Cultura

Best seller di Greta, ecocatastrofismo di moda ed ecologia reale se umana

Napoli, 3 Novembre – Esistono varie correnti di pensiero intorno all’Ecologia, che come scienza ha solo poco più di un secolo d’esistenza tra i saperi universitari. Vi è la corrente di pensiero più d’attualità e di moda che è quella dominante dell’ecocatastrofismo di filosofia biocentrica: la vita al centro e quella umana dà fastidio perché inquina e causa catastrofi. Poi vi è la visione antropocentrica tradizionale con l’uomo al centro, che spesso sacrifica la natura per essere sempre dominante. Quest’ultima era la visione giudaico-cristiana o antropologica tanto avversata dalla cultura anglosassone per l’ecologia del biocentrismo, che fa salvare un cane al posto di un bambino nel caso arrivino i pompieri a spegnere l’incendio della casa, compresa quella di Greta. Infine vi è la visione ecocentrica che pone al centro l’ambiente. Quest’ultima è la più moderata e moderna poiché al centro c’è l’insieme di natura e di cultura e dunque c’è, di nuovo, l’uomo. Attualmente anche i mass media più avveduti peccano di diffondere la sola visione biocentrica che con il libro di Greta ha raggiunto il massimo di diffusione. Peccato che il naturalista Alberto Angela non dedichi una puntata sulle visioni ecologiche suaccennate.

 Il grafico riportato riporta la visione antropocentrica e quella biocentrica, manca il grafico inedito della visione ecocentrica, che non è facile poiché deve contemperare elementi non solo biologici ma anche culturali, che solo l’uomo è capace di elaborare per le diverse società, economie, tecnologie ed arti. L’Ambiente è un insieme di Natura e Cultura. Esso è anche un oggetto-sogetto di situazioni reali dove vive o può vivere l’uomo. Esso è anche il protagonista e l’artefice di se stesso poiché l’uomo modifica l’ambiente naturale ed artificiale fino a crearne uno tipico delle navicelle spaziali.

La visione biocentrica condanna subito l’uomo ed insegue una visione georgica e romantica con la natura dominante che detta legge e leggi di vita dell’uomo. A molti sfugge che il dominio della Natura sulla Cultura non è più valido, anzi è l’inverso dalla rivoluzione industriale ed è cresciuta fino a quella globale-digitale in atto. L’ambiente è dunque il centro d’interesse culturale moderno e ad esso la scienza, la tecnologia e l’esperienza devono porre attenzione affinchè gli inquinanti non lo danneggino facendo politiche di prevenzione e di cura. Sul media online “Il Mezzogiorno…” del 31 ottobre c. a. si legge “Ma qualcuno l’ha letto davvero il libro di Greta?”, si chiede Luca Donadel: domanda provocatoria ma legittima, non solo per i rilievi evidenziati dal video blogger, che presenta il “libro di Greta” (La nostra casa è in fiamme, Mondadori, 2019) per quel che è, cioè la pseudo-autobiografia della madre (la cantante Malena Ernman) che non offre alcuna informazione riguardante il cosiddetto “cambiamento climatico”, ma anche per i contenuti desolanti che esso propone. Pur volendo stendere infatti un velo pietoso sulla squallida operazione editoriale messa in atto (il santino della piccola Thumberg a mascherare lo sfogo di un’artista a fine carriera), non si possono trascurare i numerosi passaggi nei quali la signora Malena, per bocca di Greta (o viceversa), esprime una visione dell’umanità a dir poco terrificante. Secondo Greta-Malena, “in qualunque parte della Terra [noi esseri umani] siamo apparsi, abbiamo lasciato dietro di noi devastazione” (p. 216).

Il ruolo dell’uomo nel mondo è quello di eterno perturbatore dell’ordine, dunque per fare in modo che questo mondo si sublimi nella perfezione non rimane che cambiare l’uomo stesso: “Più pesante è la nostra impronta di carbonio, più pesante è il vostro dovere morale” (p. 14), sostiene Greta, con la madre che le fa eco spostando la questione addirittura a livello escatologico: “L’unica cosa che resterà di noi saranno quei gas serra che più o meno consapevolmente abbiamo immesso nell’atmosfera” (p. 217). Non le buone o le cattive azioni, non il ricordo di quanto abbia fatto, ma -come dice apertamente Malena- solo ed esclusivamente la nostra “impronta ecologica”. Non si può che concordare con le critiche rivolte all’ecocatastrofismo diffuso dalla 16enne svedese, che tanto sta allarmando le nuove ed anche le vecchie generazioni che, purtroppo, sono succube di messaggi superficiali, emotivi e di moda momentanea. L’Ecologia Umana è una scienza multidisciplinare, interdisciplinare e transdisciplinare, che connette dei saperi umanistici e naturalistici, in alcuni Paesi si chiamano saperi delle scienze umane e delle scienze reali.

 Il problema dell’eccesso di plastica abbandonata nei fiumi, mari, laghi e cigli delle strade esiste, come anche lo sversamento di liquidi velenosi e metalli nelle falde acquifere per non dire dei fumi malefici nell’aria. A questi problemi la tecnologia può e deve porre rimedi insieme a norme più adeguate per la prevenzione e il controllo degli inquinanti e degli inquinatori, aumentando anche il ricorso a norme penali per molti reati ambientali recidivi ad iniziare dai sindaci che non fanno controllare bene il territorio che amministrano, con più di qualcuno con tanta passione emotiva e sensibilità tangentizia svergognata.

Giuseppe Pace (Naturalista, sp. Ecologia Umana Internazionale, Università di Padova)

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