Politica

Trivellazioni Agnano, fumarole e paura. La senatrice Giuannuzzi (M5S) incontra presidente INGV per fare chiarezza

Napoli, 12 Luglio – Nei primi giorni del mese di giugno, in via Pisciarelli ad Agnano, sono stati condotti dei lavori “anomali” di perforazione, provocando la fuoriuscita di gas dal sottosuolo, fino al formarsi di una coltre biancastra che ha raggiunto picchi di 20 metri di altezza, una fumarola alla quale se ne è aggiunta anche una seconda.

La senatrice del MoVimento 5 Stelle Silvana Giannuzzi, raccogliendo i timori della popolazione locale, già esposta a fenomeni sismici tipici dei Campi Flegrei, si è adoperata subito per ricostruire l’accaduto. Così, dopo l’interrogazione di Maria Muscarà in Consiglio regionale e l’ordine del giorno nel civico consesso di Pozzuoli, a firma del consigliere comunale, Antonio Caso, la senatrice ha presentato una interrogazione sull’intera vicenda, interrogando il Dipartimento della Protezione Civile attraverso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Alleghiamo il link dell’avvenuta pubblicazione dell’Atto, con data 9 luglio 2020:

http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1157527

Nello stesso giorno Giannuzzi si recava presso l’INGV a Roma per avere un incontro con il Presidente Doglioni dal quale ha ricevuto tutte le risposte utili per rassicurare la popolazione, in particolare, i gas fuoriusciti non hanno causato inquinamento nell’aria, non vi è stato un danno ambientale e che i pozzi “incautamente” aperti possono essere richiusi con le dovute precauzioni tecniche, senza che vi possano essere ripercussioni in termini di movimento nel sottosuolo o l’accumulo di gas, che potrebbero generare esplosioni, come temuto da alcuni cittadini.  

Sull’argomento, i link dei post scritti dalla senatrice del M5S Giannuzzi che ha inteso informare dettagliatamente i cittadini ed elettori sull’esito dell’incontro all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma:

(TRIVELLAZIONE AGNANO COSA DOVEVA ESSERE FATTO PER UNA TRIVELLAZIONE SICURA IN UN TERRENO VULCANICO – CONTIENE VIDEO)

https://www.facebook.com/SilvanaGiannuzziM5S/videos/3306553572711834/?__xts__[0]=68.ARC6vLXzQPUzh8W92Fs344vWukq9nZYdrksiUCSc2_9UmOxjs-g4OUSDLMIra_fJaO8ar_nhSgSpn2qFCO8QmG9OqIPA5-NXBBp27TML_EaXfc6kmIIUqoApua2pUZNUjj7hJoNKKLEz3zcIhCmpjyYZ33mGaWqfAYSMfso2UVB97fg1J8voGgymDmgjQH6OGwWWo078B00KwIBF4_bEBJUFygTz7d8bmxh92IEiECpJ6znEW0fVCT9-A3YuF8Ql3Jl8TEn2Aq4haJ9mCLZI452SKBsXQO1OJ4-Ha_KU3uEjk2ET43C_RgYyIssluHFLJgSfr9k0vEPthzVhYT7DMicHeP99sd0WbliG6ofL&__tn__=-R

post Fb:

“Senza pretesa di fornire informazioni risolutive, ma con semplice spirito di doveroso conto di quanto appreso durante una visita ufficiale ad un Istituto scientifico di Stato, ho piacere di condividere con voi quanto pazientemente illustratomi ieri dal presidente dell’INGV Doglioni, con l’ausilio di un video ugualmente fornitomi dal presidente.

Il video è in Inglese, ma le immagini sono fortemente esplicative e provo a farne una breve sintesi scusandomi anticipatamente con i tecnici per l’estrema semplificazione.

La metodologia di scavo corretta per terreni vulcanici è ben nota e utilizzata da almeno un paio di decenni. Per affrontare un terreno vulcanico, in cui è nota quindi la presenza di “cuscinetti” di gas e acque calde nei primi strati, esiste un sistema collaudato chiamato “Blow-out preventer”, cioè in grado di prevenire esplosioni. Dove -attenzione- per “esplosione” non si intende evento catastrofico, ma genericamente fuoriuscita incontrollata di materiali.

Il sistema prevede che, inizialmente, nel punto di trivellazione si proceda a creare una “camera di lavoro” per cosi dire, intorno al punto prescelto, scavando -per una profondità da 1 a 5 mt- una fossa quadrangolare più ampia del punto di trivellazione dalla quale poter poi operare. Tale camera viene chiaramente “inscatolata” nel cemento in modo che non vi siano cedimenti di alcun tipo.

Dopodiché, al centro di questa piattaforma di lavoro sotto il livello del suolo, nel punto prescelto per la perforazione, si pongono una serie di supervalvole di sicurezza che dovranno gestire, al di sopra della trivella, eventuali fuoriuscite di materiali. Successivamente, si dà inizio alla trivellazione vera e propria, procedendo a perforare il terreno “incamiciando” via via il canale di scavo. Cioè rivestendo di cemento, mano a mano che si procede, le pareti del canale di scavo, in modo che, sia il terreno che i materiali liquidi-gassosi all’intorno, non avvertano una diminuzione della pressione in quel punto e non si precipitino nel “buco” con successiva e incontrollata fuoriuscita dal canale di perforazione.

Mi si dice che, a guardare quanto accaduto ad Agnano, si può evincere che lo scavo non sia stato effettuato con tale metodologia.

Mi viene riferito altresì che la tecnica sopra illustrata è ugualmente perseguibile per l’eventuale, auspicabile, chiusura e messa in sicurezza del sito. Silvana Giannuzzi”

POZZUOLI, TRIVELLAZIONI E BRADISISMO FLEGREO. ECCO LE RISPOSTE DEL PRESIDENTE INGV AI QUESITI POSTI DA SILVANA GIANNUZZI

https://www.facebook.com/SilvanaGiannuzziM5S/posts/3121227967973150?__xts__[0]=68.ARDmOp58Qvk50gtkAVuGfHZTOcYE8637s1JcptP3GBqIS4-JmcVLrJh9khijx0EAvLdar3FORQ8aa4ZtyRKwyK7G-3s2_eaA7vL_ZB1-g4b15IEqVYYtAuk7e17CSbe3SX3B01MsfPP5KVEb1DOlFuaQA9JfGfwIKiEOPFgFSnsO91ZKl-Hm8qYRT_D9-zxE61sbIRmJKKn1vztqPlxkAMLO1TkaDZyWS-W8o4w9RC3jnE-ubZULcQu-2JsBk0cfJvGWBnsramoK3ltVgqXS8SzKORGgoYBIRoVySzOUVrBBAjk5ulnm17YokrXS30GH74loqiJs1Cl4LE3xZ-yO3sg6zLo3&__tn__=-R

post Fb:

Come già reso conto, giovedì 9 luglio, ho incontrato il presidente dell’INGV Carlo Doglioni per chiedere informazioni su quanto stava realmente accadendo in zona Agnano. In quell’occasione ho consegnato al Presidente una lista di domande alle quali è stata data pronta risposta, e che di seguito vi riporto, nel testo e in foto.

Le domande coprono sia l’attuale questione delle trivellazioni in atto in zona Agnano che più in generale lo stato di salute dei Campi Flegrei. Con i consiglieri M5S, Caso e Critelli, abbiamo convenuto che l’occasione fosse importante per provare ad avere informazioni anche sull’attuale andamento del fenomeno bradisismico della nostra zona. Spero le informazioni raccolte possano fornire un utile contributo di informazione per i cittadini.

P.s. abbiamo appena appreso che sono in corso in queste ore operazioni nell’area di Agnano di probabile “ripristino” dello stato dei luoghi. Da una parte plaudiamo a tutti coloro, istituzioni e comitati cittadini, che con la loro attenzione, hanno portato probabilmente a un frettoloso dietro-front, dall’altra auspichiamo che si stia procedendo con metodologie adeguate, più accorte di quelle seguite per la perforazione. Ed avvertiamo che anche di questo chiederemo conto.
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Ecco le risposte:

Roma, giovedì 9 luglio 2020

Giannuzzi: Si gradirebbe conoscere la rappresentazione di come sono andati i fatti circa i lavori ad Agnano. L’INGV ne era a conoscenza? Aveva autorizzato determinati
interventi o nessuno?
Doglioni, Ingv: Il progetto GEOGRID “Tecnologie e sistemi innovativi per l’utilizzo sostenibile dell’energia
geotermica” (CUP B43D18000230007) nasce con un bando della Regione Campania
relativo al POR FESR CAMPANIA 2014-2020 Asse 1 – Ricerca e Innovazione, Obiettivo
specifico 1.2 “Rafforzamento del sistema innovativo regionale e nazionale”, Azione 1.2.2 “Supporto alla realizzazione di progetti complessi di attività di ricerca e sviluppo su poche aree tematiche di rilievo e all’applicazione di soluzioni tecnologiche funzionali alla realizzazione delle strategie di RIS3” – “Distretti ad alta tecnologia, aggregazioni e laboratori pubblico privati per il rafforzamento del potenziale scientifico e tecnologico della Regione Campania”.
L’INGV, con la passata amministrazione, a inizio 2016 diede la propria manifestazione di
interesse a partecipare al progetto GEOGRID. In seguito, a fine 2018, dopo che il progetto
condiviso con tutti i partner (Università di Napoli Federico II, Uni Parthenope, Uni
Vanvitelli, Uni del Sannio, CNR, oltre ad alcune società private, Graded, Aster, CRdC, Smart Power System, SudGest, AET) venne approvato, anche l’INGV aderì all’Associazione Temporanea di Scopo. Il referente scientifico dell’INGV Giuseppe De Natale non ha mai informato l’attuale amministrazione dell’INGV circa la localizzazione, la tempistica e tantomeno le modalità di realizzazione delle perforazioni geotermiche previste nel progetto. L’INGV non ha avuto contezza delle scelte operative e non ha dato nessuna
autorizzazione in merito. Non appena venuti a conoscenza dell’avvenuta perforazione,
l’amministrazione INGV ha chiesto alla capofila del progetto (GRADED) e a tutti gli organi competenti, Protezione Civile Nazionale e Regionale, Sindaco di Pozzuoli, di chiudere
subito il pozzo minerariamente.

Giannuzzi: Se l’INGV non è stata informata preventivamente della situazione pensate
allora di intervenire in maniera autonoma per richiamare chi di dovere al rispetto dell’area? Con quali modalità e strumenti?
Doglioni, Ingv: Non appena venuti a conoscenza della perforazione abbiamo inviato i nostri ricercatori a svolgere analisi geochimiche dei gas emessi nell’area, oltre che le analisi chimiche della falda freatica. La prima volta fu inibito l’accesso. Successivamente abbiamo
potuto accedere all’area e al pozzo per svolgere le rilevazioni del caso e che verranno ripetute con cadenza regolare. Nel contempo, tramite lettere protocollate e innumerevoli mail e telefonate abbiamo chiesto ripetutamente sempre l’immediata chiusura mineraria del pozzo.

Giannuzzi:: Esistono rischi per la popolazione al momento? Se sì quali?
Doglioni, Ingv: Al momento non siamo a conoscenza di particolari rischi per la popolazione e l’ambiente. Un’eruzione freatica è esclusa perché non c’è magma nel pozzo. Per le attuali interpretazioni, la camera magmatica dei Campi Flegrei si trova a circa 7-8 km di
profondità, molto distante dalla natura superficiale del pozzo. Sill o filoni magmatici sono forse ipotizzabili fino a 3-5 km di profondità, non più superficiali. La perforazione è invece arrivata solo a 76.5 m con una temperatura alla base di T=108.9°C, mentre la falda acquifera è tra 45 e i 48 m, con T=97°C. Si precisa che a circa 30 m di distanza dal pozzo c’è un vecchio pozzo probabilmente più profondo, ma che ora risulta ostruito oltre gli 80 m. Per questo pozzo la falda è a circa 55 m con Temperature di 97°C al pelo della falda e T=100°C a 80 m. La domanda che ci facciamo è perché non è stato utilizzato quel vecchio pozzo per la sperimentazione geotermica. I gas emessi dal nuovo pozzo sono principalmente CO2 e vapore acqueo, gas già emessi naturalmente dall’area. La CO2 emessa è nell’ordine di 25 tonnellate/giorno: questo flusso è molto piccolo se comparato con l’area di Pisciarelli dove vengono emesse circa 600 tonnellate/giorno e l’area di Agnano in generale dove vengono immesse in atmosfera circa 3000 tonnellate di CO2/giorno. Inoltre il drenaggio del pozzo ha canalizzato i gas del sottosuolo che naturalmente escono in modo continuo e diffuso in tutta l’area. Il pozzo ha quindi diminuito l’emissione della CO2 nell’areale circostante.

Giannuzzi:: Quale si ritiene possa essere l’intervento tecnico ideale per riportare l’equilibrio idrogeologico nell’area, dopo l’intervento di trivellazione?
Doglioni, Ingv La perforazione può essere incamiciata e chiusa al fondo, con un sistema di valvole che ne prevengano le emissioni di fluidi (blowout preventer – BOP) oppure chiusa minerariamente e totalmente riempita di cemento; in entrambi i casi l’equilibrio
idrogeologico dell’area verrebbe ripristinato.

Giannuzzi:: Esisterebbe una correlazione tra il recente lavoro di perforazione e l’attività
sismica dell’area? Sono stati osservati fenomeni anomali nel periodo delle
trivellazioni ed in quello immediatamente successivo?
Doglioni, Ingv: La perforazione non ha causato attività sismica, ma, come tutte le vibrazioni di origine antropica è stata registrata dai sismometri dell’INGV (Osservatorio Vesuviano). A seguito della perforazione non sono stati riscontrati fenomeni anomali sismici e tantomeno
magmatici nell’area. L’unica variazione è stata la concentrazione nel dreno esercitato dal
pozzo dell’incanalamento della CO2, che però risulta di volumi modesti.

Giannuzzi:: Il 26 aprile scorso furono registrate fino a 34 scosse in una sola notte, 4 anni fa, 45 in due ore, il 30 aprile 2016. La gente guarda con preoccupazione ai movimenti della Solfatara. Dal vostro Osservatorio qual è la situazione
effettiva tra rischio percepito e condizioni accertate?
Doglioni, Ingv: I campi Flegrei sono dal 2012 al livello di allerta di “attenzione”. Ciò in ragione:
i) del sollevamento del suolo (circa 68 cm in 14 anni nell’area di massimo sollevamento);
ii) della sismicità che accompagna sempre le fasi di sollevamento (quando non c’è
sollevamento non si registra alcuna attività sismica);iii delle caratteristiche geochimiche delle fumarole in Solfatara e a Pisciarelli. Il rischio percepito nell’area è oggetto di continui studi da parte del nostro personale INGV, in particolare dell’Osservatorio Vesuviano. I risultati vengono regolarmente e prontamente comunicati alla Protezione Civile tramite Bollettini e alla comunità scientifica attraverso i sistemi usuali di documentazione delle attività di ricerca (pubblicazioni scientifiche).
Un risultato sorprendente dello studio sul rischio percepito è stato che gli abitanti dell’area flegrea, con l’eccezione di quelli di Pozzuoli, sono più spaventati dal rischio associato a un’eventuale eruzione del Vesuvio, che non a quanto possa avvenire ai Flegrei.
Una maggiore consapevolezza della pericolosità vulcanica e sismica della popolazione è quanto mai auspicabile, a cominciare dalle scuole. L’INGV è sempre impegnato e può esserlo ancora di più, nella divulgazione e comunicazione dei rischi naturali.

Giannuzzi:: Com’è la situazione attualmente nei Campi Flegrei? Sussistono dei campanelli di allarme? Cosa ci dobbiamo o possiamo aspettare nel tempo?
Doglioni, Ingv: Siamo a livello giallo di ‘attenzione’: il sistema è nella sua naturale dinamicità, e notiamo un costante sollevamento del suolo che ha il suo apice nella zona di Rione Terra (5-7 mm/anno), oltre che un graduale aumento delle emissioni gassose, in particolare di CO2. Al momento non siamo in grado di prevedere l’evoluzione che deve essere tuttavia monitorata con grande attenzione. Come INGV-OV siamo impegnati H24 nell’auscultare ogni possibile segnale del vulcano dei Campi Flegrei. I risultati delle nostre attività di monitoraggio sono settimanalmente e mensilmente riportati
in appositi Bollettini inviati al Dipartimento di Protezione Civile, e messi a disposizione di tutti i cittadini sulla nostra pagina web all’indirizzo: https://www.ov.ingv.it/ov/it/bollettini.html
Inoltre pubblichiamo mensilmente al link www.ov.ingv.it una sintesi di quanto contenuto nei nostri bollettini in una forma grafica più divulgativa.

Giannuzzi: Ci sono misure preventive che la politica potrebbe mettere in campo a tutela, sicurezza ed incolumità dei residenti nella zona rossa e limitrofa?
Doglioni, Ingv: Deve essere posta la massima attenzione ai livelli di degassamento dell’area (radon, H2S, CO, CO2), soprattutto nei seminterrati delle abitazioni. Inoltre è necessario adottare criteri di adeguamento o quantomeno miglioramento antisismico.

Giannuzzi:: Ci sono studi che andrebbero promossi oltre quelli che già periodicamente sono effettuati anche sotto la vostra egida?
Doglioni, Ingv: Il monitoraggio continuo dell’area flegrea con tutte le tecniche possibili (sismologiche,
geodetiche, geochimiche, interferometriche, ecc.) è la migliore arma per difenderci
dall’eventuale emissione di lava o eruzione esplosiva che in genere viene preceduta da
sismicità. L’INGV per tramite dell’Osservatorio Vesuviano è costantemente impegnato nel
migliorare e allargare le proprie reti di monitoraggio e sorveglianza, in collegamento con la Protezione Civile Nazionale e anche quella Regionale. Ogni ulteriore sviluppo della ricerca e miglioramento della sensoristica distribuita nell’area sarà comunque utile a comprendere l’evoluzione del vulcano.

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