Politica

Campania, Brucellosi. Muscarà (Gruppo Misto): “La montagna ha partorito un topolino, stalle non si chiudiono quando vuote”

Napoli, 7 Aprile – “La montagna ha partorito il topolino: il generale Cortellessa, ma ancor più i responsabili politici e tecnici del Piano di eradicazione della brucellosi in Campania, dovrebbero sapere bene che le stalle vanno chiuse quando sono ancora piene, non dopo averle svuotate”. Così, commentando l’annuncio del commissario al piano per l’eradicazione della Brucellosi Luigi Cortellessa relativo alla possibilità di utilizzare le bufale nate oltre i sei mesi prima dell’accertata infezione della madre, la consigliera regionale del Gruppo Misto Maria Muscarà per la quale “questo provvedimento, che mette una pezza a una misura illegittima e antiscientifica puzza di tardivo ravvedimento da un chilometro piuttosto che di reale volontà di chiudere il capitolo delle politiche degli abbattimenti e delle violazioni delle norme europee e delle indicazioni dell’Oie, l’organizzazione mondiale della sanità animale”.

“Finché non si concederanno agli allevatori, che ricordo essere nella maggior parte dei casi imprenditori esperti, il diritto al vero autocontrollo – aggiunge -, il diritto alla contro diagnosi, il diritto ad essere il primo operatorie della sicurezza alimentare della propria azienda, le cose non cambieranno”.

“Finché si continueranno a violare le norme europee e i distinguo sulle procedure da adottare per i casi sospetti e quelli certi di infezione, finché mancherà un organismo nazionale di vigilanza sulla corretta applicazione della legge e sulle speculazioni che hanno gioco facile ad infiltrarsi nelle maglie larghe di Piani fallimentari, come si è rivelato l’ultimo del 2022, ogni annuncio o presunta apertura non potrà che suonare che come una beffa”, incalza la consigliera campana. “Una beffa – prosegue – che si aggiunge al gravissimo danno dei 140 mila, ed oltre, capi abbattuti per sospetta infezione ma poi risultati sani alle analisi post morte, al disastro delle oltre 300 aziende casertane costrette a chiudere, alle migliaia di posti di lavoro evaporati come neve al sole in una provincia che di questa filiera era riuscita a farne un’eccellenza, oggi a rischio”, conclude Muscarà.

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