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Roma, alle Terme di Diocleziano le meraviglie di “JE SUIS L’AUTRE”

Roma, 29 Gennaio – Il conseguimento di titoli di studio, specializzazioni, abilitazioni, masters e cartacce di vario genere può risultare sicuramente utile allo sviluppo della personalità; ma, cari Lettori, essere un modello per gli altri non dipende affatto dal tipo di studi che si conduce, né quantomeno da pubblicazioni, lauree o quant’altro necessario a gonfiare (inutilmente) il proprio curriculum vitae. In questo delicatissimo momento storico, segnato da crisi di varia natura, occorre senz’altro un pizzico di sale in zucca per comprendere le condizioni drammatiche in cui versa la società: si tratta, infatti, di un’analisi perlopiù pragmatica, nella cui conduzione i pesanti manualoni non sono l’unico mezzo di supporto.
Ciò malgrado, però, le conoscenze di base nelle varie discipline si rivelano  provvidenziali ai fini della comprensione di quanto sta accadendo a livello globale: mi riferisco in particolar modo a quelle materie che richiedono un minimo di osservazione e spirito critico, come ad esempio la storia dell’arte. Quando ci si trova dinanzi ad un dipinto, ad un’icona scultorea o a quantunque costituisca il frutto dell’estro creativo di ogni uomo, occorre aguzzare debitamente la vista e, al contempo, mettere in moto il cervello: l’interpretazione delle opere d’arte è, infatti, qualcosa di squisitamente soggettivo.
Poco più di una settimana fa, alle Terme di Diocleziano in Roma, ho avuto il piacere di visitare un’interessante mostra di scultura dal titolo “je suis l’autre” (It.: “io sono l’altro”), il cui intento principale è quello di far sì che il visitatore comprenda il reale significato dei ritratti statuali realizzati dai grandi maestri attivi a cavallo tra Otto e Novecento. Ma…..qual è la particolarità delle opere ivi esposte? Forse pochi sanno che, nei secoli addietro, regnava una forte avversione riguardo alla cultura – ed all’arte – “non occidentale”, dai più ritenuta non al passo con i notevoli progressi registratisi nel Vecchio Continente; ma artisti del calibro di Picasso e Giacometti hanno, per fortuna, compreso che anche al di là degli Urali e (specialmente) nell’Africa Nera era possibile ammirare capolavori di una certa raffinatezza: altro che “primitivismo”, come invece solevano dire gli ipocriti Europei, sin troppo convinti di essere insuperabili.
Non è un caso che una mostra del genere sia stata allestita proprio in quel di Roma, per di più in un immobile precedentemente appartenuto ad un tiranno come l’imperatore Diocleziano, noto per aver portato l’economia imperiale sull’orlo del baratro e – soprattutto – per aver mandato a morte migliaia di Cristiani, convinto fermamente che la loro diffusione fosse la causa principale della crisi in atto. Ancora oggi, carissimi Lettori, la situazione pare non essere affatto mutata: la maggioranza degli elettori Italiani s’è lasciata letteralmente infinocchiare da propagande estremiste aventi lo scopo di far credere che l’ “Italiano” sia da considerarsi migliore rispetto allo “Straniero”, colpevole di essere approdato nei nostri porti con l’obiettivo di portar via il lavoro ai locali e diffondere malattie di notevole gravità. 
Orbene, questo disprezzo per l’altro ha finito per prevalere su quell’armonia tra le popolazioni ritenuta fondamentale alla promozione della pace a livello globale, dando luogo a odio, violenza ed indifferenza nei riguardi di esseri umani come noi, partiti alla volta delle coste Europee per ivi vedersi accolti ed integrati. 
La chiusura nei confronti del “diverso”, giova ripeterlo, è indice di ipocrisia e, al tempo stesso, foriera di violenza od addirittura di conflitti armati: è proprio questo che l’esposizione de qua vuole ricordarci, inducendo noi visitatori a capire che la cultura (ma anche l’istruzione, per così dire, libraria) possono rivelarsi un’arma a doppio taglio contro l’astio. Evitiamo il peggio, finché siamo in tempo! 
Adriano Spagnuolo Vigorita 
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