si riscontrano anche in occasione degli accessi in Ospedale. Abbiamo avuto modo, infatti, di verificare che in moltissimi casi chi si reca presso la Struttura Sanitaria Pubblica  per effettuare il tampone maso-faringeo, non solo si ritrova a dovere fronteggiare code interminabili che possono durare anche 5-6 ore, ma una volta effettuato l’accertamento e in attesa del risultato viene fatto accomodare in una sala di attesa nella quale oltre al sovraffollamento numerico di persone si può incorrere anche nella presenza di soggetti positivi, con il rischio altissimo di contrarre il Virus proprio in quella circostanza.

La gravità della situazione in cui ci troviamo ci obbliga, anche nella qualità di privati cittadini, ad una attenta e accurata analisi delle varie e possibili soluzioni da attuare. 

Il primo dato certo che viene in rilievo dalla nostra analisi, oltre alla esigenza di prevedere stipendi adeguati per i medici, è le necessità immediata e imprescindibile di predisporre nuovi bandi e nuovi concorsi per l’assunzione di medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Incrementare in maniera significativa il personale sanitario potrebbe rappresentare il punto di svolta nella dura lotta al Corona Virus e segnare il punto di partenza per diminuire drasticamente le gravi disfunzioni registrate in questo campo con riguardo ad omissioni e ritardi nell’effettuare i tamponi e comunicare i relativi risultati. Ai fini della realizzazione di tale obiettivo chiediamo alle Istituzioni competenti d abrogare il requisito del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina. 

In secondo luogo, segnaliamo al Legislatore la necessità di istituire una normativa ad hoc in grado di inquadrare, rivoluzionare e definire concretamente il ruolo del “medico di base” in quanto rappresenta il primo punto di riferimento in ambito sanitario per il paziente ed è quindi potenzialmente in grado di attivare sin da subito la rete degli interventi sanitari soprattutto in caso di positività al Covid-19. Dunque, data la qualità e la delicatezza del ruolo del medico di famiglia, noi chiediamo l’attribuzione di compiti e responsabilità concrete ed effettive in capo allo stesso e anche l’assegnazione di una qualifica realmente decisiva all’interno della catena dei vari protocolli sanitari riferiti alla pandemia in corso.

Altamente propedeutico allo scopo che si vuole raggiungere con questa proposta legislativa rileva la previsione di personale infermieristico in grado di affiancare il medico di base e coadiuvarlo nello svolgimento del delicato compito assegnatogli. Dunque, all’interno di ogni studio medico dovrà essere preordinato un infermiere specializzato così da ridurre al minimo la distanza paziente – medico e contestualmente potrà essere esaltato al meglio la costruzione di un rapporto diretto, immediato e altamente efficace.  Infine, a completamento dell’intervento di riforma, bisogna prevedere la possibilità per il medico di base di effettuare in prima persona i tamponi naso – faringei per i propri pazienti in modo tale da risolvere il problema delle tempistiche di attesa e dei ritardi nelle comunicazioni dei risultati.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE: INCERTEZZA E PAURA DEI CITTADINI

 Lo Studio Legale Vizzino, nella persona dell’Avv. Riccardo Vizzino, da sempre attivo sul territorio e attento alle problematiche più preoccupanti che riguardano il Mezzogiorno, si sta occupando della drammatica situazione che sta vivendo il popolo napoletano in questi ultimi mesi e precisamente da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19.

Abbiamo gioito e festeggiato quando il Governo ha annunciato il ritorno alla normalità e venivano ripristinate le attività lavorative. Siamo usciti dall’isolamento domestico, abbiamo abbracciato amici e parenti che non vedevamo da mesi e ognuno di noi ha ripreso il proprio lavoro. Siamo stati chiamati al sacrificio e all’osservanza di regole fortemente restrittive della nostra libertà personale. E’ molto triste dover prendere atto che tutto quanto fatto sino ad ora rischia di essere vanificato da una gestione statale e regionale caotica e inconcludente nonché poco trasparente.

Ci siamo crogiolati nella speranza che l’incubo del Corona Virus fosse stato debellato e soprattutto ci siamo affidati totalmente a quanto di volta in volta veniva stabilito e decretato dal Governo Centrale e dalle Istituzioni Regionali. In Campania abbiamo tenuto il passo con i numerosissimi Decreti dettati dal Presidente della Regione, Vincenzo De Luca.

GLI OPERATORI SOCIO –  SANITARI:  LA CATEGORIA DIMENTICATA

 Quello che sta accadendo rappresenta il risultato di provvedimenti e misure inidonee che si sono susseguite soprattutto dal mese di agosto, allorquando sono state allentate drasticamente e inspiegabilmente le misure di prevenzione e di sicurezza.

Oggi stiamo assistendo ad una situazione tragica. E’ delle ultime ore, infatti, l’allarmante dato statistico diffuso dai media sul numero giornaliero di contagi in Campania che è arrivato a quota 780 casi. Il Consigliere del Ministro della salute, Walter Ricciardi, conferma le nostre preoccupazioni; negli ultimi giorni ha infatti dichiarato che se le cose non cambieranno drasticamente si rischia di arrivare, entro dicembre, a 16.000 casi di contagi al giorno! Secondo il Consigliere, inoltre, uno dei modi per evitare il disastro sarebbe quello di predisporre immediatamente il rafforzamento delle terapie sub intensive e dei pronto soccorso ed effettuare più test e tracciamento con i dipartimenti di prevenzione.

Una riflessione è d’obbligo proprio in riferimento alla mancata predisposizione di concorsi pubblici e assunzioni di medici, personale infermieristico e operatori socio sanitari (OSS) che avrebbero potuto rappresentare una decisiva risorsa nella lotta al Corona Virus.

In primis è necessario comprendere le effettive qualifiche e competenze dell’OSS per poterne capire il ruolo e la portata della sua funzione.  Si tratta di un operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario. Favorisce dunque il benessere dell’utente, la sua autonomia e integrazione sociale.

Svolge attività di cura e di assistenza alle persone in condizioni di disagio o di non autosufficienza sul piano fisico e/o psichico, collaborando con gli altri operatori preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale.

Svolge attività di cura mediante l’utilizzo di semplici apparecchi medicali e aiuta all’assunzione dei farmaci; rileva i parametri vitali dell’assistito ed è in grado di percepirne le comuni alterazioni; procede alla raccolta e allo stoccaggio dei rifiuti, al trasporto del materiale biologico, sanitario e dei campioni per gli esami diagnostici; esegue semplici medicazioni o altre minime prestazioni di carattere sanitario.

Supporta e agevola l’utente nell’igiene personale, nella vestizione, nella mobilità e nell’assunzione dei cibi; si adopera per mantenere le capacità motorie dell’assistito e per fargli assumere posture corrette.

L’OSS svolge attività di cura e di assistenza in ambiente ospedaliero e nei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali di tipo residenziale, semiresidenziale, domiciliare, sia pubblici che privati.

Da quanto appena esposto, dunque, ben può comprendersi l’importanza della funzione svolta dall’OSS e per tale motivo vogliamo insistere sulla necessità di prevedere urgentemente il giusto riconoscimento delle loro funzioni e il corretto adeguamento degli stipendi.

Per esercitare la funzione di OSS, dunque, è necessario accedere a dei corsi di formazione specifica e ottenere il relativo diploma per poi accedere al lavoro in Strutture Sanitarie Pubbliche, mediante concorso, oppure  tramite l’iscrizione in  Cooperative istituite ad hoc onde poi esercitare la professione a livello domiciliare oppure in cliniche private.

In riferimento alla condizione degli operatori socio – sanitari vogliamo segnalare le numerose problematiche emerse e denunciate dagli stessi appartenenti alla categoria.

In primo luogo, è doveroso evidenziare la necessità di creare un sistema di preparazione e di rilascio degli attestati che siano uniformati su tutto il territorio almeno a livello regionale. È prassi ormai comune il proliferare di numerose scuole di preparazione e formazione anche online, non rispondenti a nessun requisito idoneo ad offrire le giuste competenze e preparazione a coloro che si affacciano nel mondo di questa professione.

In riferimento alla gravissima emergenza sanitaria che stiamo vivendo e in conseguenza della mancanza di personale sanitario all’interno degli ospedali a sostegno di medici e infermieri sarebbe opportuno prevedere un forte incremento di assunzioni di OSS in primo luogo stimolando gli organi regionali competenti all’assunzione di tutti gli operatori risultati idonei da concorso e che di fatto restano bloccati in graduatoria in quanto inspiegabilmente chi dovrebbe provvedere non lascia scorrere le liste di attesa. Contestualmente, chiediamo l’assunzione anche di tutti quegli operatori non presenti in graduatoria ma che rappresentano comunque delle potenziali risorse ospedaliere da poter impiegare.

Ancora, al fine del contenimento dei contagi, evidenziamo la necessità di dotare medici, infermieri e operatori socio – sanitari di attrezzature e presidi di sicurezza onde poter fronteggiare e curare i pazienti affetti da Covid in sicurezza e senza il rischio di contagi ulteriori. Le testimonianze dei medici ascoltate, infatti, hanno fatto rilevare una grave condizione di stress e stanchezza fisica dovuta proprio alla mancanza di organico, a turni di lavoro stenuanti e la quasi totale assenza di misure e presidi di sicurezza idonee ed efficaci all’interno delle Strutture Ospedaliere. A questo proposito, sarebbe opportuno istituire e attrezzare un preciso Polo ospedaliero dedicato a coloro che sono positivi al Corona Virus o che devono effettuare accertamenti in tal senso, in questo modo potranno essere evitati del tutto i contatti con il resto dei pazienti non infetti. La presente proposta è fortemente consigliata dal personale medico stesso che in riferimento all’imminente arrivo dell’influenza stagionale prevede ulteriori situazioni di disordini e caos all’interno degli ospedali.

L’operatore socio sanitario rappresenta una risorsa fondamentale e cruciale, sia a livello pubblico che privato, in riferimento proprio alla sua funzione di forte vicinanza al paziente e idoneo a recepire sin da subito le sue esigenze e fabbisogni e in caso di pericolo far partire immediatamente i soccorsi. Rappresenta, altresì, anche un ottimo supporto anche psicologico per coloro che necessitano cure a qualsiasi titolo. 

Si segnala, infine, una inopportuna prassi consolidata soprattutto tra le Regioni del Sud (Basilicata e Puglia) che vede la presenza di un grande numero di persone che per effettuare i tamponi si rivolgono a strutture private di altre Regioni facendo così innalzare erroneamente e in maniera falsata i livelli di contagi per quella determinata area geografica. 

La drammaticità e la pericolosità della situazione è sotto gli occhi di tutti. Sono tante le domande che sorgono spontanee. Cosa hanno fatto le Istituzioni Centrali e Regionali per evitare il ritorno del diffondersi del Virus? Potevano essere adottate delle misure restrittive più risolutive? Cosa possiamo fare oggi per ripristinare uno stato di normalità e soprattutto la garanzia per tutti i cittadini di avere cure mediche tempestive ed efficienti?

Lo stato di incertezza e di angoscia è assoluto.

Abbiamo voluto raccontare e denunciare le storie riguardanti lo stato di abbandono totale e di paura che in questo periodo vivono i cittadini napoletani nel momento in cui scoprono di essere positivi al Corona Virus. La denuncia di questi casi trova la sua ragione nel rappresentare allo Stato e alle Istituzioni Regionali lo stato attuale delle cose. Persone segregate in casa con bambini piccoli cercano invano di contattare e mettersi in comunicazione con le ASL di competenza, tuttavia senza ricevere risposte in molti casi. Ritardi, omissioni e negligenze in merito alle richieste di assistenza sanitaria e di accertamenti. La tristissima prassi ormai consolidata vuole che l’intervento dei sanitari presso le abitazioni degli interessati arrivi con notevoli giorni di ritardo (8-10 giorni) rispetto ai protocolli previsti, con la conseguenza che le persone positive e i familiari di fatto restano nell’incertezza delle proprio condizioni di salute e per di più senza ricevere visite mediche.

Negligenza, incapacità organizzativa e professionale, inadempimenti e omissioni sono gli elementi caratterizzanti dell’attività gestionale espletata nell’ambito della Sanità Pubblica e del Governo Regionale. Adulti e bambini positivi al Covid-19 sono costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni in isolamento totale e senza avere alcuna certezza in ordine all’esercizio del proprio diritto alla salute e di ricevere visite mediche domiciliari e tamponi naso-faringei programmati e scadenzati nel tempo. 

ISTRUZIONE ALLA DERIVA

 I bambini e gli adolescenti positivi al Covid o che sono entrati in contatto con persone positive si trovano a dover vivere una vera e propria emarginazione sociale. Vengono etichettati e bollati come malati dagli altri bambini con le gravi conseguenze e sofferenze psichiche che possiamo immaginare.  Tutto ciò giunge a coinvolgere un’altra grave lesione dei diritti che è quello all’istruzione. In riferimento alle storie denunciate abbiamo potuto conoscere in maniera diretta anche le grandissime problematiche e i disagi a cui vanno incontro gli insegnanti e i dirigenti scolastici. Genitori che scoprono la propria positività o quella di un proprio figlio provvedono a informare immediatamente le scuole anche al fine di tutelare gli altri bambini e gli insegnanti, ma purtroppo anche in questo caso si deve segnalare uno stato assoluto di inconsapevolezza sulle misure preventive adottare. Abbiamo avuto modo di contattare telefonicamente alcune dirigenti scolastiche i cui plessi erano stati interessati da casi di insegnanti, alunni o genitori risultati positivi al Corona Virus. Gli stessi dirigenti interrogati da noi circa la necessità di chiudere o meno gli edifici scolastici o quantomeno di predisporre le dovute sanificazioni, quello che abbiamo appreso in merito è sconfortante e sconcertante. Infatti, abbiamo appreso che gli organi dirigenziali scolastici non hanno alcun potere direttivo in questi casi nel senso che in merito alle misure preventive da mettere in atto non possono agire prima di ricevere delucidazioni e direttive dalle ASL di competenza. Come possiamo pensare, allora, di riuscire a contenere la pandemia? Come è possibile che non vengano presi provvedimenti d’urgenza in casi simili? Il bambino o il ragazzo positivo al Covid può aver trasmesso al Virus anche ai compagni di classe che a loro volta può essere trasmesso alle insegnati e poi ai familiari e così via.

Qualora ciò non bastasse, a tutela del diritto all’istruzione dei propri figli, i genitori preoccupati chiedono almeno un impegno da parte delle direzioni stesse di predisporre la didattica a distanza per cercare di ridurre, per quanto possibile, quella condizione di isolamento e per tenere i figli al passo con il programma scolastico. Risulta davvero difficile comprendere le ragioni di un tale susseguirsi di negligenze da parte di tutti gli organi competenti. In primo luogo, in evidenza va posto il comportamento delle ASL che a causa dei ritardi negli interventi di assistenza sanitaria e nel dettare puntuali misure di prevenzione alle scuole favoriscono certamente un incontrollabile diffondersi del Virus. Spesso accade che anche in caso di positività di alunni non venga prevista alcuna quarantena o sanificazione dell’edificio scolastico e gli alunni continuano a frequentare la scuola e non vengono poste in essere misure contenitive concrete dei contagi.

DIRITTO ALLA SALUTE VIOLATO: ACCERTAMENTI E VISITE MEDICHE SOLO SE HAI I SOLDI

 Abbiamo raccolto tantissime testimonianze di persone che lamentano le stesse problematiche soprattutto in riferimento al fatto che gli accessi, seppur tardivi, da parte dell’ASL si limitano semplicemente ad effettuare i tamponi e di fatto non vengono svolte visite mediche e indagini specifiche sulle condizioni di salute dei positivi e dei propri familiari con lui conviventi.

Possiamo solo immaginare l’enorme numero di persone che si trovano oggi in condizioni critiche di paura e isolamento. Pensiamo ai bambini, alle famiglie, agli anziani costretti a vivere nella paura, nell’isolamento e nella totale inconsapevolezza del proprio stato di salute e di quello dei propri cari.

Pensiamo, inoltre, a una classica famiglia con bambini piccoli che in caso di positività di uno dei componenti del nucleo familiare deve abbandonare per il tempo necessario il proprio lavoro con le susseguenti e disastrose conseguenze economiche.

Riverberi economici importanti e da non sottovalutare si stanno registrando anche in riferimento a due fattori scaturenti proprio da questa situazione. In particolare, con riguardo ai trasporti pubblici, considerata la carenza assoluta di misure di prevenzione e di controlli effettuati in loco, una grande maggioranza dei cittadini sceglie di non usufruire dei mezzi pubblici e di adoperare i propri veicoli con l’aumento conseguente dei costi per la benzina e per il parcheggio. Tutto ciò ha un grande peso nell’economia di una famiglia con figli che si trova a dovere fronteggiare ulteriormente anche elevati costi per l’acquisto di medicine.

Quindi se prima per una famiglia il costo per raggiungere il luogo di lavoro, con l’utilizzo dei mezzi pubblici era di circa due euro al giorno, ora questa cifra è più che triplicata considerando il costo per la benzina e per il parcheggio dell’auto!

A questo punto è d’obbligo fare un passo indietro e analizzare la concreta situazione sotto tutti i punti di vista.

In primo luogo dobbiamo fare una importante distinzione. Nel caso in cui il soggetto sia asintomatico e voglia fare il tampone, ha la possibilità di recarsi presso una struttura sanitaria pubblica oppure pagare una determinata somma economica (circa 70 euro) e recarsi presso una struttura privata abilitata ad effettuare il suddetto accertamento. Negli ultimi giorni abbiamo dovuto prendere atto di gravi disagi e problematiche emerse proprio in riferimento alla possibilità di esercitare il proprio diritto alla salute, costituzionalmente garantito. In primis, anche in questo caso si deve rilevare una grave disuguaglianza sociale che vede prevalere la classe sociale economicamente più forte su quella più debole. Quindi chi ne ha la possibilità economica può effettuare tamponi ripetuti nel tempo e avere la certezza sul proprio stato di salute e su quello della sua famiglia. Chi invece non ha questa possibilità deve obbligatoriamente rivolgersi alla Struttura Pubblica, prenotare l’accertamento e affrontare code interminabili per accedere alla struttura e stando ammassati al freddo e sotto la pioggia. Per di più, disfunzioni non trascurabili si verificano anche con riguardo ai tempi per ottenere i risultati dei test. Giorno dopo giorno diventa sempre più forte la voce di protesta e di rabbia del popolo napoletano avvilito e sconfortato da una gestione incapace di stare dalla parte dei cittadini economicamente meno abbienti. Il dato più preoccupante di questa vicenda è che i disagi più gravi si verificano per coloro che sono in isolamento domestico fiduciario. In questi casi, il protocollo prevede visite mediche da parte del medico di base e l’accesso dell’equipe dell’ASL che presso l’abitazione degli interessati deve recarsi per effettuare i tamponi naso-faringei con regolarità e costanza. E’ un dato di fatto facilmente riscontrabile che tutto questo non avviene. L’unica costante di tutti i casi che abbiamo esaminato è l’abbandono e l’isolamento di anziani, adulti e bambini ai quali viene negato il diritto di ottenere cure mediche, assistenza sanitaria, accertamenti e certezze sul proprio stato di salute. Tutto questo si verifica anche in presenza di minori in stato di isolamento. Genitori e figli piccolini sono costretti a vivere nella paura e nell’abbandono più totale da parte delle Istituzioni. Quando siamo usciti dalla fase più acuta della pandemia mai ci saremmo aspettati di arrivare a numeri di contagi simili solo dopo tre mesi. I motivi devono essere obbligatoriamente ricercati nel fatto che lo Stato e le Istituzioni Regionali non solo non hanno previsto l’evento, omettendo quindi di porre in essere misure ad hoc di sicurezza e sanificazione, ma hanno continuato ad agire in maniera del tutto inefficiente e confusionaria. Analizzando gli ultimi dati statistici viene da chiederci: Non sarebbe meglio predisporre un nuovo lock-down temporaneo e prevedere la corretta e idonea sanificazione delle scuole, degli Uffici Giudiziari e delle strutture pubbliche?

LA GIUSTIZIA AI TEMPI DEL CORONA VIRUS: TRA DISAGI E RALLENTAMENTI

 In qualità di Avvocato, non posso esimermi dal raccontare e portare all’attenzione delle Istituzioni competenti la grave situazione che stiamo vivendo, che è caratterizzata da abbandono e strafottenza da parte di chi avrebbe dovuto tutelare la categoria. Per mesi non abbiamo potuto esercitare la professione, non abbiamo potuto incontrare i clienti o tantomeno svolgere le udienze innanzi agli Uffici Giudiziari di volta in volta competenti. Come sappiamo, il carico della giustizia era già, prima del periodo di quarantena, lento e oberato e adesso è anche peggio. Le udienze previste nel periodo di chiusura totale hanno subito rinvii e slittamenti anche di un anno e la stessa cosa si è verificata anche per le prime udienze che sono state fissate in alcuni casi anche con una dilazione di 18 mesi.

Classico esempio di queste problematiche è rappresentato dall’Ufficio del Giudice di Pace di Napoli, composto da 9 Sezioni Civili e circa 60 Giudici, dove si sono registrati i dati più allarmanti e preoccupanti. Infatti, con la predisposizione di circa 20 cause per ciascun Giudice, sono stati calcolati il rinvio di circa 30.000 cause al mese! Tutto questo rappresenta una gravissima violazione per i cittadini che vedono calpestati ancora una volta i propri diritti e consiste in un nuovo durissimo colpo per il già provato carico della giustizia. Ma vi è di più.  I disagi e i ritardi nei provvedimenti avranno delle ripercussioni ancora più disastrose laddove tutte queste cause verranno convertite in giudizi di equa riparazione, così come previsto dalla Legge n.89/2001.

Il Legislatore infatti ha istituito la possibilità per il Giudice di liquidare a titolo di equa riparazione una somma di denaro (non inferiore a 400 euro e non superiore a 800 euro), per ciascun anno o frazione di anno superiore a sei mesi che eccede il termine ragionevole di durata del processo, costituzionalmente garantito.  

In questo clima è diventato difficile se non impossibile compiere anche le cose più semplici come ad esempio organizzarsi per adempimenti, seguire il corso dei rinvii delle cause nei vari Fori Campani o recarsi in udienza. Gli Avvocati che vogliono accedere agli Uffici Giudiziari devono affrontare file e rallentamenti stenuanti.  Tantissime denunce di disagi e problematiche stanno giungendo circa il problema dei mezzi pubblici. Molti Colleghi, infatti, spesso non riescono a recarsi in udienza agli orari prestabiliti a causa dell’eccessivo sovraffollamento dei vagoni della metropolitana. E’ inaudito, nel momento storico che stiamo vivendo, dichiarano gli Avvocati, starsene stipati come le sardine all’interno delle carrozze dei treni, senza il benché minimo rispetto delle norme sulla distanza di sicurezza e con il gravissimo rischio di contrarre il Virus e diffonderlo poi in maniera dilagante. Non ci sono controlli e non ci sono misure di sicurezza e recarsi a lavoro diventa sempre più pericoloso con il rischio di contrarre il Virus proprio in questi luoghi per poi diffonderlo negli Uffici Giudiziari.

Ad oggi, i Presidenti dei Tribunali attraverso accordi e trattative con le Istituzioni sono riusciti a garantire almeno un minimo svolgimento di udienze che comunque non può superare le 20- 25 cause al giorno fissate ad orari prestabiliti per ciascun Giudice.  Sono state dettate determinate disposizioni di sicurezza per la trattazione e la presenza degli Avvocati. In particolare è prescritto il distanziamento fisico tra le varie parti che partecipano al giudizio, l’uso obbligatorio della mascherina e presidi di sicurezza quali vetri di plexiglass posizionati sulle scrivanie dei Giudici per isolarli e distanziarli durante la trattazione orale delle vertenze da parte degli Avvocati. Tutto questo però, allo stato e alla luce dei numeri dei contagiati, non risulta sufficiente a garantire livelli di sicurezza e prevenzione adeguati. Anche il semplice gesto di passare il fascicolo d’Ufficio al Collega rischia di essere fatale ai fini della trasmissione del Virus. In queste condizioni nemmeno indossare i guanti servirebbe a scongiurare il problema. E’ per tutti questi motivi che si rendono necessari e urgenti pulizie e sanificazioni costanti di questi ambienti frequentatissimi.

Si pensi anche al fatto di non riuscire a garantire le dovute e costanti sanificazioni dei servizi igienici, con il rischio di contrarre il Virus proprio in questa circostanza. Sarebbe opportuno e necessario istituire la presenza obbligatoria di personale ad hoc posizionato all’ingresso dei bagni e che provveda a sanificare l’ambiente ogni volta che viene utilizzato. Altre gravi testimonianze di Colleghi, invece, riguardano la gravissima violazione riscontrata in alcuni Fori nei quali i bagni risultano del tutto inaccessibili in quanto chiusi a chiave. Ancora, ulteriore denuncia da parte della categoria ha riguardato il fatto che in alcuni Uffici Giudiziari, all’ingresso gli addetti alla sicurezza e alla prevenzione non provvedono a rilevare la temperatura corporea di coloro che accedono.  

Anche la trattazione giornaliera delle cause in numero ridotto rischia di diventare motivo di ulteriore aggravamento nell’ambito dell’organizzazione del lavoro dell’Avvocato, il quale si ritrova a dover fronteggiare la necessità di delegare ad altri Colleghi le proprie cause essendo impossibilitato, a causa della fissazione delle udienze ad orari fissi e, dunque, non può più recarsi in più Fori Giudiziari nello stesso giorno. Da segnalare che una forte riduzione dei disagi è stata possibile solo grazie al grande lavoro sinergico e di collaborazione posto in essere dai Cancellieri e dai Giudici che si sono adoperati con grande impegno al fine di agevolare la conoscenza dei rinvii e garantire il regolare svolgimento delle udienze. A questo punto sarebbe necessario giungere ad una chiusura per almeno 15-20 giorni di tutti gli Uffici Giudiziari e predisporre un serio programma di sicurezza e sanificazione in grado di garantire il diritto alla salute di tutti i soggetti confluenti nelle strutture. Questa chiusura momentanea dei vari Fori Giudiziari sarebbe propedeutica all’individuazione di tutte le misure obbligatorie da porre in essere. In primis, quindi, la sanificazione costante e ripetuta delle aule e delle Cancellerie; la predisposizione di personale ad hoc in grado di garantire la pulizia e la sanificazione continua dei servizi igienici; incremento del personale delle Cancellerie a tutela e garanzia del rispetto delle norme di sicurezza e del regolare svolgimento delle udienze e della corretta e funzionale comunicazione dei rinvii delle cause; la predisposizione di presidi di  sicurezza all’ingresso degli Uffici che rilevino la temperatura corporea di chi accede e che registri attraverso il Tesserino degli Avvocati e il documento di identità la presenza di  tutti coloro che accedono alla struttura anche al fine poi di verificarne il tracciamento nell’ipotesi di riscontrati casi di positività e porre in essere le dovute misure di prevenzione.  Precise identificazioni e registrazione dei dati poi devono essere compiute anche nei confronti di coloro che accedono alle strutture nella qualità di periti del Giudice o testimoni. Chiediamo, infine, agli organi competenti di predisporre un piano regolatore delle udienze in grado di garantire realmente il buon andamento della giustizia nel rispetto delle norme sulla sicurezza. A questo proposito, proponiamo l’organizzazione delle udienze con orari scadenzati dalle 9 di mattina alle 15 del pomeriggio. Solo in questo modo si possono garantire un numero maggiore di cause trattate per ogni udienza con la garanzia per gli Avvocati di poter organizzare al meglio il proprio lavoro e poter raggiungere anche più Fori nella stessa giornata.

IL TRASPORTO PUBBLICO: VEICOLO DI DIFFUSIONE DEL CORONA VIRUS

 Ad oggi, anche il semplice recarsi a lavoro con la metropolitana o i pullman è diventato demoralizzante e rischioso. In particolare, si denota un’assenza di controlli anche minimi per coloro che accedono alle metropolitane o stazioni ferroviarie. Non c’è personale che si occupi di far rispettare le dovute regole anti-Covid. Sui vagoni non vengono rispettate le distanze di sicurezza e non c’è un controllo sul numero minimo di persone che può contenere un vagone treno. Addirittura si segnala che non viene nemmeno rilevata la temperatura e si continuano a vedere persone che non indossano la mascherina oppure che non la indossano correttamente. Viene da chiedersi, perché non sono state istituite e incrementate le figure di controllo in grado di garantire la sicurezza in un settore così cruciale per la trasmissione del Virus? In Campania è tutto allo sbando, non ci sono certezze per i cittadini in nessun campo. Coloro che sono ligi alle regole anti-Covid e che applicano quotidianamente tutte le misure possibili per evitare il contagio e quello dei propri cari si ritrovano a dover vivere situazioni  in cui non c’è nessuna attenzione o prevenzione e il livello di sicurezza è davvero bassissimo. In questo modo si rischia davvero di creare un vero e proprio stato di frustrazione e di avvilimento nei cittadini che potrebbe portare a conseguenze anche più gravi del Virus stesso. Dunque, attraverso questo documento di denuncia richiediamo interventi risolutivi a tutela della salute dei cittadini e al fine del contenimento della pandemia suggeriamo fortemente l’immediata predisposizione di incremento del personale qualificato su ogni vagone, pullman o carrozza, che sia  preposto al controllo del rispetto delle norme sul distanziamento, dell’uso della mascherina e del rispetto del numero minimo di persone che possono accedere all’interno delle stazioni e dei treni.  

Da tutto quanto denunciato si evince chiaramente che alla base delle problematiche, dei disagi e delle negligenze vi è, in primis,  una grave incapacità della Regione e del Governo Centrale nel predisporre un piano di prevenzione efficace già a partire dai mesi successivi al lock-down. Bisogna agire senza indugi e prendere atto della gravità della situazione. La polemica sterile e inconcludente perpetrata in queste ultime ore dagli organi competenti  risulta davvero poco credibile di fronte all’enormità degli errori e delle omissioni compiute.

Il discorso del Pubblico Trasporto, peraltro, può apparire paradigmatico di come la gestione dell’emergenza a suon di urla e lanciafiamme sia stato unicamente lo spauracchio della peggiore politica per mantenere le rendite di posizione acquisite. La condizione che stiamo vivendo, se si avesse avuto visione – e non già il mero interesse a conservare il potere – poteva essere una occasione di rilancio di un settore al tracollo. La pandemia poteva essere, dunque, il pungolo per incidere su uno dei problemi endemici della nostra regione, tale da sembrare ormai irrisolvibile. Rinforzare il Trasporto Pubblico, su ruota e su rotaia avrebbe potuto condurre ad un abbattimento delle emissioni, ad un miglioramento del traffico – che congestiona diuturnamente soprattutto Napoli – ed evitato sì grandi disagi a chi la macchina non può permettersela, nel contempo salvaguardandone maggiormente – per quanto possibile – anche la salute, diminuendo il rischio di contagio, certamente altissimo se si è costretti a viaggiare su mezzi comunque sovraffollati e privi del benché minimo controllo sul distanziamento e l’uso della mascherina.

Ma così non è stato. Si continua a navigare a vista imponendo misure spot che hanno solo l’effetto di ingenerare più terrore ancora di quanto non ci sia già, senza riuscire ad incidere in modo sostanziale sulla salute pubblica. E, a tal proposito, è lecito domandarsi quale sarà il confine entro il quale la popolazione riuscirà a sopportare – soprattutto psicologicamente – tutto quanto sta accadendo.

Avv. Caterina Santangelo                                    Avv. Riccardo Vizzino            

 

 

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