Il piccolo di Mariglianella Il 16 marzo avrebbe compiuto 30 anni.
Mariglianella, 19 Marzo – “Caro Gioacchino, avresti compiuto trent’anni il 16 marzo, ma la guerra di camorra non ti ha permesso di vivere. Moristi a soli due anni, in una terribile mattinata del novembre 1993. Che possa tu festeggiare con gli angeli il tuo compleanno. I bambini dovrebbero giocare e non finire sotto i colpi dei sicari. Tu angioletto biondo, sei stato vittima innocente di un crudele agguato. Eri un bambino bello e solare, morto come i peggiori boss.
Una pallottola ti squarciò la guancia e si è conficcò nel cervello. Furono dieci i proiettili che un commando camorrista scaricò sull’ uomo che ti teneva in braccio, un pluripregiudicato legato alla camorra, ai D’Avino: Giuseppe Averaimo, finito con due colpi alla nuca. Alle dieci e mezza di mattina i tuoi occhi verdi rimasero spalancati per sempre e la tutina bianca che indossavi si intrise del tuo sangue”. Fu terribile. Gioacchino era con Averaimo il convivente della nonna, all’ angolo di una trafficata strada di Somma Vesuviana. Erano in auto. Una station wagon carica di sigarette di contrabbando da vendere ai passanti.
Spesso il piccolo e il camorrista stavano assieme. Averaimo se lo portava con lui, come fanno i nonni con i nipoti. Gli investigatori, però dissero che lo usava come protezione perché pensava che con Gioacchino accanto fosse al sicuro dai suoi nemici. I killer però non ebbero pietà. L’ordine fu uccidetelo. Abbiamo il dovere di ricordare perché nessuna morte innocente deve cadere nell’oblio. Quanto dolore. Gioacchino viveva a Mariglianella, nella viella don Angelo Toscano dove poco dopo fu innalzato al posto di un vecchio forno un altarino in sua memoria. Zero slogan anticamorra, solo tanti confetti bianchi al passaggio della bara.
Non c’è il paese intero ai funerali, ma solo operai, gente semplice e qualche dubbia presenza. C’è poi la stampa.che registra la delusione dell’allora sindaco, Andrea America, a capo di una giunta di centro-sinistra. “Negozianti, imprenditori, impiegati perché non si sono visti? Dove sono quelli che hanno un lavoro e una famiglia, quelli che pagano le tangenti?”. Dure le parole di Andrea America, sindacalista e attivista della consulta anticamorra. La chiesa invece resta silente. Intanto la disperazione della madre Maria Prospero e della nonna di Gioacchino: vogliono che la bara bianca venga aperta, vogliono guardare per l’ultima volta quel cucciolo ucciso senza pietà. La salma del piccolo Gioacchino risiede nel cimitero di Mariglianella, quasi ai piedi del monte Somma.
Anita Capasso
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