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CONSUMO DI SUOLO ZERO…

Napoli, 17 Maggio – Il consumo di suolo in Italia è pari a 8 mq al secondo e continua ininterrottamente a ricoprire aree naturali e agricole con asfalto e cemento, fabbricati residenziali e produttivi, centri commerciali, servizi e strade. Un alto e altro fattore di criticità è rappresentato dall’occupazione caotica di suoli derivata dalla dispersione insediativa (sprawl), che provoca la frammentazione dei paesaggi che si sono sedimentati nel tempo per opera dell’uomo. Un patrimonio collettivo di valori storici, culturali e di appartenenza, fondamentale per il benessere dei cittadini e delle comunità, oltre che importante risorsa per forme di turismo sociale ed ecologico-naturalistico.

A ciò si aggiungono la mancata produzione agricola, la perdita di servizi ecosistemici, il mancato sequestro del carbonio dovuto all’impermeabilizzazione del suolo, la mancata protezione dall’erosione, la diminuzione della rimozione del particolato e dell’assorbimento dell’ozono, la minore regolazione del microclima urbano con conseguente aumento dei costi energetici. L’esponenziale consumo di suolo degli ultimi 50 anni non corrisponde ad autentiche esigenze produttive o abitative e a effettivi bisogni ma troppo spesso solo ad interessi speculativi politici e “lavatrici” per i proventi dal malaffare; tutto ciò a fronte di una crescita demografica nulla o debole solo grazie all’ingresso di nuova popolazione dall’estero.

Il contrasto del consumo di suolo, misura essenziale a sostegno del benessere economico e sociale, dovrebbe essere considerato una priorità e diventare una delle massime urgenze dell’agenda politica nazionale, regionale, provinciale e comunale. L’unica chance di sviluppo possibile è rappresentata : dal recupero, la rigenerazione, l’efficientamento energetico e il risanamento antisismico del patrimonio edilizio vetusto. Bisogna contrastare in modo deciso, arrestare e non semplicemente limitare o contenere il consumo di suolo, per salvaguardare gli spazi vitali per il benessere dei cittadini e delle loro comunità e contrastare il dissesto, l’impermeabilizzazione e gli effetti dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi. Quindi, per evitare ulteriore consumo di suolo libero, il riuso e la rigenerazione dei suoli già urbanizzati, nonché il risanamento del costruito attraverso ristrutturazione e restauro degli edifici a fini antisismici e di risparmio energetico, la riconversione di comparti attraverso la riedificazione e la sostituzione dei manufatti edilizi vetusti costituiscono princìpi fondamentali del governo del territorio.

I comuni devono approvare varianti ai propri strumenti di pianificazione SOLO atti ad eliminare le previsioni di edificabilità che comportino consumo di suolo in aree agricole e in aree naturali e seminaturali. I Comuni potrebbero/dovrebbero censire gli edifici pubblici e privati sfitti, non utilizzati o abbandonati, le loro caratteristiche e dimensioni, le aree urbanizzate e infrastrutturate esistenti e le aree residue non ancora attuate previste dagli strumenti urbanistici vigenti, pena il divieto di realizzare nuovi interventi edificatori che comportino consumo di suolo e di approvare di nuovi strumenti urbanistici o varianti che prevedano interventi in aree libere.

Gli unici interventi ammissibili dovrebbero essere quelli di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate: bonifica, riuso e rigenerazione delle funzioni ecologiche del suolo, riqualificazione, demolizione, ricostruzione e sostituzione degli edifici esistenti (ad esclusione degli interventi più invasivi nei centri storici e delle aree di antico impianto), creazione e mantenimento nell’urbanizzato esistente di aree verdi, aree pedonabili, percorsi ciclabili, aree naturalistiche, di agricoltura urbana e inserimento di funzioni pubbliche e private. Obiettivo cardine: Il miglioramento della qualità della vita dei residenti, della vivibilità e salubrità degli spazi urbani pubblici, con elevati standard di qualità, sicurezza sismica, minimo impatto ambientale e paesaggistico, in particolare con il miglioramento dell’efficienza energetica e idrica e con la riduzione delle emissioni, attraverso l’indicazione di precisi obiettivi prestazionali e di qualità architettonica degli edifici, con particolare riferimento alla bioarchitettura. Obiettivo che dovrebbe essere nel DNA di qualsiasi politico che DAVVERO ama la propria terra, la natura e il futuro dei nostri figli!

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