Napoli, 10 Ottobre – Il significato della parola ʺpedofiliaʺ viene ampiamente descritto, all’interno di Wikipedia, quale termine derivante dal tema greco παῖς (bambino) e φιλία (amicizia, affetto ma anche amore), indica una parafilia che si manifesta con azioni, ricorrenti impulsi e fantasie erotiche che implicano attività sessuali con bambini prepuberi. L’attrazione verso neonati si chiama infantofilia. Per individui adolescenti si parla invece di efebofilia o ebefilia.
La drammaticità conseguenze dell’agire del pedofilo in danno alle vittime innocenti si comprende, pienamente, leggendo l’articolo 414-bis c.p. (ʺIstigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografiaʺ) e risulta non difficile comprendere che il fenomeno della pedopornografia on-line può assumere- come di fatto assume- dimensioni, di fatto ,macroscopiche e potenzialmente illimitate, specialmente laddove gli adescamenti delle povere vittime innocenti avvenga- come di prassi avviene- all’interno del lato oscuro della Rete (il cd. ʺdark-webʺ).
Tali azioni criminosi intrinsecamente ripugnanti diventano, certamente, casi che rischiano, non irragionevolmente, di intasare le aule delle udienze penali, in quanto il crimine informatico di vendita per scopi di piacere della carne degli innocenti assume connotazioni palesemente reali.
Ancora va ravvisato che per potere comprendere, a tutto tondo, la drammatica dimensione del fenomeno criminoso in oggetto, occorre illustrarlo non solo dal punto di vista tecnico-giuridico, bensì tale profilo va accostato con le esperienze umane con cui si è venuti e si viene in contatto con coscienza retta e serena.
A tal fine Adriano Spagnuolo Vigorita ci narra quanto segue. “Un ragazzino di quattordici anni, venutomi incontro sulla spiaggia di Praja a Mare, mi ha domandato, incuriosito, se avesse o meno raggiunto l’età del consenso sessuale.
Udita la mia risposta affermativa, egli – il cui grado di maturità è senz’altro superiore a quello raggiunto da tanti suoi coetanei – mi ha invitato a trattenermi con lui: aveva, infatti, bisogno di lumi riguardo al fenomeno, tristemente diffuso, della pedopornografia.
L’avvento della rivoluzione tecnologica ha favorito l’uso dei canali di comunicazione istantanea anche da parte dei teenagers, la qual cosa, in assenza di un adeguato controllo genitoriale, può dare luogo a conseguenze non di certo piacevoli.
Tale circostanza ha indotto il Legislatore ad inserire, nell’impianto del Codice Penale, l’art. 600-ter, il cui ultimo comma definisce «pornografia minorile» qualsivoglia rappresentazione, effettuata con qualsiasi strumento, di un soggetto under-18 all’atto di compiere prestazioni sessuali esplicite, anche simulate, ovvero degli organi sessuali di detti soggetti per fini carnali.
La condotta punita dalla disposizione in commento con la reclusione da va identificata non già nel possesso di materiale pedopornografico, bensì l’«utilizzazione» del minorenne per la realizzazione di esibizioni o spettacoli ai limiti della decenza: lo hanno recentemente chiarito le Sezioni Unite Penali della Suprema Corte (v. la sentenza 4616 del 9 febbraio 2022), statuendo che la fattispecie criminosa in commento ricorre ogniqualvolta il minore sia indotto con mezzi cogenti, ovvero mediante un significativo condizionamento, a prestare il proprio consenso alla realizzazione di materiale pornografico”.
In altri termini, la volontà del minore, ancorché espressa non basta, di per sé, a scriminare l’agente. Alla fine di tale dissertazione, si ritiene giusto e doveroso riportare l’intervista alla Dott.ssa Loredana Calvano, Psicologa Sistemico-Relazionale iscritta presso l’Ordine degli Psicologi della Regione Campania.
Preg.ma Dott.ssa Loredana Calvano, qual è l’approccio da tenere, nel suo campo di azione professionale, quando si presentano a Lei potenziali vittime di pedofilia telematica e realmente subita?
ʺNel momento in cui si abbia notizia certa di casi di pedofilia telematica o si venga a conoscenza di abuso e/o violenza su minore, vi è per il professionista, operativo presso il suo studio privato, obbligo di referto all’Autorità Giudiziariaʺ.
Lei come si pone e che prova nei confronti di queste vittime innocenti?
ʺNell’incontro con le vittime di abuso, è fondamentale creare, in prima istanza, uno spazio di fiducia nel quale la persona possa sentirsi accolta e al sicuro; In tale contesto il minore dovrà innanzitutto comprendere che la sua esperienza non coincide con le “normali” esperienze dei suoi coetanei. Questo momento dà avvio al lavoro terapeutico successivo quando il terapeuta incontra i sentimenti il più delle volte dominanti: senso di colpa e vergogna. Compito del professionista è accogliere, contenere ed aiutare ad elaborare tali vissuti così da restituire un carico più leggero e comprensibile. Al contempo si rende necessario intervenire sui meccanismi difensivi messi in atto del minore per evitare che questi si irrigidiscano e producano psicopatologiaʺ.
Quali sono i comportamenti che rendono evidente che il bambino o la bambino od il ragazzo o la ragazza è potenziale od è vittima reale del reato in oggetto?
ʺEsistono una serie di indicatori comportamentali che mettono in allarme le famiglie, gli insegnanti (dai quali arriva spesso la denuncia) ed i professionisti coinvolti. Importante soprattutto cogliere se tali comportamenti si presentano bruscamente, rompendo la “normalità”. Essi sono: ansia, passività, insonnia, enuresi notturna, disturbi del comportamento alimentare, aggressività, isolamento, chiusura, atteggiamenti autolesivi, calo del rendimento scolasticoʺ.
Il comportamento criminoso in oggetto può provenire, in base alla Sua esperienza professionale, ad opera di compagni di scuola od amici od amiche della vittima di età leggermente superiore? Quanto è importante vigilare sulle amicizie del/la proprio/a figlio/a (o del/la proprio/a nipote etc.) e sulla navigazione in Rete e come fare a sorvegliare con discrezione?
ʺSicuramente può capitare che situazioni di tale gravità accadano ad opera di ragazzi coetanei o di poco più grandi; tuttavia, è bene precisare che la maggior parte degli abusi subiti nascono all’interno delle mura domestiche. Resta comunque fondamentale osservare i propri figli con la giusta distanza (né troppo lontani, né troppo vicini), così da prevenire e/o intervenire tempestivamenteʺ.
Come può interagire una professionista come Lei interagire con la famiglia della vittima, con la Parrocchia e con la scuola per tirare fuori la vittima (anche potenziale) da questo girone infernale?
ʺIl professionista è tenuto a creare una rete di supporto attorno al minore abusato. Fondamentale avviare un percorso parallelo con la famiglia per attivare e riorganizzare risorse esaurite dall’alto grado di sofferenza connessa alla situazione. Si rende necessario esplorare, all’interno della rete di relazioni del minore, quale sia per lo stesso la migliore risorsa supportivaʺ.
Le capitano frequentemente casi come quelli in oggetto?
ʺCapita frequentemente di incontrare adulti la cui storia è caratterizzata purtroppo da un vissuto di abuso. Questi stessi adulti, il più delle volte, da bambini hanno messo in atto meccanismi difensivi quali negazione o rimozione per rendere più tollerabile l’effetto devastante del trauma. Purtroppo, l’abuso lascia traccia indelebile nel corpo e nell’anima, per cui ad un certo punto quegli stessi meccanismi non sono più sufficienti per cui si crea una rottura, dalla quale fortunatamente, attraverso un percorso di psicoterapia è possibile avviare una rilettura della propria storiaʺ.
Quali sono i rischi esistenziali e relazionali a cui va incontro la vittima di pedofilia virtuale o reale ed anche di infantofilia?
ʺTutte le condizioni di abuso incidono sullo sviluppo psicologico e relazionale. Il bambino si percepisce impotente, confuso e ambivalente rispetto a quanto gli è accaduto. Questo determina forti ripercussioni sulla sfera del Sé, della prospettiva futura e della relazione con il mondo esternoʺ.
Che suggerirebbe al Parlamento ai fini della repressione efficace delle condotte criminose in oggetto?
ʺCredo sia necessario predisporre sin dalla primissima infanzia, all’interno delle scuole, percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità che aiutino al contempo sia le potenziali vittime a difendersi che i potenziali abusanti a fermarsi e chiedere aiuto. Il dato certo per noi psicoterapeuti è che l’aiuto è da rivolgersi sia alla vittima che all’abusante che, attraverso la condotta criminosa, manifesta le sue grandi difficoltà. L’approccio che contraddistingue il mio pensiero resta quindi orientato alla prevenzione e alla riabilitazioneʺ. Occhi aperti e sempre in prima linea per contrastare gli orchi con scienza e coscienza!
Avv. Giulio La Barbiera e Dott.Adriano Spagnuolo Vigorita
Intervista alla Dott.ssa Loredana Calvano (Psicologa Sistemico-Relazionale iscritta presso l’Ordine degli Psicologi della Regione Campania)
Avv. Abogado Giulio La Barbiera (Avvocato iscritto nell’Albo Ordinario del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli ed Abogado presso Ilustre Colegio de Abogados de Santa Cruz De La Palma – Spagna).
Dott.Adriano Spagnuolo Vigorita (Avv. Praticante Abilitato al Patrocinio Sostitutivo iscritto presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli)
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