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Punti di Vista – Ucraina: una crisi tutta sulla carta?

Napoli, 1 Febbraio – I giornali ed i media, veicolati dalle breaking news statunitensi accendono un allarme che nella realtà esiste solo sulla carta dei giornali. Nonostante ciò è stato convocato oggi il Consiglio di Sicurezza dell’ONU per votare la risoluzione secondo la quale la NATO dovrebbe intervenire o meno militarmente se la Russia continuasse a fare pressing sui confini ucraini ed invadesse i suoi territori.

E’, questo, il primo Consiglio di Sicurezza dell’Onu dall’inizio di quella che i media statunitensi hanno definito una “Escalation di violenza con finalità di attacco all’Ucraina” e la sensazione sentendo le dichiarazioni dei diversi paesi intervenuti e’ di una mancanza di chiarezza e di veridicità soprattutto della narrazione da parte degli US. L’intervento dei portavoce dei 15 paesi membri, permanenti e non, ha lasciato intendere, in alcuni casi è stato affermato chiaramente, che la guerra – perché di guerra si tratterebbe – non è voluta da nessuno e che la via diplomatica deve essere preferita a qualunque alternativa che preveda invece la forza e la provocazione.

Il Consiglio è partito da due posizioni contrapposte, ovviamente, quella di USA e Russia;  la prima, quella degli US che con l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield ha affermato che le azioni della Russia rappresentano “Una chiara minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali e alla Carta delle Nazioni Unite”. L’altra quella della Russia che fonda la sua linea invece partendo dalle dichiarazione via tweet del vice ambasciatore russo al Palazzo di Vetro, Dmitry Polyansky, il quale ha scritto: «Non ricordo un’altra occasione in cui un membro del Consiglio ha proposto una discussione sulla base delle sue stesse accuse e ipotesi infondate».

Il resoconto

Parole pesantissime da parte dell’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite  Vassily Nebenzia che ha dichiarato infondate e tese a “procurare un inutile allarme e panico” le dichiarazioni americane su un imminente attacco russo in Ucraina; ha cominciato ricordando quanti morti tra i civili siano stati causati dagli ucraini stessi nel Donbass  e di quanti di più siano stati i morti in seguito ad interventi USA. “Tanti paesi hanno visto troppi americani nei loro territori (parlando di truppe)” ed ancora “L’occidente non fornisce alcuna prova a sostegno delle intenzioni ostili della Russia verso l’Ucraina così come sostiene. Ma anzi con il proprio atteggiamento contribuisce a far crescere una tensione che danneggia in primo luogo l’Ucraina” . E nel botta e risposta che si è svolto, alla dichiarazione in tempo verbale futuro della Thomas-Greenfield: “Ma le vostre azioni parleranno da sole” l’ambasciatore russo ha di logica risposto “”La Russia non rifiuta di discutere la situazione in Ucraina, ma non capiamo di cosa stiamo parlando e perché siamo qui”.

 La Cina ha sostenuto la posizione russa dichiarando di “non capire su quali basi sia fondato il timore di una guerra in Ucraina”.

Gabon: Basta con la creazione di panico, e da applicare la diplomazia preventiva.

Brasile: dello stesso avviso invoca i principi della carta dell’Onu “Da applicare sempre e non sono per selezionate situazioni. Il dialogo e la diplomazia prima di qualunque altra soluzione. Vorrei concludere con una nota di speranza: non c’è bisogno di nessuna soluzione militare per risolvere questa crisi”.

La posizione del Messico: citati i principi della Carta anche in questo caso: “Non interventismo e risoluzione pacifica dei conflitti. Dobbiamo evitare azioni considerate ostili da ambo le parti. Ed in questo caso è necessario visto che  non è in corso NESSUNA invasione dell’Ucraina”.

La dichiarazione dell’Ucraina, il cui rappresentante ha esordito con una lunga e corposa premessa parlando  di assembramenti di truppe al confine, circa 35.000 soldati, un lungo elenco di, battaglioni, navi ed armamenti che sarebbero appostati, , ma anche da parte dell’Ucraina la dichiarazione è: “Vogliamo una risoluzione pacifica del conflitto. Il Kremlino deve però ricordare che siamo pronti a difenderci, nonostante preferiamo la via del canale diplomatico. Si cessi però immediatamente il fuoco in Donbass”.

La Bielorussia intervenuta ha trattato la questione ricordando “le sanzioni durissime ed ingiuste imposte al nostro paese. E con una pressione migratoria alle nostre frontiere che non ha visto l’intervento di nessun paese straniero né tantomeno dell’ONU nonostante siamo stati rispettosi di tutti gli accordi presi e leali dei patti e delle promesse”.

Più saliente la posizione della Polonia che rincara la dose somministrata da chi l’ha preceduta nel dibattito mettendo sul tavolo l’annosa questione della “Protezione dei confini e della sovranità che non può essere messa dietro nessun’altra cosa. Ci proponiamo come mediatori per la pace dell’Europa Occidentale ed auspichiamo e lavoreremo per una soluzione pacifica e tollerante”.

Alla votazione si arriva però con il seguente esito:

  • 2 voti contrari: Russia – Cina
  • 3 astenuti: India – Kenia – Gabon
  • 10 voti a favore: USA – Gran Bretagna – Francia – Emirati Arabi Uniti – Norvegia – Irlanda – Messico Albania –  Ghana – Brasile.

La risoluzione viene approvata nonostante le dichiarazioni di molti dei paesi che hanno alla fine votato a suo favore sbandierando, solo a parole a questo punto è lecito dire, la diplomazia preventiva. La NATO potrà così intervenire militarmente in caso di escalation della situazione. E molto peso avranno le parole, mere e crude, che saranno utilizzate nella strategia “del megafono” visto che la mobilitazione russa è arrivata fin nel Canale di Sicilia. Rimane il dubbio però sulla motivazione bellica di tale mobilitazione visto che gli USA non hanno nella realtà portato prove a sostegno della tesi che rimane tale e non realizzata.

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