Politica

Spese armi, Maimone (Nd.it): “Uno schiaffo alla pace e agli italiani poveri da parte del Governo”

Il popolo italiano è contro la guerra. L’Italia, nonostante registri una quota di 7 milioni di poveri, spende tanti soldi per le armi. Mancanza di rispetto per chi non arriva a fine mese”
Roma, 27 Marzo – Biagio Maimone, fondatore della corrente di pensiero nuovademocrazia.it, inveisce contro le scelte del Governo, che ha deciso di spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi al fine di aiutare l’ Ucraina.
“Va bene l’aiuto, ma le armi creano non poche perplessità e punti interrogativi di non poco rilievo. Siamo alla follia, vogliamo per caso fare la guerra? Noi di Nuova Democrazia siamo contrari
alla spesa bellica e come noi la maggior parte della popolazione italiana, soprattutto quella che vive in grave stato di difficoltà economica.
L’Italia, nonostante registri una quota di 7 milioni di poveri, spende tanti soldi per le armi. Una totale mancanza di rispetto per chi non riesce ad arrivare a fine mese” ha dichiarato Maimone, il quale ha aggiunto: “E’ uno schiaffo ai cittadini italiani e alla pace. I giornalisti dovrebbero condannare la decisione assunta dal Governo relativamente all’acquisto delle armi e non appoggiarla, in quanto ciò equivale ad incrementare la guerra. La diplomazia che fine ha fatto? Noi siamo per l’impegno fattivo a favore della pace, della solidarietà, della cooperazione, da intendersi non come supporto in termini di fornitura delle armi, ma come supporto diplomatico ed umanitario.
Nuova Democrazia dice no alla guerra e all’intervento militare a sostegno del popolo ucraino. Sì alle missioni di pace, si al dialogo. Il Governo Draghi si preoccupi di stanziare i soldi per aiutare i poveri cittadini italiani, stremati dall’aumento eccessivo di tutti i beni di prima necessità e non per le armi. Il popolo italiano è contro la guerra.
Il giornalismo, invece, deve essere neutrale per poter aderire ai dettami deontologici che regolamentano il suo operato, per l’affermazione della verità, della giustizia e dell’equità sociale, additando nella guerra il peggior male per l’umanità. Il giornalismo non deve schierarsi.
Il giornalismo non può esimersi dal condannare la barbarie della guerra e non può certamente esimersi dal dovere morale di veicolare un messaggio civilizzatore che possa sviluppare sempre più la cultura della pace, unica premessa per costruire un mondo migliore”.
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