Napoli, 2 Ottobre – “La stampa è l’artiglieria della libertà” è il condivisibile motto di questo media italiano che nasce nella terra natale del filosofo e domenicano, Giordano Bruno, che insegnò anche all’Università di Padova: ancora prima del trasferimento, richiesto dal Vaticano (la Repubblica di Venezia non permise al papa di interferire su di un suo prof. a Padova), che ne sentenziò la morte per eresia. Analoga sorte, più mite per l’abiura che il Nolano non fece, ebbe il toscano Galileo Galilei altro prof. universitario a Padova. I media in effetti sono il termometro sociale dell’attualità e dovrebbero sempre fare uno sforzo di essere superpartes pur standovi dentro all’informazione che danno come servizio onorevole. Tra Nord e Sud Italia quasi mai c’è stata una relazione alla pari e serena. Le ragioni sono geografiche e storiche ma entrarvi è come un labirinto e il filo di uscita spesso si perde nella polemica che non fa del bene ad alcuno. Dai media si legge che sta per nascere un altro dei movimenti politici che arricchiscono la nostra democrazia, composta di partiti, partitini e movimenti d’opinione.
Pare che si chiamerà Movimento dei Sudisti Italiani. A idearlo e forse pilotarlo ci sarà un esperto della politica nazionale. Manca poco dunque alla presentazione ufficiale del logo e del sito del Movimento dei Sudisti Italiani. Fonti attendibili informano che G. Rotondi sta già tessendo la tela per convogliare, all’interno dell’organizzazione pro-Sud. Alcuni giornali riportano che M. Salvini e la Lega non sono ben visti nel Sud Italia, che rimarca la sua pari dignità ed uguaglianza rispetto al Nord Italia. Ma il Meridionalismo piagnone nel nostrano Sud abbonda, purtroppo. Sta per nascere dunque un movimento cosiddetto antidiscriminazione, voluto espressamente dal presunto popolo del Sud che rivendicherebbe il valore della propria identità. Un recente libro presentato nell’alto casertano sostiene, con 31 incontri richiesti un po’ dappertutto in Campania in modo speciale, che nel 1800 2 soli stati presero corpo per rappresentare un popolo: l’Italia e la Germania. Il primo stato liberò il Sud dalla casa spagnola dei Borboni e il secondo liberò l’ex Prussia dagli Asburgo. Dunque il nostrano sud, a parte i Savoia prima e la Repubblica poi, non ha mai avuto uno stato espressione degli interessi meridionali, viceversa il nordest che aveva, prima di Napoleone, la oligarchica Repubblica di Venezia con la sua magnifica e antica Università a Padova dal 1405.
Pertanto non esisteva e non esiste, storicamente, un Mezzogiorno reale e unitario. Ne consegue che come la Lega Nord non rappresentava la Padania, storicamente inesistente così i neomovimenti nel Mezzogiorno non lo possono rappresentare se non piangendosi addosso, tipico meridionalismo piagnone. I media informano che ”Il nascente movimento è voluto non solo dai cittadini residenti al Sud, ma soprattutto da esponenti di rilievo della classe politica, i quali, sorretti anche da eminenti strateghi della comunicazione, si impegneranno tenacemente per l’affermarsi del progetto politico. Gli ideatori stanno lavorando affinché tale progetto sia redatto per la data del 14 c.m., giorno in cui il premier G. Conte sarà ad Avellino invitato da Rotondi. Il Presidente del Consiglio dei ministri, a quanto pare, non è del tutto indifferente all’iniziativa del Movimento dei Sudisti”, forse per la sua origine pugliese. La Lega e Salvini ora è certo che abbiano un avversario nel Sud Italia, ma non sanno che molti comuni già votano Lega a maggioranza come Piedimonte Matese, senza avere neanche la sezione localmente. Ma se l’agonismo politico attira raccapriccia vedere due provincialismi emergere o meglio riemergere dalla realtà popolare e popolana nostrana.
Dalle osterie padane alle trattorie napoletane e meridionali si tifa per gli uni o per gli altri. Anni fa a Padova un gruppo di meridionali d’origine fece notizia sui media locali perché indossarono una maglietta uniformante con sopra scritto ”Io sono un terrone” e tra questi, quasi tutti politici in erba, c’era anche Antonio Foresta che 2 volte venne apostrofato come terrone sia dal Sindaco di Sinistra storica patavino F. Zanonato che dal leghista M. Bitonci. Per il primo epiteto usato da un Sindaco verso un consigliere d’origine calabrese, ci fu la protesta ufficiale in Calabria, non dell’interessato già avvezzo e vaccinato ad essere chiamato terrone come per tanti altri, non indigeni. Gli epiteti polentone e terrone non sono ritenuti più offensivi dalla legislazione se usati in modo scherzoso e non offensivo.
Terrone sta a significare più tradizionalista o anche come una sorta di cafone meridionale. Polentone sta a significare mangiatore di polenta o meglio persona tranquilla e meno Ciò comunque dimostra che nella sottocultura nordista, e in tutti i partiti, c’è del razzismo facile. impulsiva e facinorosa del terrone. A Napoli anni fa c’erano bar e trattorie denominate ”Il Cafone” per dire contadino e ignorante ma in senso non dispregiativo, significava anche e soprattutto prezzi più bassi per gli avventori. Lo scontro politico tra nordisti e sudisti non è destinato a mietere consensi in una democrazia matura, ma desta scheletri negli armadi e si parla alla pancia del popolo sempre pronto ad ascoltare chi grida di più indipendentemente da quello che dice? Ma vediamo il nefasto bonus di merito per i docenti, che non funziona e, per questo motivo, il Miur sta pensando di abolirlo. A dare la notizia, proprio in questi giorni, è stato il nuovo Ministro dell’Istruzione, L. Fioramonti. L’obiettivo è bloccare l’erogazione del premio perché, come ha spiegato il Ministro durante un’intervista rilasciata a Radio Capital, il sistema si è rivelato essere tutt’altro che meritocratico. L’assegnazione del bonus merito docenti, come i ben informati sapranno, spetta al dirigente scolastico che, sulla base della valutazione fornita da un apposito Comitato di Istituto, ogni anno sceglie il docente più meritevole a cui attribuire un vero e proprio premio in denaro. Le scuole di ogni grado ed istituto hanno a disposizione 24mila euro erogati direttamente dal Miur. La scelta dovrebbe ricadere sull’insegnante che più si è distinto per meriti professionali che, come stabilito dall’ex Governo Renzi (che ha ideato e introdotto il bonus), merita un riconoscimento apposito per il lavoro svolto al servizio del sistema scolastico italiano.
Fioramonti, però, ha fatto sapere di non vedere più di buon occhio il bonus di merito per docenti, ciò gli fa onore soprattutto per la sua appartenenza politica. Secondo il ministro citato continuando a finanziare questo incentivo il Miur contribuirebbe ad alimentare un sistema dove si premiano gli insegnanti solo per aver fatto quello che è un dovere dell’intero corpo docente. Continuare in questa direzione, è stato ribadito, può far proliferare favoritismi e situazioni poco chiare, dove entrare nel merito della decisione presa dal dirigente scolastico diventa sempre più difficile. Il nodo scuola resta e si scioglierà quando il servizio verrà affidato anche ai privati e regolamentato dalla legge del mercato. Ma quando ciò avverrà? Forse dopo di noi. Solo allora l’utente del servizio scuola, studente o genitore se minorenne, può indicare il docente che intende avere, con nome e cognome, e lo paga, in parte, con la retta della scuola libera che deciderà di frequentare (il resto della retta lo paga la Regione se regionalizza così la scuola, ma la Lega in Veneto propone tutti i docenti e gli Ata regionali con stipendi maggiorati, errando non poco). Lo stato padronale attuale, centralista e non regionalista, non concede l’emancipazione del suddito -studente- in cittadino. Lo diceva anche lo statalista di Sinistra, P. Calamandrei, confidando nella Scuola statale:” Solo la scuola può fare il miracolo di trasformare il suddito in cittadino”, mentre il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, G. Bassetti, dice ”quando si chiude una scuola libera a soffrirne è l’intera società”.
Lo statalismo di Sinistra e di Destra in Italia è ancora dominante e la scuola-sia Libera che di Stato- ne soffre. A Padova non pare che la gerarchia cattolica sia sufficientemente sensibile al problema della scuola regionale e dunque più libera. Fra giorni fa convegni su scuola e sport mentre in Italia il Governo Conte bis proporrebbe di eliminare il crocefisso nelle aule scolastiche. A Padova ci si dedica, invece, a incontri palliativi, tra cattolici della scuola, per perpetuare lo stato quo. Solo il vicentino Segretario di Stato Vaticano, P. Parolin, esprime, giustamente, contrarietà alla regionalizzazione della scuola nel modo voluto dalla Lega del Governatore del Veneto.
Giuseppe Pace
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