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LE RIBELLIONI FATALI: la mafia, il Covid ed il futuro

Napoli, 28 Maggio – La stagione estiva è quasi alle porte, quindi inizia a rimbombare nelle mie orecchie, con un crescendo di rossiniana memoria, l’esclamazione “che caldo infernale!”, che la gente è oggigiorno fin troppo incline a pronunziare. Sin qua, nulla quaestio, anche perché il riscaldamento globale sta avendo effetti a dir poco catastrofici tanto sull’ambiente quanto sull’essere umano; ma…sulla trasgressione delle regole di civile convivenza – siano esse giuridiche o soltanto morali -, si sa, non intendo minimamente transigere.

Com’è noto, le persone che si abbassano la mascherina a bordo treno, adducendo come pretesto il calore, mi fanno andare in bestia: posso comprendere che i dispositivi di protezione posson dare fastidio ai più (di sicuro non a me), però non tollero affatto che i puntigli di qualche sprovveduto nocciano, anche solo potenzialmente, al benessere di noialtri. Male, molto male: della civiltà non s’intravede più neanche l’ombra!

Nel tragitto verso casa mi son ricordato che alcuni mesi fa un tale condivise su Facebook un post, assumendo scientemente che, se ci fossimo ribellati alle organizzazioni criminali alla stessa maniera in cui tanti si ribellano alle restrizioni anti-Covid, il destino della popolazione mondiale non sarebbe stato, poi, così amaro.

Se ci si fa caso, i punti di contatto fra il pensiero degli attuali “negazionisti” e la mentalità del “chi te lo fa fare?” sono molteplici: elencarli è pressoché impossibile, dunque mi limiterò ad incentrare il resto di questa breve riflessione su uno di essi, ossia il pericolo per l’incolumità del Prossimo, nonché per l’avvenire della collettività tutta.

Carissimi Lettori, il silenzio potrebbe apparire utile in una marea di circostanze, ma Vi assicuro – da Cittadino, prima ancora che in qualità di giureconsulto alle prime armi – che in esso s’identifica l’arma (forse) più letale che esista: quello che in molti definiscono “quieto vivere” è in realtà un’oppressione perenne cui nessuno ha il coraggio di porre fine utilizzando i molteplici canali di comunicazione dei quali, per fortuna, allo stato attuale disponiamo.

Qui al Sud (e non solo) si vive in un clima di paura: si ha timore, cioè, che il più forte (espressione dal campo semantico amplissimo), a seguito di un monito rivoltogli, o – nel caso del trasgressore di una norma – di sanzioni inflittegli, consumi la propria vendetta nei confronti di chi lo ha redarguito e/o ha informato le Autorità competenti riguardo alla condotta illecita da lui tenuta.

Noi tutti dobbiamo avere il coraggio di fermare (o far fermare) chi, comportandosi in maniera anti-sociale (il famoso anti-social behaviour, caro ai Britannici), rischia di compromettere seriamente l’equilibrio sociale: seguiamo, dunque, l’esempio di chi, come i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha posto sé stesso in secondo piano rispetto al bene di tutti, arrivando a sacrificare la propria esistenza terrena.

Le ribellioni sono giuste, d’accordo, ma quelle fatali, tali da intendersi quelle messe in atto per capriccio, sono da scongiurare del tutto. Spremiamoci, perciò, il cervello e piantiamola di pensare soltanto a noi stessi!

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