Cultura

“Poesie, ma anche prosa”. Il maestro di Yoga Costantino Casilli torna nelle librerie con il suo passaggio dal Buio alla Luce

Napoli, 25 Luglio – Ripercorrere la propria memoria in molteplici modi, anche con reperti fotografici che testimoniano stagioni andate, ma sempre vivide, piene di calore, da eternare attraverso la scrittura. E’ la penna di Costantino Casilli, insegnante di Yoga nato in Eritrea, cittadino del mondo ma che attualmente vive a Napoli, ormai noto alla community di Aletti, a voler dare testimonianza di sé e della sua esistenza, ma soprattutto del passaggio dal Buio alla Luce, attraverso l’opera “Poesie, ma anche prosa”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Il libro, ed è questa la novità di un autore che scrive sempre in maniera autobiografica, si compone di sessantuno poesie ma anche parti in prosa che fungono da collegamento tre le liriche.

Nelle prime pagine le foto di sei poesie scritte a penna, dalla mano di un bambino. Costantino aveva, infatti, solo 7 anni. «Poi – racconta lo stesso autore – fino ai

vent’anni, di poesie non ne ho scritte più, perché tarpato da mio padre. Dai venti ai trent’anni, invece, – gli anni del Buio – ho sofferto in modo corrosivo, venefico e, quel che è peggio, pressoché costante. Era una sofferenza “misteriosa”, puramente esistenziale, cioè non dovuta a circostanze esterne, dato che appartenevo ad una famiglia serena e agiata. Ad un certo punto, mia madre, Bianca, prese per me un appuntamento con Cesare Ludovico Musatti, all’epoca il luminare primo in Italia, gran Maestro di psicanalisi freudiana. Lui mi affidò ad un suo discepolo. E poi, dopo un certo tempo, un altro freudiano, e poi uno junghiano. Risultati?  Macché.  Restai lì a macerarmi nel mio marasma. Mia madre, allora, prese per me un appuntamento con Andrea Dotti, famoso psichiatra e marito, all’epoca, di Audrey Hepburn. Risultati? Macché. Restai lì a involtolarmi nella mia pozzanghera. Durante questi anni del Buio scrissi molte poesie, ma in questo libro ne riporto soltanto quattordici, quelle più incisive, più rappresentative della mia sofferenza». Parola dopo parola si percorrono emozioni, stati d’animo e stralci di vita, fino a quando questa sofferenza non si dileguava, non voleva proprio sparire, ma era come sospinta lontano, sullo sfondo. Ed è in questa fase che Casilli scrisse una sola poesia.

«E poi il Miracolo – continua a raccontare il maestro di Yoga -. Nella notte del 24 settembre 1974, vissi un’Esperienza che nel libro racconto. Un’Esperienza di svolta, per cui – da quel convinto agnostico che ero – divenni, in quell’unica notte, un fervente cristiano. Ma non cattolico, né aderente ad alcun’altra Chiesa. Cristiano e basta. In quei giorni cominciai anche ad immergermi nello Yoga, che ormai pratico da oltre 47 anni. E da allora fino ad oggi, che di anni ne ho 84, ho vissuto nella Luce e, quel che è più rilevante, ci ho vissuto in modo incrinabile, stabile, pressoché costante. Durante tutti questi anni, ho scritto molte poesie, ma qui ne riporto soltanto quaranta, quelle che più ho vissuto, che meglio rappresentano il mio stare nella Luce. In questo libro, dunque, non ho voluto fare altro che dare una testimonianza, ma sempre dal centro della mia umiltà. Testimonianza di un percorso dal Buio alla Luce».

Una scrittura attenta al ritmo, sia nella poesia che in prosa, che può essere letta ad alta voce senza alcuna disarmonia. E in funzione al ritmo, anche l’utilizzo di grassetti, sottolineature, corsivi, parole in maiuscolo, puntini sospensivi e qualche altro accorgimento. «Un libro diverso – scrive, nella Prefazione, il maestro Giuseppe Aletti,  poeta, critico letterario, formatore, titolare della omonima casa editrice – se paragonato alla media delle proposte poetiche odierne, che fa da contenitore a una esistenza nella sua totalità, per questo il modo più efficace di elencare gli eventi che il poeta raffigura con la parola, è quello di creare un omnibus, che pesca all’occorrenza una composizione poetica, una pagina di diario, altre volte ancora un ritrovamento fotografico, senza confini predefiniti da un unico genere letterario». E la poesia è molto efficace per rappresentare questa totalità dell’esistenza. Una scrittura al servizio degli altri. «Quel che voglio trasmettere al lettore – conclude Casilli – è la testimonianza di un percorso dal Buio alla Luce, poiché spero che una simile testimonianza possa essere utile almeno a qualcuno dei miei lettori, dato che l’ideale della mia vita è appunto quello di essere utile, di rendere servizio».

Federica Grisolia

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