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Al via la ripresa post emergenza sanitaria: necessaria l’immediata requisizione del JACKPOT, l’eliminazione di tutti i GRATTA E VINCI, blocco del GIOCO D’AZZARDO per evitare un’altra pandemia

Napoli, 8 Maggio – Il presente esposto trova ormai la propria ragione in una battaglia che, da troppo tempo, ha visto delle vittorie di Pirro in iniziative giudiziarie rimaste spesso lettera morta, a dispetto del grido di dolore che dovrebbe trovare nello Stato e negli organi a ciò deputati una tutela adeguata nella primaria difesa della dignità.

È di questi giorni la notizia resa dall’Agenzia Dogane e Monopoli che, in un momento difficile, che sembra consentire di scorgere la luce in fondo al tunnel di una pandemia le cui conseguenze già risultano tangibili, conferma come da Lunedì 27 aprile 2020 riprenderanno i giochi numerici, ripresa che verrà poi estesa del successivo Lunedi 4 maggio 2020 alle scommesse.

Tale scelta appare quantomeno poco illuminata, se si guarda alla contraddizione mercè la quale, al cospetto di una pandemia che ha visto sconvolti i sistemi mondiali, ci si ritrova a constatare, quale prima risposta del Governo, il ricorso al gioco d’azzardo, vera e propria epidemia sociale.

Contrariamente all’indirizzo che il Governo sembrerebbe voler assumere, è invece fondamentale che tutte le Istituzioni interessate provvedano nell’immediatezza a tutelare la salute e la condizione economica dei cittadini, già stremati da questo isolamento durato quasi due mesi, sospendendo immediatamente il gioco d’azzardo, ovvero, comunque, impedendo la riapertura delle sale giochi e di tutto ciò che appartiene a quel mondo, in tutte le sue sfaccettature, finanche requisendo il jackpot e tutti i gratta e vinci presenti sul territorio, facilmente reperibili, purtroppo, in qualsivoglia supermercato o tabacchino si faccia ingresso. La requisizione è un passo fondamentale, e deve avvenire non solo di tutti i gratta e vinci, ma anche e soprattutto di tutte le somme spese al gioco, in quanto sono soldi spesi da soggetti a tutti gli effetti “malati” e che, pertanto, a loro devono essere destinati.

Se ciò non venisse attuato, si assisterebbe, impotenti, al proliferare del gioco d’azzardo che facilmente troverà terreno fertile più che mai in un questo momento storico, determinando l’ingravescenza di una condizione che malattie sociali pregresse porteranno a sfociare nell’effimero ricorso all’illusorietà del gioco.

Infatti, dieci anni di battaglie ed interventi normativi ci hanno ormai insegnato che nel gioco d’azzardo si è instaurato un legame fondato su un contratto-truffa, laddove il risalto maggiore è quello di una pubblicità veicolata ingannevolmente, mediante l’uso di artifizi cromatici, con l’adozione di colori appositamente fuorvianti al punto da non rendere percettibile il vero inganno, ovvero utilizzando inviti con caratteri volutamente ridotti, che sposta capziosamente l’attenzione del “giocatore” sull’effimera possibilità di vincita, tralasciando artatamente di porre nel doveroso risalto la necessità di un invito ad un gioco responsabile.

Ed è proprio di questo che si tratta! Il jackpot, il gratta e vinci e le innumerevoli varianti attraverso le quali la stella polare del profitto ha ridotto in una condizione di assuefazione le persone che ricorrono al gioco d’azzardo (soprattutto le più fragili e vulnerabili)si rivelano nella realtà, miraggi di una vincita facile, veicolata da campagne pubblicitarie ingannevoli; i malcapitati cittadini si ritrovano truffati dall’insussistenza di una reale possibilità di vincita, ricadendo nel mendace messaggio che tralascia artatamente di porre nel giusto risalto come il gioco sia l’origine del turbine di dipendenza, dal quale deriva solo un’escalation di impoverimento, che studi di settore hanno confermato essersi verificato anche nel periodo di lockdown, attarverso un incremento considerevole del gioco on-line.

Gli esponenti di questa macchina a dir poco truffaldina ripetutamente catturano l’attenzione dei cittadini con la promessa di una vita migliore, di una vincita esorbitante, di somme di denaro…che, invece, non c’è, non esiste, non è reale!!

Appare dunque più che mai giustificato il timore fondato, che la già deprecabile deriva cui si giunge con il gioco d’azzardo, veda un incremento ulteriore proprio in questo periodo in cui ci si approssima alle conseguenze catastrofiche, economicamente e non solo, dell’epidemia da Covid-19; un cenno alla storia del gioco d’azzardo in Italia, porta a concludere che, in termini di volumi, si è da sempre assistito ad un incremento considerevole nei momenti di congiuntura economica sfavorevole, derivante da calamità naturali o meno.

Peraltro, non è da poco il numero di ore lavorative e di giorni lavorativi, che si “perdono”, letteralmente, e che continueranno a perdersi laddove si autorizzasse la riapertura delle sale, per dedicarsi al gioco d’azzardo, destinato sempre di più a diventare un rifugio soprattutto per i più deboli, in situazioni, quale quella che ci si appresta a vivere, con la chiusura integrale di tutte le attività produttive da diverse settimane, la più grande crisi dopo il dopoguerra…e, sarebbe terribile sottrarre tempo prezioso per dedicarlo al gioco, invece che impiegarlo a riprendere la nostra attività lavorativa, che dovrebbe rappresentare la priorità assoluta per il benessere proprio e della collettività, non di certo guardando alla pia illusione -perchètal’è!!- di ottenere un guadagno facile ed unaltrettanto agevole soluzione.

Non appare peregrino dunque prognosticare una escalation negativa in tal senso; il circolo vizioso che si determina muove dunque dalla difficoltà economica che trova una risposta assolutamente deviata nello spendere i propri risparmi nel gioco d’azzardo, così da originare il conseguente decremento dei consumi.

D’altronde, lo stesso DL “dignità” lasciava intravedere uno spiraglio attraverso il quale, il gruppo politico di maggioranza dell’attuale governo, proclamava a chiare lettere il proprio intento di squarciare il velo posto troppo a lungo sulla problematica in esame, affrontando la primigenia indebita ed indiscriminata apertura di centri scommesse ed il proliferare di sale slot e del sistema di gratta e vinci che hanno rappresentato, di fatto, delle vere e proprie istigazioni al gioco d’azzardo, foriere di conseguenze sociologiche distruttive del collante di serenità familiare.

Non risulta ultroneo, a questo punto, il richiamo generico a quanto emerso negli anni rispetto a questa piaga socialeche comuni interessi lobbistici hanno foraggiato, consentito, e dei cui proventi si sono avvalsi; in realtà, la portata del deprecabile fenomeno appare ben comprensibile anche già guardando al ben noto decreto Balduzzi (L. n. 189/2012) che, nell’approcciarsi alle tematiche relative ai profili sanitari, regolamenta espressamente l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da ludopatia (art. 5, comma 2), con la costituzione di un Osservatorio di valutazione delle misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.

Tale preliminare richiamo, non apparirà di certo fuori luogo se si consideri che il fenomeno ludopatico era già ben tangibile in epoca risalente,trovando già all’epoca, conforto, la logica etica di contenimento dei messaggi pubblicitari del gioco d’azzardo e la necessità che si avvertisse della dipendenza, garantendo la conoscibilità probabilistica di vincita. 

Nondimeno, nel corso degli anni si sono ripetute campagne informative ed educative da parte del Ministero dell’Istruzione, negli istituti primari e secondari, che, salvo il divieto di ingresso ai minori di anni 18 in aree gioco che per gli stessi avrebbero rappresentato dei luoghi di perdizione, sollecitavano una linea di indirizzo che riteneva necessaria la progressiva ricollocazione dei punti gioco, tenendo conto della presenza nel territorio di scuole, strutture sanitarie e ospedaliere, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi.

Peraltro, non va tralasciato come nelle more non sia mai stato emanato il decreto ministeriale che avrebbe dovuto indicare i criteri ed indirizzi, cosicché le amministrazioni regionali e locali hanno adottato regolamenti che, in difetto di un’univoca linea, vedevano nascere un contenzioso dagli esiti ondivaghi per la mutevolezza delle condizioni fattuali che si presentavano ai diversi Giudicanti; ma tant’èche è mancata, di fatto, una concreta deterrenza rispetto ad una problematica che, viceversa, interessi economici hanno lasciato proliferare.

In tal senso, militerebbero la noncurante attenzione posta nei confronti di diversi esposti che troppo spesso hanno incontrato la compiacente disattenzione degli enti preposti, incuranti altresì delle innumerevoli denunce tese a sollecitare indagini per i reati di omissione di atti d’ufficio e istigazione al gioco d’azzardo. Ma vi è di più! Ancora oggi, a distanza di tanti anni, vi sono organi che rilasciano troppo allegramente permessi per nuove aperture di sale slot o agenzie di scommesse o quant’altro graviti da anni nel regno del profitto, che, trascurando la piaga sociale della ludopatia, si ostina a vedere nella stessa una scelta consapevole del cittadino, cercando di non considerarla quale vera patologia per la cui deterrenza occorrerebbe un approccio scientifico-normativo rigido quanto risoluto.

La consapevolezza di una lunga e difficile battaglia attraversata in questi anni a tutela dei cittadini porta poi l’esponente a far richiamo alla necessità che non si ripetano condotte protezionistiche nei confronti di società che fanno del profitto il proprio unico verbo, prescindendo da un conseguente fenomeno dissociativo che corrode i mezzi di sostentamento di cittadini e di interi nuclei familiari; a contestualizzare la ritrosia riscontrata dagli enti preposti, si veda come finanche il Governo sia stato restio ad assumere una politica in tal senso orientata, elidendo dal decreto sicurezza l’emendamento che imponeva distanze minime alle sale da gioco rispetto a scuole ed edifici frequentati da minori.

In tale quadro, erano dunque dei comitati a tal fine costituiti che ricorrevano alle Autorità Giudiziarie, ottenendo provvedimenti favorevoli che, pur tuttavia, si rilevavano troppo spesso vittorie illusorie in quanto per un centro scommesse, una sala slot o quant’altro che veniva chiuso, due nuovi ne nascevano, aprendo le porte alla ludopatia, che nel consumistico punto di vista veicolato dai media, creava la dipendenza buona solo per un giro d’affari di 10 miliardi di euro e non certo per la salute e la serenità dei “giocatori”.

Tale condotta irresponsabile ha rappresentato una vera istigazione alla ludopatia che incitava il ricorso al gioco, ricorrendo all’indebitamento, all’usura e a distogliere delle risorse fondamentali per il sostentamento della famiglia, cosi determinando il fenomeno patologico in esame, con conseguenti risvolti, anche a livello penalistico.

Il fenomeno porta in pectore un altro significativo pericolo: quello dell’indebitamento bancario.

Atteso che i soggetti più esposti al rischio di ludopatia sono, giuoco-forza, quelli meno abbienti (in primis i pensionati), non è infrequente che questi decidano di accedere a capestri finanziamenti mediante la cd. cessione del quinto della pensione, per poter avere le risorse da profondere poscia nell’azzardo.

Trattasi i finanziamenti – fra l’altro concessi a tassi ben superiori a quelli di un mutuo –  che comunque, con ogni probabilità, non verranno mai rimborsati, generando così la speculare segnalazione “a sofferenza” in Centrale Rischi Banca d’Italia. Sicchè in capo al debitore cadrà l’ulteriore pernicioso effetto di vedersi compromesso il rating bancario, con conseguente preclusione all’accesso a qualsiasi forma di credito od agevolazione (ivi comprese quelle previste dal decreto Cura Italia); il tutto in un momento di profonda crisi ed incertezza nel futuro come quello che si sta vivendo in ragione dell’emergenza sanitaria in corso.

La portata della questione si vede anche nell’attività del Parlamento europeo che approvava già nel 2013 una risoluzioneche faceva richiamo alla piena legittimità degli interventi degli Stati membri a protezione dei giocatori, anche a compressione di alcuni principi cardine dell’ordinamento comunitario come, ad esempio, la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi, sul cui solco  interveniva nel 2014 la Commissione Europea con una raccomandazionesul gioco d’azzardoon line,stabilendo i principi che gli Stati membri sono invitati a osservare, al fine di tutelare i consumatori, con particolare attenzione ai minori e ai soggetti più deboli; con informazioni da garantire ai giocatori circa i rischi cui vanno incontro, attraverso una pubblicità responsabile, vietando ai minori l’accesso al gioco d’azzardo on line, prevedendo linee telefoniche per fornire assistenza ai giocatori ed un’attività formativa per dipendenti delle case da gioco e campagne di informazione sui rischi legati al gioco d’azzardo. A fronte di tale quadro disegnato in ambito europeo, la risposta di un legislatore evidentemente miope, risultava incoraggiare e regolarizzare la posizione di tutte le agenzie di scommesse che non risultassero legate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sanando finanche irregolarità, pur di ottenere il versamento delle imposte, piuttosto che privilegiare la regolarizzazione

La legge n. 96 del 2018 sul divieto di pubblicità di giochi d’azzardo ed altre disposizioni per il contrasto dei disturbi da gioco d’azzardo, rappresenta una delle iniziative che in concreto sono state assunte rispetto alla problematica de qua che, nell’ambito della ripartizione  dei poteri di cui all’art 117 Cost, terzo comma, guarda alla c.d. “prevenzione logistica”, rispetto alle distanze tra i locali ove sono installati gli apparecchi da gioco e determinati luoghi di aggregazione e/o permanenza di fasce vulnerabili della popolazione, utili ad arginarne le conseguenze, incoraggiando la previsione di un marchio “No slot” per i circoli e gli altri luoghi di intrattenimento che scelgono di non installare nel proprio esercizio le apparecchiature per il gioco d’azzardo.

Men che meno risolutivi appaiono poi i tentativi degli enti regionali di disincentivare gli esercenti rispetto alla pratica non regolamentata del gioco, avendo assunto preponderanza la nebulosa promessa di vincita, rinsaldata in un sistema, favorito in ciò anche dalla disattenzione delle istituzioni rispetto  ad un sistema che li stritola, producendo una forma di disaggregazione sociale.

A dispetto dunque delle limitazioni poste dagli enti locali, in ciò suffragati finanche da diverse pronunce della Consulta (sentenza n. 300 del 2011, la sentenza n. 220 del 2014 e, da ultimo, lasentenza n. 108 del 2017), si è riscontrata a più riprese la pervicace insistenza degli esercenti le sale da gioco che avanzavano richieste risarcitorie milionarie, dando vita ad una battaglia che ha interessato la necessità di redistribuzione sul territorio delle sale da gioco.

E, d’altronde, sotto gli occhi di chiunque entri fugacemente in una delle tante ricevitorie capillarmente collocate nelle nostre città, ci si trova di fronte ad un’esposizione, in bella mostra, delle vincite conseguite in ciascun esercizio. Ebbene, tale condizione rappresenta una vera e propria istigazione al gioco d’azzardo, incentivando ancor di più una deriva nelle già fragili volontà di poveri cittadini. Tali considerazioni sono altrettanto valide per il gioco del lotto e del superenalotto, che studi di settore hanno confermato avere ben maggiori margini di profitto rispetto alla reale possibilità di vincita per soggetti che, spesso anziani o in condizioni di lavoro precarie, arrivano a destinare tutte le proprie sostanze al gioco, sottraendole ai beni di prima necessità, perdendo il discernimento ed entrando in una sorta di proselitismo malato.

Il rischio di cui sopra si presenta ancora più alle porte in quanto, ripartendo scommesse, lotterie, sale slot e quant’altro graviti in questo mondo, si vedrà come siano stati gli anziani, in primis, e le categorie meno abbienti, magari con un lavoro oggi ancora più precario, che non vedrà le attività ripartire a pieno regime nell’immediatezza, a ricadere nel vorticoso tunnel del gioco d’azzardo, ritrovando ancora una volta nell’illusorietà di un messaggio ben reperibile ad ogni angolo di strada, l’unica risposta ad un forte disagio economico-sociale.

Sarà ancora più semplice, nei prossimi giorni, con la riapertura, assistere, impotenti, ad un flusso sempre maggiore di anziani, soprattutto, e di casalinghe, che, per tentare la fortuna, ovvero anche solo per recuperare parte di quel denaro perduto in conseguenza dell’emergenza sanitaria e del lockdown, si inseriranno nuovamente nel circuito del gioco, arrivando a trascorrere ore intere, giornate intere, dinanzi a quegli schermi, fonte di una visione effimera e di una realtà economica inesistente.

Appare dunque l’antitesi della coerenza la scelta istituzionale di far ripartire il fronte delle scommesse, aggravando un’epidemia sociale unanimemente riconosciuta; il tutto mentre si esce da un’altra epidemia; appare quantomeno auspicabile che, dopo anni di fronte comune contro questa piaga sociale ci si adoperi fattivamente per salvare da una delle più svilenti emarginazioni che in più di una circostanza determina un corteo di problematiche che conduce a tragiche conseguenze, alla stessa maniera in cui la virtuosa scelta istituzionale ha bloccato l’economia mondiale per salvare vite umane.

A tal riguardo, una riflessione appare ancora doverosa laddove si sente ventilare in ambito istituzionale, da più parti, la possibilità di una patrimoniale propugnando con forza l’opportunità di una scelta che utilizzi le risorse economiche del gioco d’azzardo, in primis, il montepremi del superenalotto, al fine di sostenere i settori maggiormente in crisi.

Il quadro testè tracciato, impone, tra le altre, l’urgenza di una modifica normativa dell’art. 415 del codice civile che disponga una tutela giudiziaria maggiormente adeguata, contemplando tra le ipotesi alla base della richiesta dell’interdizione anche il gioco d’azzardo patologico.

La necessità di trovare contromisure porta dunque a considerare fondamentale contrastare il fenomeno, costituendo un benessere psico-fisico dei soggetti maggiormente vulnerabili e della quiete pubblica, sulla base di una puntuale analisi della presenza nel territorio di giocatori d’azzardo problematici e patologici, vietando altresì la vendita di biglietti gratta e vinci e lotterie istantanee all’interno delle aree di vendita (edicole o bar) degli ospedali, similmente a quanto avviene per i prodotti alcoolici ed il tabacco, ovvero, comunque, ritirando immediatamente tutti i gratta evinci esistenti dal momento che non esiste alcuna reale possibilità di vincita.

Una necessaria sensibilizzazione si impone in tutti i contesti, in primis istituzionali, incoraggiando un’attività di controllo adeguata da parte degli organi di Polizia circa il rispetto dei seppur ancor troppo flebili richiami normativi che non contemperano nella giusta proporzione il prioritario bene salute da tutelarsi, privilegiando il ritorno economico degli imprenditori dal quale, giova ricordarlo, anche lo stato trae beneficio sotto forma di imposta.

In tale ottica, sono apparse insoddisfacenti quelle che sono rimaste delle mere dichiarazioni di intenti da parte del governo, a fronte della necessità di assumere impegni precisi su temi essenziali quali il divieto di pubblicità e del gioco on line e sul recepimento delle proposte avanzate dalle Commissioni istituite ad hoc, rispetto anche alla genericità di requisiti richiesti per rientrare in una classe che lasciava la possibilità di istituire dei “mini-casinò”, in contrasto con l’esigenza quantomeno di una forte riduzione dell’offerta di gioco.

L’esposto in esame intende pertanto mirare ad ottenere, nell’interesse della collettività, da parte delle Istituzioni, decisioni efficaci e costruttive contro il gioco d’azzardo, chiara espressione di violazione dei valori costituzionali, in un momento in cui ad una straordinaria crisi sanitaria ed economica non possiamo permetterci di aggiungere danni ulteriori alla salute ed economia del giocatore.

In merito alla salute, abbiamo già ricordato poc’anzi che assidui frequentatori delle sale giochi o delle slot machine sono proprio gli anziani, maggiormente esposti al rischio della contrazione del coronavirus, soprattutto in luoghi chiusi, quali quelli in esame, rispetto ai quali Agenzia dogane e monopoli comunque non ha in alcun modo ancora chiarito quali misure di distanziamento sociale e di sicurezza per la salute siano state adottate.

In ogni caso, e questa è un’altra delle grandi contraddizioni del Paese in cui viviamo, ci si domanda, e l’Agenzia Dogane dovrebbe replicare sul punto, per quale ratio giochi la cui raccolta è stata sospesa durante il lockdown (ancora in essere) tornano ad essere consentiti – secondo il Governo già dal 27 aprile 2020, prima ancora che il Paese esca a tutti gli effetti da tale periodo di chiusura totale, di “zona rossa”!!

Sarebbe opportuno, anzi necessario, che lo Stato oggi decida, quindi, di continuare con l’indirizzo etico, morale e politico assunto da quando è iniziato il lockdown, e di non dettare provvedimenti che contrastano con l’intento di incentivare la ripresa economica del nostro Paese; è necessario che si provveda a destinare completamente il Jackpot sospeso, pari a circa 35 milioni di euro, al fine di combattere l’epidemia in corso, salvando migliaia di vite, soprattutto in quelle zone dove le cure al COVID- 19 non sono ancora possibili, utilizzando il denaro raccolto magari per creare posti di terapia intensiva, ovvero per acquisire le varie strumentazioni necessarie per combattere questo virus, ahimè tristemente note a tutti (mascherine, ventilatori, ecc…).

Siamo purtroppo, specie al Sud Italia, di fronte ad un apparato sanitario e, soprattutto, amministrativo, lento nell’assumere misure, spesso labili di efficacia e di risultati tangibili.

Alla luce di tutto quanto esposto, è fondamentale che tutte le Istituzioni interessate dall’annosa tematica provvedano a dare immediata attuazione a quanto auspicato, sospendendo immediatamente il gioco d’azzardo, ovvero, comunque, impedendo la riapertura delle sale giochi e di tutto ciò che appartiene a quel mondo, in tutte le sue sfaccettature, finanche requisendo il jackpot e tutti i gratta e vinci presenti sul territorio, rappresentanti, si ribadisce, l’idea di una vincita di denaro, che nella realtà non esiste, in quanto l’attuale condizione psicofisica di chi si trova costretto a farsi letteralmente i conti in tasca per arrivare a fine mese, unita alla quarentena che si sta vivendo ed alla lentezza dell’apparato burocratico italiano nell’erogare i soldi già promessi ai cittadini (si veda ad esempio, la cassa integrazione, non ancora corrisposta ai lavoratori) non fanno altro che alimentare ancora di più la propensione al gioco, per tentare la vincita, in quei soggetti già assuefatti, oltre a creare nuove dipendenze, con danni importanti alla salute ed alle finanze della famiglie italiane.

Non minore importanza riveste, infine, la questione del gioco on line, che, laddove non fosse abolito, ed è ciò che si auspica, andrebbe sicuramente regolamentato in modo più rigoroso, modificando la normativa ora esistente e prescrivendo che l’accesso allo stesso avvenga, non già attraverso il solo inserimento del codice fiscale, bensì anche esibendo la tesssera sanitaria che dovrà essere collegata all’Agenzia delle Entrate, onde evitare il depauperamento di soggetti già percettori di redditi minimi.

Continuare a perseverare nel consentire ai cittadini di “giocare” tentando la fortuna, conduce solamente ed inevitabilmente ad una condizione di oggettivo e contingente impoverimeCordiali saluti

 

 

Avv. Claudia Contenti                                          Avv. Riccardo Vizzino

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