Cultura

Tradizioni gastronomiche di Pasqua, la pastiera: tipica prelibatezza partenopea

Napoli, 22 Aprile – Uno dei dolci simbolo della tradizione partenopea, che prende corpo nel periodo pasquale, tanto apprezzato e desiderato dai buongustai, è la mitica pastiera napoletana. Di sicuro merito delle Sirene Partenopee, Ligea e Leucosia (come leggenda racconta) che scelsero come dimora la baia del Castel dell’Ovo, e attraverso un canto melodioso catalizzavano e ammaliavano l’anima di marinai e degli abitanti di via Caracciolo o via Partenope, attirando così l’attenzione delle mogli dei pescatori, affinché tornassero sani e salvi dal mare spesse volte impetuoso.

Era abitudine consolidata lasciare, dunque, nella notte, ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d’arancio come offerte per il mare. E come per magia, il giorno seguente, con il ritorno dei pescatori, all’interno dei grandi panieri, si materializzava la deliziosa pastiera.

Una magia dal profumo inebriante, le cui origini risalgono alla notte dei tempi, quando il grano cotto e le uova accompagnavano i riti pagani che celebravano la primavera. A quanto sembra, Maria Teresa D’Austria, moglie del re Ferdinando II° di Borbone, cedendo alle insistenze del marito ingordo di dolci, accondiscese ad assaggiare una fetta di Pastiera, sorridendo, così, per la prima volta in pubblico.

Infine si racconta che le suore benedettine di San Gregorio Armeno, nel cuore di Napoli, mescolando gli ingredienti simbolo della Resurrezione con i fiori d’arancio del giardino conventuale, offrivano poi alle famiglie aristocratiche, alla ricca borghesia della città, una prelibatezza mai gustata prima.

A tal proposito, ci fanno entrare nel cuore di una lunga e laboriosa preparazione di questa magica tradizione tutta partenopea, l’ospitale famiglia Lauri. In piena atmosfera pasquale, entriamo dunque a casa dell’avvocato Biagio Lauri e di sua moglie Maddalena Franzese. “Cinquant’anni di una gelosa tradizione  – ci racconta la moglie dell’avvocato –  che si tramanda da madre in figlio, fino ai  nipoti”,  ma che tocca anche preziose amicizie, come quella con la professoressa Teresa Albano, alla quale rivolgiamo qualche domanda.

C’è un giorno specifico per preparare ed infornare la pastiera?

E’ importante sapere – puntualizza la prof.ssa Albano –  che la tradizione vuole che la pastiera si prepari il giovedì Santo, anche perché è un dolce che migliora restando quanto più tempo lasciato ad amalgamare, e che si può conservare fino a dieci giorni”.

Possiamo sapere gli ingredienti?

“Il cedro –  afferma la signora Maddalena –  lo si trova a pezzetti, lo frullo accuratamente, anche perché non a tutti piace masticarlo, ed insieme al grano cotto e  al naturale, lo metto a bollire. Subito dopo, aggiungo la ricotta di pecora, fialette di fiori d’arancio e uova. Il tutto va mescolato e lasciato amalgamare”.

C’è inoltre la preparazione della pasta frolla che nasce per incorniciare il composto

“Siamo arrivati ad un protocollo d’intesa – sorride con ironia la prof.ssa Albano –  farina, burro, zucchero, grattata di limone, pochissimo lievito…”

Quando viene fatta la preparazione della pasta frolla?

“Rigorosamente il giorno prima, per dare più elasticità”.

Oltre alla peculiarità della pastiera, la tradizione richiama altre specialità?

Di sicuro la tradizione è molto ricca. C’è, per esempio il Casatiello, che lo si può preparare in due modi: dolce o salato, tipico del periodo pasquale. La versione salata è a base di formaggio, salame e uova, anch’esso tanto gradito. Tanto tempo fa era questo un giorno dedicato ai biscottini, la preparazione toccava soprattutto alle nonne che non ci sono più, zia Michelina, zia Giovannina, Carmela che era l’anima della casa, la quale ci accoglieva calorosamente. –  ci racconta con nostalgia la prof.ssa Albano –  Ogni giorno ospitate da famiglie diverse, perché a quei tempi, il forno a legna, non lo possedevano tutti e la famiglia Lauri, così come allora, ancora oggi, lo mette a disposizione tutta la settimana Santa, per le varie tradizioni. E’ necessario quindi prenotare in base a turni prestabiliti. Devo dire che il  giorno più divertente era quando si elaboravano i biscottini, all’apparenza sembrava non venissero mai bene, a causa dell’alta  temperatura del forno, ma poi alla fine erano davvero ottimi! Non c’è Pasqua che io, mio padre e mia madre, non onoravamo questa sentita e bella amicizia”.

 

Tocca all’avvocato Lauri la preparazione del forno, raccogliere legna per accenderlo, ed infine infornare le prelibatezze della moglie e dei presenti, seguendo un rito di preziose tradizioni ripetute nel tempo.

 

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