Cultura

“Io, la Campania”, l’autobiografia di una regione ricca di storia: il nuovo libro di Paolo Romano

Napoli, 28 Dicembre – Paolo Romano è docente, giornalista, scrittore. Nel suo libro scritto con maestria di racconto, “dipinge” la Campania in maniera eccellente dandole un’identità magica, persuasiva e affettiva.

Io, la Campania.  L’ autobiografia di una regione ricca di storia.  Una regione che si racconta dalle prime popolazioni ai giorni nostri. Da quanto tempo pensavi di scrivere questo meraviglioso lavoro?

“Conservo un libricino delle mie scuole elementari come una reliquia: è una monografia di pochissime pagine sulla Campania. Sfogliandolo, con gli occhi di un bambino curioso mi innamorai delle cose che vi si raccontavano con le prime fotografie a colori. Come in una sorta di ricerche proustiana, ora ritrovo in esso il fascino che mi procurava già allora una terra unica. Sono poi cresciuto con il mito dei documentari di Folco Quilici “L’Italia dall’alto”. Li rivedevo ripetutamente, notte e giorno, prima sulla Rai, poi attraverso le repliche sulle emittenti private. Più tardi, con il mio lavoro di giornalista, ho avuto la fortuna di farmene inviare copia in dvd da Quilici in persona, durante un nostro incontro. Di quei filmati mi piace tutto: il testo letterario e aulico, firmato da grandi scrittori (che nel caso della Campania era firmato da Michele Prisco), la voce gracchiante del telecronista dell’epoca, le immagini di un territorio ancora aspro e selvaggio. Avendo a riferimento la mia regione e considerando il motto che mi sono prefissato – scrivi i libri che ti piacerebbe leggere – mi sono quindi lanciato nell’ardua impresa di raccontare in prima persona la Campania. Volevo mettere su carta la sua autobiografia, lavorando in particolare sulla bellezza e la ricchezza culturale di una terra incomparabile”.

Cosa ha in più la Campania rispetto alle altre regioni d’Italia?

“Con un gioco di parole, direi che si può essere “campanilistici” senza tema di esagerare, perché questa è davvero una regione unica al mondo, un concentrato di storia, paesaggio, cultura, arte, cibo, tradizioni, clima. L’elenco è lungo. Ma non è sulle cose che già si sanno che mi sono concentrato, quelle semmai le ho approfondite. Mi interessava puntare i riflettori su ciò che ancora non si sa. Il mio lungo lavoro, però, è stato premiato: due edizioni in sette giorni e tanta, tanta curiosità intorno a un libro che si sta diffondendo in un attimo da nord a sud con il semplice passaparola dei lettori, senza sponsor, senza pubblicità editoriali, nessuna presentazione nei network televisivi. Chi lo legge lo consiglia ad altri in una staffetta che mi commuove”.

Una autobiografia che si presenta come un dipinto di una donna bella,  affascinante…

“Per la prima volta, la Campania si racconta come se fosse una figura femminile, in prima persona. Il pretesto narrativo mi consente di darle la conoscenza, senza soluzione di continuità, di tutto l’arco temporale, dalla preistoria ai giorni nostri. Quasi quattrocento pagine di racconto. Non la solita guida, ma il memoir di una regione che è sintesi e icona dell’intero Mezzogiorno d’Italia. Nell’incipit, la Campania dice: “Delle vénti regioni d’Italia sono, forse, la più baciata dalla fortuna. Di molte mie località si dice che Dio, mentre creava il mondo, si sia lasciato andare a un’eccezionale profusione estetica e vi abbia “colato” oltremisura la bellezza con il suo “divino mestolo”. Tanto che mi sorge il superbo sospetto che Dio sia campano…”. Ecco, l’ho immaginata come una Eva campana, una sirena ma contemporanea”.

Leggendo il libro, si evince un pizzico di intelligente ironia. Quanto è importante l’ironia per la conoscenza di questa sirena?

“La Campania è una donna che non si prende troppo sul serio, sa di essere bella ma non ha la cosiddetta “puzza sotto al naso”. È amica di tanta gente, ha conosciuto tanti popoli, è il risultato di un miscuglio di razze e culture. Per questo contraddice un altro stereotipo che non ha motivo di esistere: quello della donna bella, vanesia e sciocca. Non è affatto così: lei è una donna affascinante non solo per il suo “corpo”, fatto di natura antropica, ma soprattutto per la sua cultura che seduce, ciò come nell’etimologia del termine “conduce a sé”.

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