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LA RIFLESSIONE – Libertà di pensiero negata: un circolo vizioso e autoritario

Napoli, 18 Agosto – L’uomo libero è colui che ha un pensiero libero, non soggetto a condizionamenti. La libertà, talvolta, cresce di pari passo al dubbio che ritengo una grandiosa forma di potere e dunque di libertà. Avere dubbi permette di non affogare nel bagno delle apparenti solidità, di non rinunciare a scoprire, indagare cosa ci fosse dietro alle cose o alle persone. Le persone che non hanno dubbi, spaventano. Si riconoscono perché sono piccole piccole e si attaccano a ogni forma di sollievo momentaneo senza affrancarsi del piacere della libertà.

Oggi ce ne sono molte e sono nocive. Sono quelle che emettono giudizi di pietra, appoggiandosi a questo o quello, non ascoltando il parere altrui. Fanno comunella, si spalleggiano rumorosamente, trovano il coraggio dei loro giudizi nella piazza popolare. Il pensiero univoco non è libero e non è affatto indice di cultura. È solo becero oscurantismo. Ecco l’analisi dello storico, Eugenio Capozzi: “Il grimaldello usato dall’ideologia oggi dominante in Occidente per affermare la libertà totale di pensiero ed espressione e contemporaneamente negarla con la censura e la demonizzazione è il seguente: tutte le opinioni sono lecite, ma alcune sono offensive e pericolose, quindi vanno limitate. E quali sono le opinioni offensive e pericolose? Tutte quelle diverse dall’ideologia dominante.

È un circolo vizioso autoritario e totalitario dal quale non si esce, se non si conviene una volta per tutte che, come recita il saggio detto napoletano, “chi si offende è fetente”: la presunta offesa è in realtà la pretesa tribalistica e corporativa di gruppi autocostituiti di avere uno status giuridico e istituzionale speciale rispetto a tutti gli altri membri della società. Tale pretesa è la forma peggiore di offesa, questa sì, all’eguaglianza e al diritto. In quanto poi alla pericolosità, a parte l’istigazione a delinquere, già ampiamente normata, l’unico pericolo per le società libere è reprimere quella che Einaudi chiamava “la bellezza della lotta”, il conflitto delle idee e degli interessi senza il quale la società diventa un cimitero e una tirannide.”

È un problema serio, mondiale. “Ormai la questione è mondiale, non solo italiana. Esiste ancora la madre di tutte le libertà, la libertà di pensiero e di manifestazione dello stesso? Le idee, le opinioni, le convinzioni che sono in distonia con altre, di solito quelle politicamente corrette, possono ancora essere espresse? La risposta è desolante e dittatoriale: NO. Nella normalità democratica, non esistono opinioni, pensieri vietati. Si dovrebbero poter vietare e reprimere solo le azioni vietate dalla legge, non i pensieri, che dovrebbero poter essere repressi solo qualora si traducano in azioni vietate dalla legge, appunto. Ma, evidentemente, il pensiero unico dominante non la vede così.

Ed ecco che, strumentalizzando il concetto stesso di libertà, in una classica eterogenesi dei fini, la libertà di espressione del pensiero viene repressa, in nome della libertà dichiarata dominante, ad ogni livello, quando, chi detiene le leve del potere decide che un pensiero, un’idea, un’opinione sono “pericolose”. Il potere, il pensiero dominante non accettano il confronto ed il contraddittorio ma hanno stabilito che il solo modo di contrastare un pensiero non gradito è quello di vietarne l’espressione, reprimerla, impedirla. E non si rendono nemmeno conto che vietare un pensiero, grazie a Dio, è il miglior modo per farlo crescere e diffondere perché la libertà è come l’acqua, non si può comprimere.” Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica.

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