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IL PUNTO – Il perverso rapporto con il prossimo causato dall’utilizzo smodato delle tecnologie digitali: il volto oscuro della generazione Whatsapp e Telegram

Napoli, 25 Settembre – Cari lettori e lettrici, vi propongo alcune righe di riflessione su questo argomento di notevole interesse, soprattutto a beneficio dei vostri figli e figlie (ed anche di Voi adulti e/o anziani). Immaginate una bella giornata di sole…il papà prepara l’automobile e la moglie ed i figli e le figlie salgono a bordo e si parte, felici e spensierati, per la gita fuori porta con pic-nic, per andare ad incontrare e stare insieme con tutto il gruppo familiare.

Ciò certamente accadeva negli anni ’50-60, ma con la comparsa in scena delle tecnologie informatiche di comunicazione video-telefonica di massa tutto ciò è divenuto più facile da attuare oppure si sono allargate le distanze con l’utilizzo di Whatsapp, Telegram e delle videoconferenze on-line (es. su Skype)?

A mio modesto parere e da attento osservatore delle abitudini delle persone (mi capita, infatti, spesso, per l’adempimento delle mansioni forensi e/o burocratiche in generale, di prendere il treno od altri mezzi pubblici), noto che l’aumento dell’utilizzo delle tecnologie  digitali di video-comunicazione di massa risulta essere direttamente (e vergognosamente) proporzionale all’anestetizzarsi della sfera sana emozionale e quindi dell’educazione e dei rapporti interpersonali.

 Detto in altre parole: se si osa chiedere (molto spesso ma non sempre) a chi, in treno e/o sui mezzi pubblici, sta utilizzando (chattando) lo smartphone, una pure semplice informazione, spesso non si riceve alcuna risposta, anzi si mostra un’espressione quasi di rabbia nei confronti di chi ha osato chiedere, con educazione, un semplice ragguaglio.

Stiamo rischiando, soprattutto i giovanissimi ed i giovani adulti, di diventare smartphone-dipendenti senza più fidarci del contatto umano che è basilare per crescere in maniera sana (spiritualmente e culturalmente).

La videocomunicazione telefonico-digitale di massa diventa, così, il modo per nascondere (ma solo apparentemente) le nostre più viscerali  bassezze di animo e per deresponsabilizzarci e renderci insensibili e distanti, senza assumerci il coraggio delle nostre azioni, rispetto al nostro prossimo.

Non è meglio, invece, il quadretto di amore familiare che ho descritto all’inizio magari da condividere , dal vivo, con gli amici e le amiche più care, anziché videochiamarci, di prassi, dagli angoli più remoti del mondo? La risposta viene da sé.

Non ho timore di affermare quanto sin qui scritto, neppure se ciò farà storcere ( e me ne compiaccio), il naso ai colossi della telefonia mobile digitale, in quanto la tecnologia (specialmente quella finalizzata alla videocomunicazione audio e video tra le persone), se non coscientemente gestita da uomini e donne di valore, non serve altro che ad alimentare nevrosi e schizofrenie varie oppure a dar vita a progetti di attacco, per nulla edificanti, alle persone più deboli (pensiamo agli haters che in Rete bersagliano, ignobilmente, ogni vittima innocente(minorenne, maggiorenne, giovane adulta od adulta) del perverso vivere o della corruzione altrui).

Non siamo nati cibernetici e non dobbiamo identificarci con le tecnologie di comunicazione di massa (neanche quelle audio/video telefoniche digitali), perché ciò che conta è guardare, con serenità l’altro negli occhi e costruire ponti di comunicazione e condivisione, fondati sui valori cristiani e non sull’attuazione di azioni bestiali.

Ogni rapporto umano tra persone non fondato sulla Roccia (Gesù Cristo) frana rovinosamente! Non facciamoci mai venire in mente di regalare uno smartphone a chi ha meno di 21 anni, in quanto  costui o costei non ha la maturità per saperlo utilizzare e gestire.    

Vogliamo essere e vivere da uomini e donne con la lettera maiuscola nei confronti del nostro prossimo oppure vogliamo accontentarci di un’esistenza mediocre da  umanoidi telecomandati a distanza ed indottrinati dei disvalori del mercato del mondo gestito dalle eminenze grigie portatrici di intenti perversi?

Rigettiamo, perciò, le diaboliche costumanze e riscopriamo (usando, moderatamente, gli smartphones per darci appuntamento), il piacere di reincontrarci e di condividere tutto, cristianamente ed in prima persona, non ovviando mai di adempiere i nostri doversi nei confronti di Dio, della Patria e della Famiglia (e quindi del nostro prossimo). Che si chieda di riaprire gli oratori in ogni Diocesi, centri di sacrosanta vita socio-cristiana (cattolica) per antonomasia.

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