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Otto Marzo, Giornata internazionale della donna

Napoli, 8 Marzo – La Campania dall’8 marzo rientra in zona rossa. Una coincidenza: la data coincide con la cosiddetta Festa della donna. Per le prossime settimane molte saranno le regole da rispettare, tanti i divieti, e per il secondo anno consecutivo, ma stavolta con maggior consapevolezza, si dovrà rinunciare agli eventi dell’8 marzo, almeno a quelli commerciali e frivoli. Aggiungiamo, pur con qualche perplessità, “sperando che l’anno prossimo tutto torni come prima”.

La circostanza offre lo spunto per ricordare il significato dell’8 marzo, al netto di quanto di accessorio vi si era aggiunto. La Festa della donna è in realtà la Giornata internazionale della donna, giornata spesso ridotta a occasione per un augurio e dono di una mimosa, fiore scelta nel lontano 1946 come simbolo di fragilità, ma anche di capacità di rifiorire anno dopo anno.

Quanti sono caratteri delle donne? Quante le risorse? Quante le fragilità? Impossibile racchiudere in poche righe l’universo femminile fatto di eccellenze e conquiste, ma anche di arretratezza culturale e di precarietà, variabili associate al luogo e al contesto sociale in cui la donna vive, alla percezione che la donna ha di sé, al suo ruolo nella società, al suo rapporto con l’uomo marito, padre, fratello, figlio, fidanzato, amico ecc. Il cinema ci offre innumerevoli personaggi femminili, di cui ciascuno rappresenta un tipo, qualcuna in cui ci si potrebbe riconoscere. Proviamo con un film che rappresenta un’icona della tradizione cinematografica e della cultura napoletana.

Nel famoso film Così parlò Bellavista (1984) Rachelina (personaggio interpretato da Marina Confalone) è la collaboratrice domestica della famiglia Bellavista. Una donna buona, lavoratrice, affidabile, instancabile, dal cuore buono e senza grilli per la testa. Nel palazzo in cui è ambientata la storia sono da poco arrivati i Cazzaniga; la signora è una tedesca trapiantata prima a Milano e poi a Napoli ed è una donna più emancipata che tuttavia ha seguito il marito al Sud dopo il trasferimento lavorativo. Nell’indimenticabile scena del litigio con la lavastoviglie, in casa Bellavista, Rachelina riceve dal marito Salvatore (Benedetto Casillo) l’invito-ordine di andare a pulire il negozio di articoli sacri di Patrizia, figlia dei padroni di casa. Rachelina si oppone come può: l’indomani ha già un impegno, deve andare alla “manifestazione della Donna” con la signora Cazzaniga. Ci andrà? Il film non ce lo racconta (Salvatore dice che la moglie dovrebbe piuttosto partecipare alla manifestazione della cameriera), ma la povera Rachelina fa le sue ragioni e replica che gli uomini sono fallopratici (ma fallocratici), abituati a dare ordini. La più emancipata signora Cazzaniga ha fatto capire a Rachelina che esiste un giorno in cui ci si può sentire donna e non cameriera e che evidentemente a Napoli qualche manifestazione si organizza. D’altra parte un’altra donna del palazzo protagonista del film, la signora Bellavista, è comunque risoluta, forte, pronta a decidere con il marito (o al posto del marito) di vendere dei terreni in provincia di Salerno per aiutare la figlia a metter su famiglia; la stessa figlia, Patrizia, è in attesa di un figlio, prima del matrimonio. Anche le donne di casa Bellavista, dunque, sono moderne.

Erano gli anni ’80. Cominciava a diventare di moda festeggiare l’8 marzo tra donne, in pizzeria, in discoteca, in eventi e location riservate alle donne, per una sera, oscillando tra una normalissima pizza a una serata spettacolo per sole donne. Un po’ ci manca, in fondo, anche questo della vita di prima della pandemia.

Al di là del consumismo della festa, enti e associazioni hanno sempre cercato di incrementare i momenti di riflessione sul ruolo della donna nella società e sul cammino che molte donne ancora oggi, ovunque, devono percorrere per raggiungere obiettivi ritenuti prerogativa maschile. Ci sono, infatti, donne non realizzate, donne che non hanno istruzione, o non proseguono gli studi, che non hanno aspettative, che sono sottomesse a famiglia, mariti, necessità. Ci sono poi donne che già svolgono o ruoli ritenuti tradizionalmente maschili, ma che sono poche rispetto a quante potrebbero farlo se la società le mettesse in condizione di farlo. La parità di genere è un obiettivo ancora lontano, ovunque, ed è per questo che l’ONU uno dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da realizzare entro il 2030.

È un cammino iniziato molti anni fa, non ancora concluso e forse molto lontano dalla sua meta. Ricordiamo brevemente le tappe, dall’inizio del viaggio iniziato lontano dall’Italia. Nel 1893 la Nuova Zelanda concesse il diritto di voto alle donne e fu il primo Stato al mondo a farlo. Nel 1910 a Copenhagen si tenne la Conferenza Internazionale delle donne Socialiste, durante la quale le delegate decisero di istituire una giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Nel 1914 in Germania si celebrò il Frauen Tag, in cui fu chiesto il diritto di voto. Nel 1917 a Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) le donne scesero in piazza chiedendo la fine della guerra e dello zarismo; la manifestazione diede di fatto inizio alla cosiddetta “rivoluzione di febbraio”. Nel 1921 a Mosca fu definita la “giornata internazionale dell’operaia”.

In Italia nel 1922 fu celebrata per la prima volta in Italia la “giornata internazionale della donna”, per iniziativa del neonato Partito Comunista Italiano. Nel 1946 le donne italiane esercitarono per la prima volta il diritto di voto (concessogli l’anno prima), partecipando alle elezioni amministrative (10 marzo) e poi soprattutto al referendum istituzionale e alle elezioni della Costituente (2 giugno). Nel 1972 a Roma 20.000 donne manifestano a Campo de’ Fiori, dando inizio agli anni caldi del femminismo italiano (8 marzo). Nel 1976 Tina Anselmi fu nominata Ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, diventando la prima donna a ricoprire la carica di Ministro. Nel 1977 le Nazioni Unite proclamano la giornata internazionale della donna (“Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e la pace internazionale”).

Aggiungiamo a questo elenco l’istituzione Giornata internazionale della violenza contro le donne, che cade il 25 novembre, istituita nel al 1981. È questa una data che va ricordata. In Italia sono già più di dieci le donne che hanno perso la vita a causa dei loro mariti o compagni dall’inizio del 2021. La pandemia e le restrizioni, che abbiamo citato in apertura di questo articolo, hanno certamente influito sui comportamenti negativi di chi mal sopporta convivenza forzata, perdita del lavoro e altri fattori che contribuiscono ad alterare equilibri già precari e sfociano in gesti irreparabili.

L’argomento è ampio. Concludiamo con un augurio, in occasione di questo 8 marzo particolare. Rivolgiamo un pensiero a tutte le donne che in questo periodo di incertezze fanno i conti con problemi che sembrano ingigantiti e insormontabili, a tutte le donne che hanno perso il lavoro, che in questo periodo sono sfiduciate. Alle donne la cui pazienza è messa alla prova da nuove realtà, come il distanziamento sociale, la didattica a distanza per i figli, i gruppi social in cui spesso la comunicazione diventa ulteriore motivo d’ansia, nonché mezzo e luogo per offendere, redarguire, mortificare. Il nostro augurio per l’8 marzo, perché chi non ha adesso la possibilità di realizzare un sogno abbia la pazienza di attendere che ciò possa accadere.

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