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Vino Made in Italy, ricerca esportatori: “Nonostante guerra è boom italiano in Russia”

In testa Super Tuscan, Brunello, Amarone e Barolo ma crescono i meno costosi come Primitivo, Lambrusco, Prosecco e Vermentino

Castiglione delle Stiviere, 10 Maggio – La guerra in Ucraina non ha affatto stoppato l’esportazione dei vini italiani in Russia né tantomeno reso il Made in Italy più antipatico. Parola di Edoardo Freddi, esperto di vini e patron della Edoardo Freddi International che esporta ogni anno più di 33 milioni di bottiglie in tutto il mondo: «Il popolo russo ama i vini italiani e il Made in Italy in generale, le esportazioni stanno continuando.  La guerra in Ucraina non ha per niente frenato l’esportazione e il commercio dei vini italiani in Russia. Si può dire che, al massimo, ne ha modificato i consumi a causa dell’inflazione crescente che ha ridotto il potere d’acquisto dei cittadini russi. Ma soprattutto, poiché lo scorso autunno un folto gruppo di russi con capacità di spesa medio-alta ha abbandonato la propria nazione durante la guerra, i fine wine e super premium italiani hanno oggi meno clienti rispetto a qualche mese fa».
L’export dei vini italiani in Russia si è dunque solo spostato verso una fascia di prezzo più bassa rispetto al periodo precedente alla guerra. «La reazione dei venditori in Russia a partire da febbraio 2022 è stata quella di concentrarsi sui vini entry level, – spiega Edoardo Freddi – sicuramente vini come i Super Tuscan, il Brunello, l’Amarone e il Barolo rimangono molto apprezzati dai russi, ma nell’ultimo periodo si stanno iniziando a scoprire vini italiani meno costosi come il Primitivo della Puglia, ma anche il Pinot Grigio, il Lambrusco, l’Asti, il Prosecco, il Chianti e il Montepulciano. Di recente c’è grande entusiasmo anche per il Vermentino, che lentamente sta sostituendo e prendendo il posto del Lugana. Tutti questi vini in questo momento stanno vendendo molto in Russia».
Per quanto riguarda i luoghi di consumo dei vini in Russia, negli ultimi anni c’è stato un boom delle aperture dei wine bar nelle grandi città. A sorpresa invece, tra i canali di vendita, la mancanza dell’online: «I wine bar sono sempre più diffusi, ma non sono di certo l’unico canale di acquisto dei vini italiani in Russia. Si continua a consumare nei ristoranti, ma anche in casa, principalmente fuori pasto e durante le festività. Tra i canali di acquisti ci sono poi molte catene di negozi specializzate nella vendita di vini e spirits, con un’offerta sia entry level che premium. Il consumatore russo può acquistare vino anche nei supermercati, dove sono presenti degli scaffali dedicati. Nelle grandi città, in aggiunta a questi canali, sono nate dei boutique store indipendenti, i quali sono in grado di offrire anche vini rari. Non bisogna dimenticarsi dell’on-trade, ossia hotel e ristoranti. Ad oggi l’unico canale a non essere presidiato è quello online», ha spiegato Edoardo Freddi.
L’unica vera minaccia attualmente presente in Russia per l’export dei vini italiani è rappresentata dal mercato dei vini provenienti dalle ex Repubbliche Sovietiche: «I distributori e i retailer di vino russi infatti devono in qualche modo contrastare i problemi relativi alle consegne e ai costi elevati, oltre che la paura di sanzioni a causa della guerra in corso: attualmente ci sono molte promozioni dei vini delle Ex Repubbliche Sovietiche in Russia perché sono più facili da importare. Nonostante ciò, il consumatore russo continua ad essere interessato ed attratto dei vini italiani di qualità. Non a caso i vini italiani sono ancora i più venduti in Russia, seguiti da quelli georgiani che sono riusciti a scalzare i vini spagnoli, ora al terzo posto», ha concluso Edoardo Freddi, patron della Edoardo Freddi International.
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