Politica

Ucraina, premier Draghi alla Camera e al Senato: “L’attacco all’Ucraina è una violazione della sovranità, dei trattati internazionali e dei valori fondamentali europei”

Roma, 25 Febbraio – “Dobbiamo restare uniti tra noi” con queste parole il presidente del Consiglio Mario Draghi ha concluso il lungo discorso di oltre mezz’ora appena tenuto in udienza alla Camera per riferire delle misure adottate a livello nazionale e europeo per fronteggiare la guerra russa contro l’Ucraina.

Un intervento inframmezzato da applausi di sostengo per l’Ucraina e per le azioni di sostegno e presenza rappresentati dal ministro degli Esteri Luigi di Maio e della Difesa Lorenzo Guerini. Un discorso scabro, chiaro e diretto: “La crisi è di portata storica, sarà lunga e difficile da ricomporre. Le divergenze non saranno facili da superare”, ha detto il premier che ha ricordato sia l’escalation della azione russa sia la politica internazionale che vede l’Italia coinvolta e le risposte alla crisi energetica già in atto.

Il messaggio iniziale è di sostegno all’Ucraina: “L’Italia condanna la guerra con assoluta fermezza. L’attacco all’Ucraina è una violazione della sovranità, dei trattati internazionali e dei valori fondamentali europei. Intendiamo dare la solidarietà del popolo italiano alla popolazione ucraina e al presidente Zelensky. Il ritorno della della guerra in Europa non può essere tollerato. Ma dobbiamo essere consapevoli che l’agenda della Russia e del suo presidente è pero vasta, complessa e a lungo premeditata. Ho la sensazione di essere solo allo stadio iniziale di un profondo cambiamento delle relazioni internazionali che ci hanno accompagnato dalla fine della seconda guerra mondiale. L’Italia a questo conflitto ha reagito subito e ha subito convocato l’ambasciatore, chiedendo di ritirare l’offensiva e condanna assieme agli altri grandi leader europei l’attacco non giustificato e non provocato ai danni dell’Ucraina. Assieme agli altri Paesi del G7 esprime la ferma condanna e il richiamo alla cessazione delle ostilità e l’invito al ritorno alle trattative”

Momento di commozione per il presidente quando ricorda l’incontro via web di ieri sera tra il Consiglio europeo straordinario con Zelensky: “è stato un momento davvero drammatico. Era nascosto da qualche parte a Kiev, ha detto che non ha più tempo, l’Ucraina non ha più tempo, la sua famiglia è nel mirino. Siamo rimasi tutti colpiti. Ci saremmo dovuti sentire questa mattina alle 9.30 ma non è stato possibile”.

Mario Draghi ha chiarito anche la posizione dell’Italia nelle future azioni coordinate con la Nato: “Oggi pomeriggio avremo un vertice Nato per rafforzare il fianco orientale. Stiamo anche definendo un pacchetto da 110 milioni per sostenere l’Ucraina per scopi umanitari e finanziari perché – ha ricordato – del Paese è stata distrutta l’economia e l’intero tessuto sociale ne è stato disgregato. Il governo italiano ha sempre auspicato coi partener internazionali per risolvere la crisi in modo pacifico, qualsiasi dialogo però deve essere sincero e soprattutto utile”. Quindi la presa della realtà dei fatti: “Le violenze da parte della Russia rendono questo dialogo nei fatti impossibile”.

Quindi l’impegno delle nostre forze armate: “Abbiamo come priorità il rafforzamento della sicurezza nostro Continente. La Russia deve tornare al tavolo dei negoziati. La Nato dal punto di vista militare si è già attivata. Le forze italiane impiegate dalla NATO unità già schierate in zona operazione: 240 uomini si trovano già pronti in Lettonia assieme a forze navali e velivoli in Romania e altre saranno attivate su richiesta del comando alleato. Sono disponibili altri 1400 tra uomini e donne altri e 2000 militari allertati”. Quindi ha ribadito: “L’Italia e la Nato sono unite nel messaggio di solidarietà all’Ucraina e alla difesa della architettura europea”.

Il premier ha ribadito la linea condivisa tra Italia, Francia e Germania insieme agli altri partner del G7 illustrando la linea delle sanzioni tra cui il bando per le importazioni e esportazioni alle entità separatiste come già avvenuto per la guerra in Crimea nel 2014. “Nei confronti della Russia procederemo con il divieto del finanziamento per il debito sovrano e con il congelamento dei grandi asset finanziari. Procederemo anche a bloccare le attività finanziarie per gli oltre 300 membri della Duma (ndr il parlamento russo) che hanno votato il riconoscimento dei territori separatisti. Nel Consiglio Europeo di ieri sera abbiamo varato ulteriori misure che saranno attivate in questi giorni, su cui posso anticipare che si tratterà di sanzioni quali il divieto di finanziamento delle banche russe, il blocco dei depositi bancari russi da parte di grandi istituti europei”. Quindi il braccio di ferro sugli investimenti, bloccati, nel settore dell’industria, del petrolio e della tecnologia.  Ma non solo: in agenda anche il blocco del rinnovo dei visti e dei passaporti e future ulteriori sanzioni per altri partecipanti alla Duma non ancora toccati dalla prima ondata.

Alla fine, ma non per importanza, il punto sull’approvvigionamento energetico per il nostro Paese, con una dose di autocritica e sguardo doveroso verso l’immediato futuro. La preoccupazione è esplicitata: il settore, ha ricordato Draghi “è già stato colpito da rincari: il 45 per cento del gas che consumiamo è importato dalla Russia ed è aumentato del 27 per cento rispetto a dieci anni fa. La nostra imprudenza è stata quella di non aver diversificato altre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. In Italia abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi ai 3 miliardi di metri cubi di oggi e dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione superando la nostra vulnerabilità. La crisi ci pone una risposta accelerata sul tema. Il governo è pronto per affrontare la crisi energetica – tranquillizza Draghi – ma “non possiamo farci però trovare impreparati. Potremo anche riaprire le centrali a carbone mentre procediamo sul lungo periodo spediti verso un maggiore sviluppo fonti rinnovabili”. Qui Draghi ha anche puntato il dito contro l’ostacolo maggiore verso il nuovo obiettivo ossia quello della burocrazia. 

Nessun giro di parole, da parte del presidente del Consiglio: La crisi è di portata storica, sarà lunga e difficile da ricomporre. Le divergenze non saranno facili da superare. Il Governo intende lavorare senza tregua, in coordinamento con gli alleati. E’ nostra intenzione dare risposte a questo momento di grave incertezza e per farlo è essenziale il vostro appoggio, sia della maggioranza che della opposizione”. 

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