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Report della Polizia Postale e delle Comunicazioni, violenza di genere: in aumento i casi on line

Napoli, 9 Dicembre – Sono passati pochi giorni dai funerali di Giulia Cecchettin, un femminicidio che ha colpito nel profondo tutti e che man mano che le indagini vanno avanti portano alla luce chat, messaggi che parlano di possesso. E poi quasi ogni giorno ci racconta storie di donne che muoiono per mano del proprio compagno o ex partner. E spesso le tracce dell’aggressività di questi uomini si ritrova online.

La Polizia Postale ha realizzato un report, partendo dalla sua azione quotidiana, di sensibilizzazione rivolte ai più giovani e al mondo degli adulti, e dal riscontro dei casi riscontrati online, per fotografare un fenomeno che si traveste spesso come  “amore geloso” e confonde le proprie tracce anche proprio sul web, si struttura nel tempo come una spirale che piano piano intrappola la vittima e la costringe all’isolamento e alla paura.

Il Direttore del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni, Ivano Gabrielli: “E’ importante saper riconoscere i primi segnali di controllo, i tentativi di sottomissione che oggi possono passare dall’uso distorto di smartphone, app e social network, che minacciano concretamente la libertà e quindi la sicurezza delle donne in Rete.”

I dati rilevati a livello nazionale creano preoccupazione: sono 826 i casi di violenza di genere online contro le donne. La fotografia che esce dal rapporto parla di condotte cibernetiche con cui, in molti casi, persone vicinealla donna cercano di invadere, contaminare e minacciare il suo mondo, controllandone ogni singolo aspetto. E così imponendo controllo psicologico, come nello stalking e nelle molestie sui social network, che si realizzano aggressioni che, pur non toccando fisicamente le vittime, ne travolgono la vita, cancellando ogni concreta traccia di serenità. E quando invece è la vita intima ad essere oggetto di manipolazioni e minacce, come nel revenge porn e nella sextortion, è proprio in quel momento che si compie l’aggressione concreta al senso di libertà e sicurezza delle donne contro il quale vogliamo fortemente agire oggi e sempre. 

I socialnetwork e gli smartphone hanno guadagnato un posto di primo piano nel veicolare le comunicazioni tra persone, da quelle più personali a quelle familiari, fino a quelle amorose e intime. Ma ha anche dei risvolti negativi questo fenomeno. Quanto accade in rete, quanto viene condiviso dalle persone, veicolato e scambiato sui social, è, a tutti gli effetti, un prolungamento della nostra vita sociale ed è sempre più frequente il fatto che comportamenti violenti verbalmente, persecutori e delatori, diffusi in rete, siano un’anticipazione di violenze e persecuzioni concrete, come abbiamo visto in tanti casi.

Passiamo dalla supervisione sull’outfit della serata tra amiche, fino alla pretesa di una geolocalizzazione sempre aperta, che consenta al partner di verificare “da remoto” gli spostamenti. Sono forme di controllo vero e proprio e anche se le donne lo capiscono il passo verso la denuncia è sempre difficile perchè molte vittime non vogliono segnare la vita dei loro ex-mariti, ex-compagni, con una denuncia penale, soprattutto quando questi ex sono anche genitori dei loro figli. E c’è anche il fatto che e violazioni fatte di post che insultano, di indiscrezioni diffuse sui social, di incursioni nei profili personali, vengono considerate talvolta un male minore.

Eppure oggi i reati online sono così strettamente legati alla violenza concreta, da dovere essere valutati come un campanello d’allarme che suona, indicando una minaccia concreta alla sicurezza. La denuncia però è spesso determinante per i reati procedibili a querela di parte, cioè per quegli atti che rappresentano l’inizio di un’escalation di violenza a cui molte donne sono sottoposte.

E’ evidente, dai dati emersi nel rapporto, che la “parte” virtuale della violenza di genere vada considerata come un’altra modalità con cui si manifesta una dominanza criminale, morbosa, malata che può portare all’omicidio. Non vanno trascurate e bisogna impegnarsi perché questo fenomeno sia compreso come “pericoloso” e “propedeutico”a fatti più gravi e non sottovalutarlo e considerarlo “il male minore”. 

La polizia Postale ricorda il portale istituzionale www.commissariatodips.it per chiedere una tutela: il portale rappresenta di sicuro uno spazio “protetto” nel quale chiedere informazioni ed avere velocemente l’accesso ad un aiuto pronto e qualificato contro ogni forma virtuale di aggressione.

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