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Palma Campania, cervelli in fuga per lavoro: la storia di Sofia Caliendo che insegue i suoi sogni

Palma Campania, 10 Ottobre – Ci siamo chiesti mai quanti ragazzi sono costretti a fare le valigie, per trovare lavoro? Un’emorragia che coinvolge soprattutto i talentuosi: sì, perché sono proprio loro, i più preparati, i migliori ad avvertire il bisogno di un futuro sicuro, e solo andando altrove trovano stabilità. Il mercato del lavoro internazionale offre, fortunatamente, già durante gli studi, soddisfazioni ai propri desideri e aspettative nel campo del lavoro. Tuttavia, non sono serviti i tanti appelli, i lamenti delle moltissime famiglie, talvolta lanciati in tv, sui social. La crisi ha contribuito al trasferimento di tanti ragazzi in altre nazioni: eppure i giovani dovrebbero essere il futuro dell’Italia. E, così, oggi la maggior parte dei genitori preferisce accettare un figlio lontano e realizzato, piuttosto che a casa e disoccupato.

Ma c’è anche chi, invece, legato visceralmente alle proprie origini e radici, perfeziona ogni giorno l’arte di arrangiarsi, oppure si rassegna e resta ‘figlio di famiglia’, senza sogni né futuro.

Qui raccontiamo la storia di Sofia Caliendo, una ragazza nata e cresciuta su un piccolo borgo antico, chiamato Castello, frazione collinare di Palma Campania.

«Un giorno ho detto a mia madre: “Smettila di piangere! Tanto, poi ritorno”. E’ con queste parole che ho salutato mia mamma al momento di partire, ho preso la valigia, l’ho riempita di ricordi, di affetti, di libri e di qualche vestito per superare l’inverno. Poi, visto che c’era ancora spazio, ci ho messo dentro anche tante cose buone da mangiare. Ho indossato il sorriso più bello e sono partita per l’Austria. Sin da piccola mi sono sentita diversa dalle altre coetanee. Non ho mai ragionato come la gente del mio posto».

Sofia riavvolge il nastro della memoria e parla del suo primo impatto con un altro mondo, diverso dal suo.

«Ricordo che era una di quelle giornate fredde, che ti gelano anche l’anima. Ero sola. Per la prima volta nella vita ero completamente sola in un posto che non conoscevo, con persone che non avevo mai visto prima, che parlavano una lingua per me incomprensibile. Qualche carezza custodita gelosamente come il più prezioso dei souvenir unita a qualche sorso di birra erano le uniche cose che riuscivano a darmi una parvenza di calore umano. In lontananza si udiva il dolce e malinconico suono di un pianoforte. Grazie a papà ho sempre amato la musica e ogni sfumatura di tutto ciò che può essere considerato Arte. Erano quelle in lontananza le note di “Sunrise”, uno dei miei brani preferiti. Quelle note tenevano in piedi anni e anni di ricordi e pensieri nascosti e taciuti. Ecco che ad uno ad uno iniziavano a riaffiorare nella mia mente. Una volta sognavo di diventare medico, poi ingegnere e infine insegnante. Il mio desiderio più grande era quello di trasmettere qualcosa agli altri, di poter educare la nuova generazione al giusto utilizzo delle parole».

Dopo sei mesi a Innsbruck, un po’ per amore, un po’ per esigenze economiche Sofia ritorna in Italia.

«Quando pensavo di essere ritornata a casa, ecco che una mattina di settembre il mio telefono ha squillato e sono dovuta ripartire. Questa volta i miei genitori erano felici, anche se sarei stata a 800 chilometri da casa, finalmente potevo restare in Italia. Così ho rifatto la valigia e sono partita alla volta del Trentino. Qualcuno a volte mi chiede “come fai in quelle montagne? Non hai paura a stare da sola? Perché non te ne ritorni a casa?”. Sono delle domande ovvie che implicano una complessità non indifferente nella risposta. Vorrei dire a queste persone che se continuo a stare a Trento è perché gli anni di studio, i sacrifici dei miei genitori, le rinunce fatte, finalmente hanno una riconoscenza. Ho lasciato a casa la famiglia, mio fratello, il mio ragazzo, gli amici per inseguire un sogno. Quando mi sento sola mi piace pensare che guardando la luna posso essere in qualche modo vicina alle persone che amo, tra le quali c’è mia cugina Chiara, anche lei trasferita a Londra per “cercare fortuna” ed avere un futuro migliore».

Per concludere: cosa diresti ai tuoi coetanei, oggi, dopo aver fatto queste esperienze lontano da casa?

«Ai ragazzi della mia età voglio dire solo questo: “inseguite i vostri sogni, abbiate il coraggio di osare”. Papà nei momenti di difficoltà mi dice “ti trovi di fronte ad una montagna? Se non riesci a scavalcarla girale intorno o comincia a scavare”. E io non smetterò mai di scavare, pur di andare avanti».

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