Attualita'

La piaga del lavoro povero: analisi di un problema irrisolto

Napoli, 24 Settembre – “Mai così tanto lavoro!”, esclama, con aria trionfante, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, senza realizzare di star affermando una baggianata colossale: difatti, pur constando dai dati numerici che i contratti lavorativi medio tempore conclusi hanno subito un incremento, ella omette di constatare un dettaglio già emerso lapalissianamente parecchio tempo fa, da individuarsi nelle proposte alquanto indecenti che i nostri giovani, futuro della Patria, ricevono in maniera sistematica. Roba da mettersi le mani nei capelli, mi si creda!

Mentre mi concedevo un’oretta di siesta, ho letto con estrema attenzione delle testimonianze che mi hanno indotto a piangere amaramente: ma è mai possibile che, nel vivo del terzo millennio, la “gavetta” debba rivestire il carattere dell’umiliazione profonda? Si può accettare che un “padrone”, spesso ricco sfondato, corrisponda ai propri subalterni più giovani una paga miserrima…solo perché debbono – secondo la mentalità di costoro – far “gavetta” per raggiungere, un domani, l’apice del successo? Per niente, cari Lettori!

Ciò che accresce il mio sdegno è, poi, l’omertà di chi, pur essendo a conoscenza di tutte queste condotte prevaricatrici, s’ostina a tener la bocca chiusa, tanto per paura di perdere il “posto” che li fa “campare” quanto per compiacere qualche personalità influente nella speranza di ottenere qualche…gesto di carità per qualche parente od amico, che quasi sempre si sostanzia in un lavoro sottopagato od in una branda all’interno di una fatiscente stamberga.

Scherzare col fuoco è pericoloso, vero? Il problema è un altro, in realtà: con il fuoco scherziamo – purtroppo – tutti i sacrosanti giorni, perché quest’ultimo, fintantoché non si alzerà la voce in modo adeguato, continuerà ad ardere!

Molti non sanno che la Carta Costituzionale, oltre a fare del lavoro il pilastro portante della Repubblica, impone la corresponsione di una paga proporzionata alla qualità ed alla quantità del lavoro prestato: è dunque corretto costringere un ragazzo pieno di speranze, diplomato od addirittura con una laurea in tasca, ad accettare trecento euro al mese – con pulizie a fine turno, per giunta – per potersi permettere qualche uscita fuori porta ogni tanto? È moralmente giusto pretendere che una persona con qualifiche permanga presso uno studio od un ufficio per un’intera giornata – in spregio alla normativa sull’orario di lavoro – senza riconoscerle alcun diritto? Poi, non lamentiamoci che il ruolo dei Tribunali s’ingolfa ogni anno sempre più!

Un altro nodo gordiano da sciogliere è rappresentato dalla crescente diffusione della criminalità: se il lavoro dignitoso manca (o, per meglio dire, la tutela statale contro gli sfruttamenti non è appieno garantita), la gente finisce in strada, alla mercé di chi, promettendogli un “aiuto” copioso, la incarica di commettere reati (in primo luogo furtarelli, incendi boschivi, truffe, e via discorrendo). A tal riguardo, c’è da puntualizzare che l’attività, ahi noi diffusa, di guardiamacchine abusivo integra reato solo allorquando si concreti in minacce, ovvero sia esercitata estorcendo denaro ai “clienti” (tali da intendersi gli appartenenti a quella massa di stolti che, invece di segnalarli alle Autorità, li paga) o danneggiando le vetture di chi non gli dà un centesimo, oppure fa buon uso della lingua.

Infine, va rilevato che pure le associazioni sindacali – a prescindere dalla rappresentatività – sono, per così dire, tutto fumo e niente arrosto: i loro esponenti partecipano, sì, a migliaia di tavoli, ma sottoscrivono contratti collettivi…che il buon Catullo definirebbe “cacata carta”, dacché sono inutilmente lunghi e prevedono stipendi da fame, che non danno minimamente attuazione al disposto costituzionale!

Certe situazioni vanno affrontate non solo scendendo in piazza con fischietti, bottarelle, manifesti, e robe varie, ma anche trovando autentiche soluzioni ai vari inconvenienti.

Ai piani alti di Palazzo Chigi continuano a brindare, ma non hanno ancora compreso la reale portata dei problemi sinora descritti: bisogna debellare la piaga del lavoro povero, investendo maggiormente nelle politiche attive ed incrementando, al tempo stesso, le tutele apprestate dall’ordinamento nazionale ed eurounitario.

Una volta eliminati quegli “aiutini” squallidi (come il Reddito di Cittadinanza), bisogna procedere – come si è fatto nel Regno Unito alla fine degli Anni Novanta del secolo scorso – a fissare un salario minimo, che consenta a tutti di andare avanti, senza sciupare una vita con la calcolatrice alla mano!

Vi è poco da festeggiare, cari membri del Governo e carissimi Lettori: diffidiamo dalle panzane ed iniziamo a muovere qualche pedina!

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