Attualita'

Aspetti ambientali del piano di trasporti campano: urgenza di assi viari est-ovest

Napoli, 22 Novembre – I trasporti di merci e persone hanno da sempre influenzato non di poco l’evoluzione del suddito a cittadino. Per la Campania un aspetto basilare del sistema dei trasporti è l’abbondanza viaria e ferroviaria nord-sud e viceversa mente è poco curato per non dire assente il sistema di collegamento viario e soprattutto ferroviario est-ovest e viceversa. Un tratto di questa carenza evidente è rappresentato dal nodo viario del Matese. Sotto al Matese campano, nella cittadina di Piedimonte Matese, termina sotto il colosso montuoso la piccola ma storica Ferrovia Alifana, inaugurata nel lontano 1914 e poi modificata nel tratto Santa Maria Capua Vetere-Napoli non più con stazione a Piazza Carlo III, ma a Piazza Garibaldi nella nota stazione a forma di zampa d’elefante.

Il Consiglio Regionale della Campania, nella seduta del 13 marzo 2002, ha approvato la legge di riforma del trasporto pubblico locale. La Giunta Regionale aveva deliberato il disegno di legge sulla materia il 20 aprile 2001. Il testo era stato poi modificato e approvato dalle Commissioni consiliari competenti prima di essere discusso in aula per l’approvazione definitiva. 132 aziende, oltre 16 mila addetti, milioni di utenti. Una legge di grande importanza che interessa tutte le modalità di trasporto pubblico (terrestre, aereo e marittimo), 132 aziende, di cui 9 pubbliche, 16 mila e 500 addetti e milioni di cittadini destinatari finali dei servizi. Un settore che in Campania ha un valore complessivo di circa 2.000 miliardi di lire. Nota sul Piano Regionale dei Trasporti della Regione Campania. L’Istituto di Formazione e Ricerca ”Irescampania” rileva: “Il sistema infrastrutturale esistente in Campania non presenta una connotazione equilibrata nè in termini di dislocazioni puntuali sul territorio in rapporto alle esigenze di accessibilità, nè per quanto riguarda la possibilità di utilizzazione delle diverse modalità di trasporto in rapporto alle loro caratteristiche. Tuttavia la Campania risulta tra le regioni meglio dotate in riferimento alla superficie, anche se “penalizzata” dalla alta densità di popolazione. La nota elaborata in occasione del seminario Filt-Cgil Campania 2008 illustra il sistema infrastrutturale regionale, ponendo particolare attenzione sulle difficoltà relative all’uso intermodale dei trasporti ai vari livelli di fruizione e sulle politiche di sviluppo del sistema che hanno visto favorire soprattutto le infrastrutture di collegamento di lunga o media-lunga distanza, ovvero quelle infrastrutture che hanno notevoli riflessi sulla dimensione delle aree di mercato, piuttosto che infrastrutture di collegamento interno più capillari che agiscono sull’efficienza interna del sistema produttivo regionale”.

I mie ricordi infantili vanno ai trasporti da e per Letino (CE) con un noto mulattiere, Amatuzio, che trasportava vino da Monteroduni (IS) ai consumatori letinesi. Prima di me vi era anche una banda musicale a Letino quando- dal 1927 al 1945- apparteneva alla provincia di Campobasso e gli scambi della transumanza ancora attivi permettevano più contatti tra molisani e campani, mentre poi aggirare il massiccio montuoso del Matese largo 20 km e lungo 75 fa allungare di un’ora di tempo per percorrere 75 km in più di strada sia che si giri per Venafro che per il bivio di Benevento.

Apprendo, da 700 km distante, grazie al comodissimo sistema digitale d’informazioni, il realizzarsi, a breve, di un altro taglio di servizi pubblici in Campania,  che si ripete da sempre e, guarda caso, a farne le spese e subirne i disagi sono i soliti cittadini dell’alto territorio casertano, sempre trattati da Cenerentola mai da Principe sul cavallo: bianco, azzurro, rosso, nero, ecc. a seconda del colore politico espresso a maggioranza campano-casertana. Leggo, da media locali, che dal “23 novembre 2020, è prevista una ulteriore riduzione del servizio di trasporto della ex Alifana“, la linea ferroviaria che, dalla stazione di Piedimonte Matese, capolinea, raggiunge dapprima Santa Maria C. V., quindi Caserta e Napoli (La stazione, inaugurata il 30 giugno 1914, entrò in funzione a pieno regime il 5 ottobre delle stesso anno). La decisione è stata della direzione dell’EAV (Ente Autonomo Volturno) azienda della Campania che sta gestendo anche questo servizio: difatti, dal settore dell’energia idroelettrica, ha negli anni allargato le proprie attività alla progettazione e gestione di sistemi di trasporto pubblico”. Si precisa che la Provincia di Caserta comprende 104 Comuni, storicamente suddivisi in alcuni ambiti territoriali sub-provinciali: 9 appartenenti all’area Domitiana, 19 all’area Aversana, 18 all’Alto Casertano, 27 all’area Alifano–Matesina e, infine, 31 gravitanti attorno al comune capoluogo. La popolazione residente è pari a 910.862 abitanti al 2010, con una densità pari a 345 ab/km2, seconda in regione solo alla Provincia di Napoli; la distribuzione della popolazione sul territorio provinciale non è omogenea, con una sostanziale prevalenza della fascia costiera e della zona del capoluogo. I comuni con più di 15.000 abitanti al 2010 sono 14. Che bello se da Napoli si potesse raggiungere Termoli (CB) eliminando oltre un’ora di percorrenza di tempo e oltre 70km di strade in più.

Anni fa il mio compagno di scuola piedimontese ed ex Sindaco d’Alife,  Enzo Di Franco, mi accennò di alcuni non facili problemi da risolvere del sistema dei trasporti provinciali casertani. Ricordo, ad esempio eclatante, l’annoso problema di Ponte Margherita, sul fiume Volturno tra i territori d’Alife e di Dragoni, che alcuni imprenditori piedimontesi, tra cui A. Testa, hanno contribuito a risolvere tra bracci di ferro di becera burocrazia o chiusura casertana verso i montanari del Sannio Alifano. I miei articoli sull’ambiente piedimontese, mai intendevano né intendono parteggiare per l’uno o per l’altro  partito o coalizione di partiti che la cittadina elettiva, Piedimonte Matese, esprime. Essa mi ha visto e fatto crescere negli anni Sessanta in un ambiente locale in rapido sviluppo e con servizi decine di volte in più e migliori del piccolissimo Letino di nascita. Ad essa sarò riconoscente per sempre anche se ho scelto di starne lontano. L’ambiente dei trasporti dell’Alto Matese e di Piedimonte, città epicentrale, i politici, Cappello, l’hanno saputo spesso e meglio interpretare di altri anche se insensibili, pure loro, alla galleria di valico del Matese verso la quale non pochi del Sannio Alifano si sono espressi a favore:  Dr. Giovanni G. Caracciolo, Avv. Luigi Cimino, Prof. Fernando Occhibove e i piedimontesi Ing. Marcello Ferrazza e +Salvatore Scotti, Enzo Consales nonché Angelo Pepe e fratello maggiore, ecc.

Una galleria di valico del Matese costerebbe solo 125 mln di euro per fare due tunnel lunghi complessivamente 13,5 km da Guardiaregia a Cusano Mutri il primo tunnel di 10 km e da Cusano a Criscia di Gioia S. il secondo tunnel di 3,5 km. Una tesi di perfezionamento in Ingegneria del Territorio all’Università di Padova fu da me redatta nel 1994. Essa era relativa alla fattibilità della galleria del Matese tra alta valle del Biferno e media valle del Volturno e tra Molise e Campania per una comunicazione più rapida,  comoda e con meno rischi di incidenti per valicare l’alto Matese d’inverno. Nel 1999 promossi, con l’aiuto dell’entusiasmo giovanile della Pro Loco Cusanese un Convegno sull’utilità della Galleria del Matese tra Cusano Mutri e Guardiaregia.

I cusanesi parteciparono in massa ma è rimasto un seme sotto la neve matesina e si spera che il monito antico ”sotto la neve c’è il pane” prima o poi germoglierà. Fatto sta che il piano regionale campano ignora da troppo tempo tale necessaria opera mentre quello molisano la contempla sia pure per incontri in Unione Camere di Commercio I.A.A. di Campobasso come la mia relazione svolta ai tecnici ambientali nel 1994. Nel 2016, invece, il trasporto pubblico da e per il Sannio Alifano fu al centro del dibattito istituzionale con intervento dell’allora Sindaco di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello. Ma leggiamone la cronaca dai media locali: “Necessario un piano provinciale per potenziare i trasporti in Terra di Lavoro”, ha visto il Sindaco di Piedimonte Matese attore attivo anche se nel dedalo di interessi metropolitani del piano provinciale dei trasporti, che ha sempre affossato le richieste piedimontesi, fatta eccezione per i tempi dei politici Bosco e Dante Cappello, che riuscivano ad emergere e a zittire i politicanti dell’area triangolare, più densamente popolata, Caserta-Capua-Marcianise. Comunque anche il Sindaco, nipote del più dinamico culturalmente medico ed onorevole Dante Cappello ha tentato di fare la sua parte onorevole: ”Il nostro territorio – sottolinea ancora Vincenzo Cappello – ha necessità di rivedere tutto il sistema dei trasporti pubblici. Quelli su gomma e ferro devono essere complementari e non alternativi”. Oggi che l’Azienda tuttofare suddetta chiude il 40% delle corse del trasporto di persone da e per Piedimonte Matese pochi dissentono del ”mio” territorio sempre trattato male da Caserta e da Napoli. Molti sono i rivoli di spesa per trasportare i meno abbienti in Campania, pochi forse li conoscono tranne gli addetti ai lavori? Dal decreto dirigenziale della giunta regionale campana, a firma della dr.ssa M. S. Di Grado, si evince:”Emergenza COVID-19. Interventi straordinari in materia di trasporto pubblico. Avvisi pubblici per la concessione di contributi a fondo perduto in favore degli operatori di trasporto pubblico locale non di linea (Taxi, NCC e NCC TS), degli operatori economici esercenti servizi di trasporto pubblico locale non di linea con autobus e degli operatori economici esercenti servizi di trasporto pubblico “residuale”. Decreti dirigenziali n. 28 del 15.06.2020 e n.31 del 24.6.2020 in esecuzione delle Delibere di Giunta n. 254 del 19.5.2020 e n. 305 del 23.06.2020. CUP B21B20000420002. Approvazione elenco n. 7…come previsto dal DD n. 31 del 24.6.2020, al fine di uniformare i termini iniziale e finale per l’inoltro delle richieste sulla medesima piattaforma regionale per entrambi gli Avvisi (di cui al DD n. 28 del 15.6.2020 e DD n. 31 del 24.6.2020), l’invio delle domande è stato possibile fino alle ore 10 del 20 luglio 2020; c. in conformità a quanto stabilito all’articolo 8 di entrambi gli Avvisi, al fine di velocizzare le procedure di erogazione, possono essere approvati elenchi parziali di beneficiari, progressivamente con l’avanzamento dell’istruttoria, tenendo conto della dotazione finanziaria disponibile; d. l’Ufficio sta procedendo al completamento dell’istruttoria delle domande pervenute, anche richiedendo agli enti competenti gli elenchi delle licenze e autorizzazioni possedute nel periodo dal 12 marzo al 16 giugno 2016…è possibile procedere, in funzione acceleratoria del procedimento, sulla base dell’istruttoria e delle verifiche finora effettuate, alla formazione di un ulteriore elenco di beneficiari; di poter approvare il settimo elenco delle domande a valere sugli Avvisi di cui ai DD n. 28 del 15.6.2020 e n. 31 del 24.6.2020; b. di poter disporre, per l’effetto, la liquidazione ai destinatari di cui all’allegato al presente decreto, mediante distinti bonifici bancari dell’importo di € 2.000,00 cadauno, sui conti IBAN dagli stessi indicati, per un totale complessivo di € 146.0000,00; c. di dover far gravare l’importo complessivo di € 146.000,00 sull’impegno di spesa n. 3200005966 assunto con DD n. 441 del 08.10.2020 sul capitolo U04241 correlato al capitolo di entrata E01495. Classificazione: Missione 10, Programma 1002, Titolo 2, Macroaggregato 203, V livello del piano dei conti U.2.03.03.03.999; d. di dovere precisare che, ai fini del principio di competenza economica, l’impegno di cui al punto che precede presenta competenza economica riferita all’anno 2020 e che la spesa impegnata è esigibile e liquidabile entro la chiusura dell’esercizio finanziario di riferimento; e. di dover disporre la pubblicazione, in considerazione del predetto importo, ai sensi dell’art. 26, comma 2, del d. lgs. n. 33 del 14.3.2013 nonché l’invio alla Sezione “Casa di Vetro” del portale regionale e la pubblicazione nella pagina dedicata al bonus in parola sul sito istituzionale. Questo per accennare solo ad uno dei tantissimi dettagli connessi alla programmazione, gestione e soluzione dei problemi del piano dei trasporti dell’intero territorio campano (13.595 kmq), casertano e Sannio Alifano. La provincia di Caserta si estende su di una superficie di 2639.38 kmq, pari al 19.41% del territorio regionale, distribuita prevalentemente in collina (56.25%) e in pianura (35.07%) una piccola parte in montagna (8.68%). Negli ultimi anni si è assistito a un gravissimo depotenziamento dei servizi che continua a generare preoccupazioni, soprattutto per la tratta ferroviaria dell’Alifana, nonostante sia stata accantonata l’idea di una sua totale chiusura come ramo secco. Queste preoccupazioni furono centrali nel dibattito politico dei trasporti al convegno “Il treno delle bugie” tenutosi ad Alvignano, nel 2016, e prima ancora in un altro pubblico incontro svoltosi a Piedimonte Matese. Occasioni di dialogo e di ascolto delle istanze delle comunità locali, preoccupate per una situazione precaria su cui non si può più rimandare. 

“Una condizione su cui è necessario intervenire subito”, evidenziò il sindaco di Piedimonte M., intervenuto in entrambi i convegni sostenendo “l’importanza di redigere un piano dei trasporti per Terra di Lavoro, andando a riprendere quel progetto ambizioso pensato nel 2008 dall’allora presidente della Provincia Sandro De Franciscis e l’assessore regionale Ennio Cascetta, per potenziare e rendere più efficiente tutta la rete dei trasporti in provincia, proseguendo con l’elettrificazione, fermatasi a Santa Maria Capua Vetere, anche della tratta alifana così da valorizzarla e renderla più funzionale. Poi fa politica di parte ed attacca Forza Italia con il governatore regionale di allora, Caldoro, che a suo parere “aveva definitivamente affossato i trasporti in questa parte della Campania, le istituzioni devono perciò lavorare insieme affinché l’emergenza trasporti pubblici diventi una delle priorità della Provincia di Caserta da proporre all’attenzione della Giunta regionale, attingendo alle risorse della nuova programmazione europea 2014/2020”. A seguito delle sollecitazioni di consiglieri regionali della provincia di Caserta, amministratori locali, sindacati, associazioni e gli stessi utenti dei servizi, sono giunti dal presidente della Commissione Regionale Trasporti alcune rassicurazioni sull’Alifana. V. Cappello allora diceva che il nostro territorio ha necessità di rivedere tutto il sistema dei trasporti pubblici. Quelli su gomma e ferro devono essere complementari e non alternativi: non è possibile che esistano le stesse corse su mezzi differenti, bisogna far sì che i viaggi in pullman permettano di arrivare là dove quelli in treno non riescono, e rendere invece questi ultimi più efficienti e veloci, magari sopprimendo le fermate ormai inutilizzate, e creando nuove stazioni e parcheggi per pullman e auto per consentire una migliore fruizione pubblica. Senza contare che un uso maggiore del treno da parte dei cittadini comporterebbe risvolti positivi sul traffico stradale e sull’inquinamento dell’aria, causati invece dal trasporto in autobus. Questo deve essere l’obiettivo di tutte le istituzioni, da raggiungere insieme affinché l’Alto Casertano e l’intera provincia non vengano privati di una risorsa preziosa”. Fin qua le promesse, si potrebbe dire, parafrasando il comune sentire popolare di Pulcinella, ma il problema esiste e si aggrava per viaggiare, non col sempre più costoso mezzo proprio, da e per Caiazzo, Gioia S., Piedimonte Matese, Alife fino a Capriati al Volturno, Gallo Matese e Letino.

Per me, come per altri indigeni, scrivere di Sannio Alifano e di Piedimonte Matese e Letino non è facile perché potrei stravedere come l’innamorato stravede per l’innamorata e viceversa. I primi cittadini letinesi e piedimontesi, che ho conosciuti erano soprattutto quelli che frequentavano l’Azione Cattolica degli anni Cinquanta e Sessanta che, d’estate, animavano il campeggio giovanile sul Matese, a Capo di Campo, a ridosso dell’attuale ristorante “l’Impiccato”. Io vi andavo da Letino per premio di Don Alfonso De Balsi, che curava una buona e generosa azione cattolica, poi è divenuto anche direttore della Caritas Diocesana con sede ad Alife. Molti campeggisti sul Matese li rividi poi, con il trasferimento della mia famiglia letinese dapprima ad Alife e poi a Piedimonte d’Alife nel 1963, cittadina 10 volte più popolata di Letino, oggi lo è di 15 volte per lo spopolamento dei paesetti montani. Ricordo a Capo di Campo anche molti animatori piedimontesi, di  circa 10 anni più grandi di me, che dedicavano le loro capacità associative e il loro tempo libero a noi più piccoli, neofiti di campeggio. L’Azione Cattolica è stata una fucina che ha plasmato molti giovani del Sannio Alifano, che là hanno imparato le prime responsabilità extrafamiliari, i primi successi e insuccessi della vita meno protetta dalle cure parentali familiari. All’antico Rifugio di Prete Morto o Miralago ci fermavamo per dissetarci con qualche bibita e più volte facevamo il periplo del lago Matese a piedi con Carlo d’Andrea poi con il figlio Dir. Sc. che dirige il Caffè Letterario piedimontese, Luigi Pepe poi prof. di Storia della Matematica all’Univ. di Ferrara, ecc.. Io per molti ero una valida guida per cercare l’origano, che i piedimontesi chiamavano ”recata” e i letinesi ”rinu”, che avevo imparato a conoscere bene nel montano territorio letinese che ne era particolarmente ricco e di buon aroma: origano significa ”splendore di montagna”. A Piedimonte d’Alife vi erano, allora, alcune centinaia di professionisti con i quali molti giovani avevano contatti prima o poi e potevano apprendere qualche arte liberale oppure desiderare di fare, come successe a me. Di Piedimonte Matese, leggo spesso cose varie e tra queste le dinamiche politiche municipali che si susseguono ad ogni cambio amministrativo con politici che in buona parte ricordo vagamente. 

Il mio saggio “Piedimonte M. e Letino tra Campania e Sannio”, fu presentato 3 anni fa dall’animatore di un media, Dir. Sc. Paolo Mesolella. Questi nella biblioteca civica piedimontese, dedicata ad Aurora Sanseverino, evidenziò l’incisività critica e l’attualità del saggio e degli articoli che scrivevo sullo storico media che dirigeva e dirige e che fu il primo a sistema online o digitale del territorio dell’antica Terra Laboris. Con la pandemia in corso sto scrivendo e riscrivendo un saggio sull’evoluzione del suddito in cittadino che mi verrà presentato da un piedimontese eccellente mio ex compagno di classe. In esso noto che nel nostrano Mezzogiorno, ad economia più attardata del nostrano Settentrione, i sudditi sono di due tipi che con un po’ di fantasia metaforica si può dire: nel sud dipendono dalla borghesia, spesso parassitaria, nel nord da quella più laboriosa ed è più facile l’evoluzione verso il cittadino autonomo ed indipendente nel pensiero espresso liberamente senza timori riverenziali verso chicchessia. Al Nord anche gli elettori innamorati del mito o verbo egalitarista votano Lega, tranne il ceto, ex medio, dei centri cittadini che hanno ereditato dai figli del 68 quel mito e continuano a perseguirlo, ma solo la piccola borghesia e i piccoli possidenti? Pare proprio di si, mentre al Sud fa eccezione la solita Napoli che ha a cuore il Masaniello di turno e cerca l’uomo solo al comando. Oggi vota a sinistra, ieri votava monarchia e nel mezzo la moderata D. C. che fu fondata dal siciliano, Don Luigi Sturzo, con la benedizione del Vescovo di Roma. E allora il mito bolscevico era vivo e vigoroso in non pochi intellettuali a cominciare dai mezzi russi con discendenti che parteciparono all’insurrezione anarco-insurrezionalista del 1877 intorno al Matese campano con epilogo a Letino.  A Piedimonte M. parte di quel ceto medio fu attratto dal verbo sturziano e non dal mito leninista e produsse Dante Cappello osteggiato dai monarchici letinesi guidati dal suo collega pure medico, Pitocco, e poi dai socialisti letinesi guidati da due giovanissimi uno gramsciano e l’altro craxiano, che poi ha fatto anche il Sindaco per più legislature dopo il Geom. Orsi ammogliato ed emigrato a Prata S.. Ma tornando al problema del taglio dei trasporti nel Sannio Alifano, a me pare che i politici campani, di qualunque partito, un programma di sviluppo dell’area interna campana, in generale e matesina e piedimontese in particolare, non solo non l’hanno mai avuto, ma si sono guardati bene persino di pensarlo per timore reverenziale verso i boss politici napoletanocentrici. I loro galoppini, beneventani, irpini e matesini a cui si appoggiavano per mietere poche decine di migliaia di voti hanno gestito quel che capitava nella migliore tradizione ben descritta dall’alifano Pietro Farina, sottoprefetto di Caserta. Egli, pressappoco e in sintesi, scriveva al Prefetto di Caserta di quasi un secolo fa così: ”Da noi i municipi sono come una sorta di cosa nostra”.  Piedimonte Matese oggi, ha il Municipio commissariato, ma saprà domani tornare ad un democrazia più attiva, trasparente ed onesta? Oppure rincorrerà bonus vari da applicare a questo o quel manufatto pubblico da rifare ex novo con probabili strali tangentizi? Chi vivrà, dopo la covid19, vedrà!  A Piedimonte M. si ripete lo scaricabarile ammaliante delle sirene e analogamente negli altri più piccoli comuni della comunità matesina, che pure avrebbero maggiore libertà d’agire ma non di contare per i pochi voti che apportano al fiume elettorale metropolitano campano, piedimontesi ed alifani compresi. A quando uno scatto d’orgoglio “sannitico” di quei nostri territori? Il mio saggio sopra specificato, mi stimolarono a scriverlo ex consiglieri provinciali piedimontesi, che conoscevano il ruolo di Cenerentola attribuito dai politici napoletanocentrici al territorio del Sannio Alifano, che inizialmente comprendeva solo 13 comuni. Piedimonte M., diceva già l’Avv. G. Fappiano quasi 60 anni fa e me lo ha ripetuto il prof. F. Mattei, una decade fa a Sepicciano, nell’ipotesi di Regione Sannio, diventerebbe la IV o V città, non ultima di quelle campane. Molti cittadini piedimontesi di tutti i partiti lo sanno, ma non è facile istituire la Regione Sannio con CB-BN capoluogo e non Molisannio come diceva l’Avv. G. Fappiano ed altri locali. Perché non riprestare il mio saggio ai cittadini e politici piedimontesi ed alifani? Il tempo lo abbiamo se c’è la volontà di farlo e in modo meno alla carlona di 3 anni fa. Adesso è tempo, per l’elettore piedimontese, di pensare all’autonomia regionale? Ai presenti l’ardua scelta e ai posteri commentare con il senno del poi. A me pare che non sia necessario tornare ad un recente passato non glorioso, ma idealmente al lontano passato dei Pentri: questi, pur sapendo di perdere, non negoziarono la Pax Romana, ma (ingenuamente) contrastarono l’espansionismo di Roma, anche se pare che una sola volta riuscirono a vincere la lotta cruenta, con un’imboscata alle Forche Caudine di Cusano Mutri (a Cusano M. e non a Forchia come dicono altri cultori di storia, che però hanno letto meno bene il patavino Tito Livio) nel 321 a. C.. Bisogna abbracciare l’autonomia regionale per governare meglio il territorio locale e con più responsabilità, magari deliberando più consiglieri regionali se provenienti dai monti casertani, beneventani, avellinesi e salernitani.

Un giovane avvocato piedimontese, con padre alifano e mamma locale, mi disse l’estate scorsa, che aveva letto il mio saggio suddetto (alcune copie sono reperibili alla storica cartolibreria piedimontese D’Aulisio) e lo aveva trovato d’attualità notevole, bontà sua. In esso scrivo del piano regionale dei trasporti campano che soffre da troppo tempo di sottovalutazione dei nodi esistenti di sviluppo viario est-ovest dei 13 mila e passa kmq del territorio regionale. Essi sono laddove incontrano alcuni alti monti e colline mentre è stato sopravvalutato lo sviluppo viario nord-sud lungo la più comoda pianura campana e il litorale. L’Appennino campano si estende dalla Sella di Vinchiaturo (CB) di soli 550 m di quota, fino alla Sella di Conza di 700 m di quota ove si connette all’Appennino lucano. Spostati verso ovest, tra l’appennino campano e il mar Tirreno, vi sono inoltre i rilievi dell’Antiappennino campano come le colline tifatine con la cittadina di Caiazzo- quasi a metà strada tra Piedimonte Matese e Caserta, e sul lato est, verso l’Adriatico, si ergono i monti della Daunia.

Nel territorio della Campania tutta ed interna in particolare come il Sannio Alifano vi sono sufficienti anticorpi democratici di cittadini nipoti della civiltà della transumanza appenninica sia orizzontale che verticale come dagli alti monti del Matese dei letinesi per e da Marcianise ai primi di novembre e maggio di ogni anno per migliaia d’anni.

 

 

Tali anticorpi dell’onestà e lungo i tratturi ancora esistenti, in parte, lasciano ben sperare di girare pagina e non solo di ritornare sui necessari e salutari tratturi storico-politici dell’onestà e ben descritti dal colto sottoprefetto alifano Pietro Farina. A Piedimonte M. la frase-monito di Pietro Calamandrei, murata nellAula Magna della scuola media “G. Vitale”, lascia sperare in bene: “Solo la scuola può compiere il miracolo di trasformare il suddito in cittadino” rappresenta un significante richiamo non solo dei giovani ma anche dei loro Insegnanti (insegnare significa lasciare il segno) a scuola e fuori di essa. Non tutti i passati mali sono destinati a nuocere e il cittadino campano-piedimontese non è ingenuo né suddito di sua maestà la burocrazia, né della partitocrazia imperante che parte dai salotti metropolitani campani e giunge nel più sperduto paese del Sannio Alifano. I partiti sono lo strumento democratico per rappresentare più idee e istanze, ma non devono invadere eccessivamente la società civile del cittadino del 2021 d. C.. Il Censis avverte che quasi metà degli italiani non nutre più fiducia in questa democrazia e nel nostrano Sud la percentuale è più elevata. In questi giorni i media avvertono che gran parte dei “ristori” dei fondi europei vengono più chiesti e concessi alle piccole e medie aziende del settentrione e non del meridione per oltre 100 miliardi. Al Sud arrivano solo fondi eccezionali della famosa e mai risolta Questione meridionale, ma non i fondi ordinari per il cittadino meridionale che ha meno servizi come altrove in quest’Italia unita dal oltre un secolo e mezzo.

 

 

 

 

Giuseppe Pace (Naturalista perfezionato in Ingegneria del Territorio all’Università di Padova).

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