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LA DIGNITÀ CALPESTATA

Intervento di Adriano J. Spagnuolo Vigorita all’evento del 24 novembre 2020, organizzato dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Casavatore in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza di genere.

 

 

Casavatore, 25 Novembre – Mi preme, innanzitutto, esprimere la mia profonda gratitudine nei riguardi dell’Amministrazione Comunale di Casavatore – in primis del Sindaco, Vito Marino, e dell’Assessore alle Pari Opportunità, Imma Calvano, mia carissima amica – per aver deciso di rendermi partecipe, nel mio piccolo, di questa lodevole iniziativa, tesa a sensibilizzare la Cittadinanza contro un fenomeno ohi noi largamente diffuso nell’epoca attuale: la violenza a danno del Gentil Sesso.

Vorrei iniziare questa mia breve riflessione con una frase, tratta dall’opera verdiana “La Traviata”, pronunziata nel secondo atto da Giorgio Germont ad indirizzo di suo figlio Alfredo quando quest’ultimo, fortemente persuaso circa un ipotetico tradimento da parte dell’amata Violetta (che, in realtà, lo aveva “lasciato” proprio su pressione del genitore, altrimenti la sorella – definita dal padre “pura sì come un angelo” non avrebbe convolato a nozze con il proprio fidanzato), la umilia nel bel mezzo di una festa, scagliandole addosso il denaro vinto al giuoco:

“Di sprezzo degno sé stesso rende

chi, pur nell’ira, la donna offende!”

 

La cavalleria, purtroppo, è una dote oramai ignota alla maggior parte della popolazione (in altri termini, i gentiluomini si contano sulla punta di un’unghia): la donna, che ha dovuto lottare strenuamente per emanciparsi e per vedersi riconoscere una parità all’uomo che quasi ogni legislatore le negava, è stata di colpo (nuovamente) tramutata in oggetto di piacere, in essere inferiore, in zimbello. Il tutto a fronte della bestialità che alberga nel cuore e nella mente di certi…piccoli individui di sesso maschile, che, per sentirsi “grandi”, battono impietosamente le persone che asseriscono di amare.

Signore e Signori, questo non è amore, bensì martirio!

A pesare su quanto sovente accade è anche l’ignoranza della storia: ci si dimentica, infatti, che la Repubblica Italiana è nata anche grazie ai voti espressi da molte donne, chiamate finalmente alle urne dopo secoli di ostinato maschilismo.

Non possiamo, dunque, permettere che la dignità muliebre sia calpestata dalle bramosie perverse di talune belve camuffate da esseri umani: la violenza sulle donne – ed è dimostrato – fa più male del Covid-19, pertanto va assolutamente debellata!

La campagna di sensibilizzazione in atto, encomiabilmente promossa da codesto Ente, sia la prima battaglia nell’ambito di una guerra che, pur prospettandosi lunga, può essere vinta: è necessario, però, che tutti cooperino, altrimenti gli sforzi che si stanno compiendo con imparagonabile alacrità verrebbero vanificati (e sarebbe un peccato!).

Come l’Assessore Calvano ha recentemente puntualizzato in un’intervista, è d’uopo inserire la campagna in parola nel percorso didattico di ogni ordine e grado dell’istruzione, a cominciare dalla scuola dell’infanzia: è noto, infatti, che, a partire dall’Anno Scolastico in corso, l’educazione civica rientra fra gli insegnamenti obbligatori (e, per la prima volta nella storia del nostro sistema istruttivo, è diventata trasversale ad ogni altra disciplina: già questo rappresenta una gran conquista!).

Volendo esaminare il fenomeno con l’occhio del giurista (tranquilli: lungi da me tenere una lezione di diritto!), intendo evidenziare che i passi in avanti ci son stati, eccome: la Corte Suprema di Cassazione, con un recentissimo arresto, ha dichiarato legittimo il licenziamento irrogato da un’azienda nei confronti di un tale che era avvezzo, durante l’orario di servizio, a molestare (anche sessualmente) talune colleghe, oltreché a pronunziare, nei loro riguardi, palazzi d’improperi.

Un atteggiamento del genere, come precisato dagli Ermellini, lede la fiducia del datore, giacché rende impossibile la prosecuzione, anche solo temporanea, del rapporto lavorativo.

Questo è un passo da gigante, ma adesso siamo noi tutti a doverci impegnare al massimo: per tal ragione, invito le donne vittima di violenza (anche solo morale) a ribellarsi, a denunziare i propri aguzzini, ad andare via al primo episodio di crudeltà che dovesse medio tempore consumarsi a loro danno!

Negli ultimi tempi, malgrado il daffare quotidiano, ho ripreso a coltivare un mio vecchio passatempo: la composizione di poesie. Ho deciso, quindi, di comporre per l’occasione tre brevi carmi in cui una donna immaginaria, nel rivolgersi all’amato, ne palesa la condotta crudele, continuando tuttavia a provare amore verso di lui. Mi pregio di leggerli a Voi tutti, auspicando li apprezziate.

LA DONNA

 La donna non è un oggetto:

Pretender non puoi

Di far di lei quel che Ti pare!

La donna non è un pupazzo:

Non azzardarti a lederne la dignità!

La donna non è una marionetta:

Non permetterti di bacchettarla di continuo!

La donna non è un sacco:

Non hai diritto a prenderla a botte!

La donna è la regina della casa:

Cura tutto con amore, senza pretender nulla.

La donna ha giudizio:

Affidati a lei!

La donna Ti consola:

Cingila con affetto quando sei affranto!

La donna è madre,

Perché porta in grembo i Tuoi pargoli!

La donna ha gran cuore:

Cerca sempre di comprenderti!

La donna è sempre pronta

A darti il suo abbraccio:

Per questo devi ognor esserle grato!

Pozzuoli, addì 7 novembre 2020.

 

SON QUI!

 Son qui, amore mio,

Come agnelletta

A sopportar con pazienza

La Tua verga!

Son qui, mio tesoro,

Con il mio non più candido viso,

Segnato da lividi e macchie di sangue!

Son qui, mia colonna,

A udire le Tue bestiali urla!

Son qui, alla disperata ricerca

Di un Tuo abbraccio,

Di languide carezze,

Dei baci di un tempo!

Son qui, pronta ad assumermi

Colpe tutt’altro che mie!

Son qui, desiderosa di

Passar con te giorni felici!

Son qui, silente, le Tue

Perverse angherie a sopportare,

Perché l’amor mio

È più forte del rimorso.

Pozzuoli, addì 18 novembre 2020. 

 

 GUARDAMI, AMORE!

 Mi paro innanzi

Al Tuo viso truce,

Le gote del tutto tumefatte:

Amore mio, squadrami

Attentamente, e nota

Come mi hai ridotta!

Sono sdraiata al Tuo fianco,

Ma le mie gambe,

Che prima Tu ammiravi,

Sono piene di lividi,

Segno della Tua

Smisurata violenza.

Guardale, caro:

Ti piacciono ancora?

La domenica, dì

Che in famiglia

Sovente si trascorre,

Di buon mattin mi desto:

Preparar io voglio

Quel che piace a Te

Ed ai nostri figli;

Ma oggi ho ambedue

Le mani gonfie e dolenti,

Coi postumi della

Tua barbarie.

Tu da me preteso

Hai troppe cose,

Che nemmen con l’amore

Dare ti potevo;

Invece io, ormai scarlatta

O addirittura viola,

Continuo a sperar

In una Tua carezza!

Pozzuoli, addì 22 novembre 2020.

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