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Musica, Paola Zukar: “I Social? Come le sigarette nuocciono alla salute”

PAOLA ZUKAR: I SOCIAL? METTIAMO LA SCRITTA “NUOCCIONO ALLA SALUTE”
«A questa generazione abbiamo venduto un mondo semplice e giocoso, quindi irreale. Con i social tutto sembra loro immediato e gratificante. Spero che un giorno i social avranno scritto “Nuoce alla salute”, come le sigarette». Paola Zukar si racconta senza filtri nella nuova puntata del podcast One More Time di Luca Casadei

Milano, 28 Aprile –Paola Zukar, la signora indiscussa del rap italiano che con la sua Big Picture Management gestisce gli affari e l’immagine di Marracash, Fabri Fibra, Kina, Zef, Marz, Clementino e Madame, si racconta al podcast One More Time di Luca Casadei, partendo dall’infanzia «in un condominio del quartiere di Quarto», a Genova; affronta il rapporto coi genitori – «Mia madre mi ha dato la libertà di fare tutto ciò che lei non ha potuto fare» -; la scoperta della musica – «Nel 1977 mio padre mi portò dal Giappone il primo Sony Walkman. Poter rendere la musica una colonna sonora della mia vita è stato il regalo più bello mai ricevuto» – e l’inizio dell’amore con la stessa.

«Un giorno incontrai un gruppetto di Marine arrivati con una nave militare al porto di Genova. Con uno di loro sviluppai una tenera amicizia adolescenziale e mi invitò a Washington». Nell’America, visitata nel 1987, scoprì il «go-go, un genere fighissimo: una specie di funk più rappato, molto musicale, con grandi band sul palco. Cose che in Italia non esistevano».

Dopo la capitale, la sua esperienza americana a Los Angeles, dove «si sentiva già montare la rabbia che sarebbe esplosa nei primi Novanta. E che si riversava nell’hip hop». Poi il ritorno a Genova, gli studi di pedagogia, i primi articoli scritti sull’Hip-Hop e prima volta con le major: («Entro in Universal, mi danno 300 euro al mese ma anche carta bianca. Creo un sotto-dipartimento di musica Black: Urban Ring. Gli artisti erano tutti americani: poi fu Fabri Fibra a mandarmi dei dischi rap molto ben fatti, ma che non avevano avuto successo»). Infine, il successo con l’album di Fabri Fibra nel 2006: «Universal mi propose di sentire l’artista: se avesse avuto bisogno di un manager, avrei potuto farlo io. Da lì è iniziato tutto».

Nell’intervista a Casadei, Paola Zukar racconta il rapporto con Fibra: «Fibra, che è sempre stato etichettato da alcuni per comodità come misogino, a me ha sempre dato carta bianca sul versante più “sensibile” di tutti, cioè gestire i soldi». Oggi, conclude, per riuscire nel rap, «è importante avere già un progetto che va oltre il singolo brano: quello me lo mandano centinaia di persone, ma un singolo brano è ingiudicabile: ci vuole già un’identità, una visione».

La seconda stagione di One More Time, il podcast ideato e condotto da Luca Casadei, è disponibile su tutte le principali piattaforme (Spotify, Apple Music, Amazon Music, ecc.). Dopo il successo della prima stagione, trasmessa a fine 2020 e che ha visto la partecipazione – tra gli altri – di Francesca Schiavone, Giampiero Ventura, Daniele Bossari e Luca Tomassini, i dialoghi intimi di Luca con i suoi ospiti tornano con dodici episodi legati dallo stesso fil rouge: la rinascita. Colui che dialoga intimamente e con genuina empatia insieme agli ospiti è Luca Casadei: in passato manager di noti personaggi televisivi, oggi è CEO e Founder di WSC, fucina di talenti web-nativi, nonché ideatore della Defhouse, la prima content-house e Academy per i talenti della GenZ.

I protagonisti di questa nuova serie sono Francesco Facchinetti (passato da artista a manager), il giornalista Pablo Trincia, l’influencer Elisa Maino, l’attore de I Soliti Idioti Fabrizio Biggio, il fondatore di Radio Italia Mario Volanti, l‘erede della dinastia Lamborghini Tonino, Stefano Colombo di Colmar, l’ideatore della linea di costumi maschili Mc2 Saint Barth Max Ferrari, l’ex campionessa olimpica Vanessa Ferrari, il guru della scena rap italiana Paola Zukar e diversi altri. Link: linktr.ee/podcastonemoretime

Luca Casadei è nato a Parigi a metà degli anni ’70; il suo mestiere è valorizzare il talento, creando impresa.

Nel 2009 ha creduto fortemente che lo YouTuber sarebbe diventato un mestiere perché quei canali erano i nuovi media e per questo ha fondato Web Stars Channel, ora WSC. “Web Stars” perché credeva fortemente che il web avrebbe avuto le sue stelle e “Channel” perché le avrebbe aggregate. Poi si è cominciato a parlare di “creator”: un creator è un creativo, lui ha trovato una forte espressione artistica in coloro che lo fanno in video e ora anche in audio. I creator hanno generato un’opportunità straordinaria per molte industries ma il successo può spesso essere nemico.

Il lockdown del 2020 è stato per Luca Casadei un’opportunità per dare vita a nuovi progetti, personali e professionali, tra i quali One More Time.

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