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Campania, Brucellosi bufalina. Allevatori: “Inchiesta magistratura svela i dati, fondato nostro allarme su oltre centomila abbattimenti ingiustificati nel casertano”

Avv. Sasso (Legale allevatori): “Anomalie che non si verificano in nessun’altra parte d’Europa, serve chiarezza”

Napoli, 8 Dicembre – “Grazie all’inchiesta della magistratura casertana  l’Asl ha finalmente trasmesso i dati ufficiali, quelli che neppure le interrogazioni regionali e parlamentari erano riuscite ad ottenere. Dati che confermano senza tema di smentita le nostre reiterate, ignorate e spesso derise denunce: per oltre 10 anni centinaia di migliaia di capi bufalini sani, sono stati abbattuti per sospetta brucellosi o per sospetta tbc provocando la chiusura di quasi trecento aziende”.

Lo afferma l’avvocato Antonio Sasso, legale delle associazioni agricole “SIAAB” (Sindacato Agricoltori e Allevatori Bufalini)  e Altragricoltura rinviando i dati ufficiali forniti dall’Asl di Caserta all’avvocato Vincenzo Scolastico, alla Procura della Repubblica di S. M. Capua Vetere e al Nucleo Antisofisticazioni e Sanità del Carabinieri di Caserta nell’ambito di un procedimento  penale ad istanza di alcuni allevatori bufalini secondo i quali, ad esempio, per la profilassi da tubercolosi dalla scheda dati degli anni dal 2019 al 2021 si evince che nel 2019  i capi abbattuti perché positivi agli esami batteriologici in vivo è stato di 10.455 dei quali  però solo in  95 capi (l’1.1%) è stato isolato il batterio. L’anno successivo, su oltre 8mila capi, questo dato scende addirittura allo 0,3 %. Stesso incredibile trend anche per la brucellosi.

“E’ evidente che i conti non tornano e che, al di là delle palesi violazioni delle norme Oie, dei regolamenti europei e delle leggi nazionali,  – prosegue il legale degli allevatori casertani – i piani regionali per l’eradicazione della brucellosi e della Tbc Bovis, la loro attuazione, si sono rivelati particolarmente distruttivi soprattutto per la provincia di Caserta. E, cosa assai più grave, quello proposto in queste settimane, che è praticamente una fotocopia di quelli vecchi, rischia di dare il colpo di grazia al settore, agli allevatori oltre che ai consumatori”. “Naturalmente  – conclude Sasso – non ce ne staremo con le mani in mano”.

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