Somma Vesuviana, 13 Ottobre – “Chiesa ipogea con cripta ipogea al Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo, con il Cristo Pantocratore e numerosi affreschi antichi, apertura ancora della Villa Augustea di epoca romana, alla Collegiata le opere pittoriche del ‘600. Al Borgo del Casamale l’artista Mary Pappalardo, apre il suo laboratorio artistico con le sue splendide opere, poi passeggiata anche lungo la Cinta Muraria Aragonese. I numeri di queste ore riguardanti i flussi e le presenze di escursionisti sono davvero importanti. Abbiamo circa 600 visitatori alle cripte ipogee di Santa Maria del Pozzo, quasi 1000 alla Villa Augustea, 600 al Museo della Civilità Contadina, 200 al Borgo del Casamale!”. Lo ha annunciato Rosalinda Perna, Assessore alla Cultura e Eventi del Comune di Somma Vesuviana.
Ancora visite!
“Per le Giornate del FAI, nel sottosuolo di Somma Vesuviana, visite alla chiesa ipogea con cripta ipogea di Santa Maria del Pozzo, non lontano dalla Villa Augustea e anche al Museo della Civiltà Contadina. Collocato su un’area occupata da un’antica chiesa di epoca medievale che, a sua volta, aveva sfruttato gli ambienti di una villa di epoca romana, il complesso francescano della Chiesa di Santa Maria del Pozzo di Somma Vesuviana fu fondato nel 1510 dalla regina Giovanna III. Interrata da una alluvione la chiesa fu riscoperta in seguito ai lavori voluti dalla regina e adibita a cripta della chiesa superiore. La Chiesa inferiore presenta uno straordinario ciclo di affreschi in cui le immagini più antiche ritraggono un Cristo Pantocrator con una lunga teoria di Apostoli – ha continuato la Perna – e numerosi frammenti con episodi della Vita di Gesù che risalgono al IX secolo. Importanti sono anche gli affreschi della metà del Trecento commissionati dal re di Napoli Roberto d’Angiò che nel 1333 aveva avviato la ristrutturazione della chiesa per celebrare il matrimonio del principe Andrea con la nipote Giovanna. Appartiene a questo periodo la Vergine in trono con Bambino circondata da Santi. Ad un periodo successivo si riferiscono numerosi affreschi votivi ed una serie di luminose Vergini allattanti. La Chiesa superiore fu consacrata da Aurelio Griano vescovo di Lettere e Gragnano nel 1575 ma completata soltanto nel Settecento. La sua parte più antica è la grande abside, la facciata e la navata sono invece state rifatte nel XVIII secolo e ampiamente restaurate nel 1964. Alla chiesa è addossato il convento destinato da papa Giulio II ai Frati Minori dell’Osservanza. Nel Seicento e nel Settecento vi furono aggiunti nuovi corpi di fabbrica funzionali all’istituzione di un educandato per i frati e di una scuola di teologia e filosofia. Il chiostro rinascimentale formato da porticati ad archi presenta una decorazione pittorica rinnovata nel 1721 affidata ad Ilarione Carisio che eseguì un ciclo di affreschi con episodi della vita di Cristo e di San Francesco del quale sopravvivono solo pochi frammenti. Le ampie cantine sono oggi occupate dal Museo della Civiltà Contadina che ospita una collezione di strumenti e oggetti relativi al lavoro nei campi, ai mestieri e alla vita domestica dal Medioevo ad oggi”.
Immersione nella cultura contadina
“Ben 3000 reperti, strumenti, attrezzi e reperti provenienti dall’area vesuviana e dalla provincia di Napoli, concernenti la cultura contadina riferita ad un periodo storico precedente l’introduzione delle macchine agricole sul campo coltivato. Sarà possibile vederli con l’apertura del Museo della Civilità Contadina “Michele Russo” Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari. Il Museo della Civiltà Contadina, si trova a Somma Vesuviana, nel napoletano, in località Santa Maria del Pozzo, nei pressi del Complesso Monumentale! Coloro i quali visitano il museo possono vedere i sistemi di trasporto usati nel lavoro dei contadini e nelle attività di scambio e trasporto mediante animali da soma o con veicoli a trazione animale. Sono esposti basti e gioghi per bovini – ha concluso la Perna – e per equini, singoli o doppi, e veicoli con ruote a trazione animale (carro, carretto a due ruote con timone a due stanghe). Entreremo ad esempio nella stanza del vino con oggetti esposti che documentano le fasi di coltivazione della vite e della produzione del vino!”.
Disponibili navette bus di collegamento tra i siti, messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale per le Giornate del FAI che si stanno per concludere. Al Museo della Civilltà Contadina la grande opportunità di vedere la stanza delle produzioni alimentari o lo stand dell’alimentazione contadina, la sezione dell’Etnomusicologia, le stalle, l’orto didattico.
“ Nella stanza delle produzioni alimentari, i visitatori vedranno la raccolta che comprende gli strumenti dei lavori sull’aia, la lavorazione dei cereali e le attrezzature legate al ciclo della produzione-lavorazione del mais, lo stand dell’alimentazione contadina dove vengono presentati gli oggetti tipici del focolare domestico della casa contadina: bilance, pentole, paioli, cucchiai, recipienti per la conservazione. Nel Museo c’è anche la sezione Etnomusicologica. In essa sono presenti i principali strumenti musicali per l’esecuzione di tammurriate tradizionali – ha proseguito la Perna – e delle ritualità festive contadine, poi le stalle per spiegare la protezione sacra degli spazi destinati agli animali e dalla loro collocazione nella vita quotidiana e nell’economia rurale. Infine ci sarà l’occasione di vedere l’Orto Botanico, dove vengono coltivate le piante orticole ed eduli di stagione”.
La grande opportunità di immergersi nella cultura contadina
“Il Museo della Civiltà Contadina “Michele Russo” Arti, Mestieri e Tradizioni Popolari, è un’istituzione aperta al pubblico dal 1995. Il Museo, oltre a preservare la memoria legata alla società rurale conservando e rendendo fruibili al pubblico le testimonianze “materiali” e “immateriali” del mondo contadino – ha concluso Rosalinda Perna – ha sempre rivolto la sua attenzione all’ambito didattico e laboratoriale. In circa trent’anni Carlo Russo aveva percorso instancabilmente le campagne dell’entroterra vesuviano e della provincia di Napoli in cerca di oggetti e testimonianze del mondo rurale riferiti a un periodo precedente l’introduzione delle macchine agricole sui campi coltivati e l’organizzazione intensiva della lavorazione della terra. Uno dei personaggi più rappresentativi del Parco Nazionale del Vesuvio che ha dedicato la sua vita alla riscoperta delle tradizioni e soprattutto della civiltà contadina. Per l’intera comunità vesuviana il suo esempio rappresenterà al tempo stesso un ricordo ed una strada da seguire. In quegli anni, oltre a raccogliere gli oggetti che saranno il nucleo di partenza della collezione esposta attualmente, incontra persone dalle quali raccoglie testimonianze, racconti, fatti ed episodi di vita vissuta relativi all’utilizzo degli oggetti e degli strumenti che acquisiva, come degli ambienti sociali e quotidiani di un tempo”.
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